La donna, gli abusi, le lacrime: "Salvatemi dall'orrore"

La donna, gli abusi, le lacrime in aula: “Salvatemi dall’orrore”

Le botte davanti ai figli e le costrizioni al lavoro durante la gravidanza

PALERMO – ll marito e imputato ha preso la parola in aula, tentando di sminuire l’accusa. Si è detto pronto ad accogliere in casa la moglie. La donna non ha indietreggiato di un millimetro e, in lacrime, ha raccontato l’inferno in cui era piombata. Ha chiesto di essere salvata, di non tornare più nella casa dell’orrore.

Il giudice per l’udienza preliminare Nicola Aiello ha rinviato a giudizio l’uomo per violenza sessuale e maltrattamenti.

È una storia terribile quella che si è consumata per anni in un paese della provincia di Palermo. Qui vivevano un italiano e una donna tunisina, assieme ai figli. Ad un certo punto la relazione è sfociata in un rapporto di sopraffazione.

La donna sarebbe stata picchiata, offesa, umiliata, costretta a subire violenze sessuali. Il marito la chiudeva in casa, le vietava di frequentare un corso di italiano e la obbligava a botte a spaccarsi la schiena in campagna. Una vita devastata, la sua.

La nascita dei figli non ha cambiato le cose. Anzi, è accaduto che l’uomo la malmenasse anche mentre era incinta. Sono state le ultime violenze subite sotto gli occhi dei figli a farle trovare il coraggio di denunciare.

Stamani la drammatica udienza. I pubblici ministeri Carmela Romano e Ludovica D’Alessio hanno chiesto che la vittima venga ospitata in una comunità. L’hanno dovuta proteggere dal marito che voleva riportarla ancora una volta con la forza a casa.


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