Vitalizi, Statuto, navigator, conti | Sicilia-Stato, la danza elettorale

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28 Febbraio 2019, 06:00

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PALERMO – Mai come in questi giorni “autonomia” fa rima con “elezioni”. Mai come oggi le competenze della Regione e dello Stato, i progetti dell’una e dell’altro, potrebbero tradursi in voti, in consenso, in vista delle prossime Europee. La “mossa” dei vitalizi è solo una delle fasi della danza elettorale tra la Sicilia e il governo centrale. Un balletto fatto di passi in avanti e passi indietro, tutto ritmo e strategia, per non “pagare” al prossimo e giro, e possibilmente guadagnarci.

Tagli dei vitalizi? No, anzi forse

E così, ecco che il governo Musumeci culla per un po’ l’idea di impugnare la legge che penalizza economicamente le Regioni che non aboliscono le pensioni dei politici, bandiera del Movimento cinque stelle guidati da Luigi Di Maio. Poi ci ripensa passando la bollentissima patata all’Ars. E scatenando le ire dell’opposizione. “Vergogna”, grida il Dem Cracolici secondo cui il “passo indietro” altro non sarebbe che un modo per lisciare il pelo al governo nazionale che dovrà dare il via alla “spalmatura” di quasi 600 milioni di euro di disavanzo in trent’anni: la mossa che eviterebbe i sanguinosi tagli della Finanziaria. Messi sulla bilancia insieme ai 70 milioni che il governo nazionale “taglierebbe” alla Sicilia nel caso di mancata abolizione dei vitalizi.

Evitare i tagli a migliaia di persone

Ma ecco che proprio l’intrecciarsi delle due vicende presenta il volto “elettorale” della questione. Perché la scelta del governo Musumeci e dell’Ars di mettere quei soldi “in freezer” dicendo di fatto ai siciliani “potremo scongelarli solo se il governo Conte ci dà il suo via libera”, mette grillini e leghisti in una posizione non comodissima. Rifiutare quella spalmatura, infatti, regalerà ai politici siculi – di centrodestra, ma anche di centrosinistra – l’opportunità di dire: “Vedete? Il governo cattivo di Roma vi vuole affamare. Vuole che tagliamo i contributi a voi destinati”. Uno scenario che potenzialmente potrebbe riversarsi sulle urne nelle prossime elezioni. Se invece il governo nazionale aprirà alla “spalmatura”, potrà dire sì di avere “salvato” i siciliani di oggi – consentendo al governo Musumeci di indebitare ulteriormente quelli di domani – ma in qualche modo consentirà al governo siciliano e ai partiti di centrodestra con i quali si è in aperto scontro (leggi Forza Italia) la possibilità di dire: “Avevamo ragione noi, abbiamo trovato in Finanziaria il modo di salvare i vostri soldi”. E così, ognuno potrebbe raccontarla come vuole. E lo farà. Anche perché a “ballare” sono gli stipendi di migliaia di persone, considerate tutte le categorie coinvolte dai tagli. Un bel tesoretto potenziale di voti. E non è l’unico.

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Reddito, navigator e assunzioni

Perché ovviamente avrà un impatto fortissimo sulle prossime elezioni l’arrivo del “reddito di cittadinanza”, anche in questo caso, così come per i vitalizi, una questione cruciale in vista della prossima campagna elettorale dei Cinquestelle. Intanto, al di là dell’effettiva erogazione del sussidio, a far discutere sarà (anzi, è già) la questione dei cosiddetti “navigator”. Alla Sicilia dovrebbero toccarne circa 600. Ma chi li assumerà? Chi potrà intestarsi il merito di aver dato a queste persone, sotto elezioni, un nuovo lavoro? In Conferenza delle Regioni pochi giorni fa si è fatta strada l’idea di delegare alle Regioni il compito di selezionare e assumere. La Sicilia, del resto, ha competenze esclusive in tema di politiche del lavoro. Ma nell’Isola la storia si complica ulteriormente per la presenza di un bacino di lavoratori che aspirano a ricoprire il ruolo di navigator: sono gli ex lavoratori di quelli che erano una volta gli sportelli multifunzionali. Potranno essere assunti questi lavoratori, che avrebbero avuto in questo senso rassicurazioni da Roma, o si aprirà a nuove risorse? In questo caso, nella danza tra Regione e Stato, in fondo, sotto elezioni si potranno dividere i meriti: al governo centrale quello di aver fatto arrivare a un po’ di siciliani le card con i 780 euro, al governo regionale e all’Ars (c’è già una risoluzione in questo senso della Commissione lavoro presieduta da Luca Sammartino) quello di avere impiegato o re-impiegato i nuovi navigator. Qualche altro migliaio di voti, insomma, tra “addetti” e congiunti.

La legge “salva-Province” 

Nel frattempo, ecco montare anche in queste ore una questione non certamente nuova, ma che si muove anch’essa sul filo dei rapporti tra Regione e Stato. In mezzo, stavolta, ecco le povere Province che hanno perso negli anni il nome, i soldi e anche dei rappresentanti eletti dal popolo. Buttate nello sgabuzzino istituzionale a causa di una legge annunciata in tv e fatta coi piedi dal governo Crocetta, oggi ecco che l’ultima speranza è Roma. C’è anche una norma, messa a punto dal deputato messinese di Forza Italia Nino Germanà che ha un obiettivo chiaro: chiedere allo Stato di sospendere il “prelievo forzoso” e assai pesante per tre anni. La palla passa così ai gialloverdi di Roma: volete o non volete salvare le Province e i loro lavoratori? Anche qui, la risposta arriverà sotto elezioni. Mentre sullo sfondo è ancora aperto il tema generale del “regionalismo differenziato” a cui la Sicilia ha risposto con un documento sottoscritto da tutti i partiti dell’Ars: non è un “no” alla maggiore autonomia al Nord, ma una richiesta di “compensare” in quel caso Regioni come la Sicilia dove alcuni articoli dello Statuto (quelli relativi soprattutto agli introiti delle tasse per le aziende che producono nell’Isola) sono rimasti a lungo lettera morta. E così anche il Triscele e i mai sopiti aneliti autonomisti entreranno nel calderone bollente della campagna elettorale. Conti e vitalizi, reddito di cittadinanza e autonomia. Una danza tra Sicilia e Stato che si tradurrà in un bel po’ di voti. O di qua, o di là.

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28 Febbraio 2019, 06:00

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