14 Gennaio 2018, 16:28
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PALERMO – Ricorso inammissibile, la condanna diventa definitiva. Otto mesi di carcere per avere falsificato un verbale sono stati inflitti al vigile urbano Giovanni Ferina. Lo ha deciso la Cassazione. Confermate anche le attenuanti generiche, la sospensione della pena e la non menzione nel casellario giudiziale.
La storia inizia con il più classico dei battibecchi fra automobilista e vigile urbano. Nel 2012 Ferina è in servizio in viale delle Alpi. Ci sono diverse auto parcheggiate male. Una di queste è di proprietà di Claudio Bajardi. Avvertito dal portiere l’uomo scende e chiede al vigile se ha già elevato la multa. “Non ancora”, avrebbe risposto il poliziotto municipale. L’automobilista si affretta a parcheggiare la macchina altrove. Torna a casa convinto di essersi risparmiato una doppia multa per avere lasciato l’auto in divieto di sosta ed in prossimità di una curva.
Ed invece, pochi mesi dopo, riceve la multa per posta. Solo che l’infrazione è diventata la sosta in doppia doppia fila. Non si parla più, dunque, di parcheggio vietato e in prossimità di una curva. Bajardi non ci sta. La sua auto non era in doppia fila. Si rivolge prima al giudice di pace e poi scrive al Comando della polizia municipale chiedendo spiegazioni. Non riceve risposta e allora decide di querelare per falso il vigile urbano. Da qui la condanna dell’imputato che dovrà pure pagare le spese legali alla parte civile assistita dall’avvocato Fabrizio Bellavista.
Di avviso opposto l’imputato, secondo cui le cose sarebbero andate in maniera diversa. Bajardo avrebbe fatto in tempo ad evitare la multa. Solo che avrebbe spostato la macchina parcheggiandola, stavolta in doppia fila, sul lato opposto rispetto alla portineria dove avvenne la discussione con il vigile. Tra il primo e il secondo episodio ci sarebbe pure un’ora di differenza.
“A Ferina viene contestato un falso illogico – spiegò il suo legale, l’avvocato Vincenzo Lo Re -. Se davvero Ferina avesse voluto agire al solo inspiegabile scopo di recare a Bajardi uno sfregio, di certo non lo avrebbe sanzionato per sosta in doppia fila, ma per sosta in zona vietata ed in prossimità di una curva che, sulla base delle norme del codice della strada, è infrazione punita ancor più gravemente della prima”.
“La Cassazione ha cristallizzato quanto ampiamente motivato dal giudice di merito di Palermo – spiega ora l’avvocato di parte civile, Fabrizio Bellavista -. La contravvenzione indicava dei dati falsi e non si poteva consentire che ad un ispettore dei vigili urbani fosse consentito alterare la realtà dei fatti. Non fa mai piacere perseguire un appartenente a una forza di polizia fino a giungere ad una sentenza di condanna e certamente questa sentenza non vanifica il quotidiano lavoro dei vigili urbani che operano correttamente. Credo – conclude – che proprio non perseguire la condotta alla fine condannata avrebbe costituito una macchia anche per i colleghi”.
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14 Gennaio 2018, 16:28