CATANIA. La sparatoria dello scorso 8 agosto ci ha fatto ripiombare negli anni 90, quando la guerra di mafia incombeva e le strade di Catania si erano trasformate in zone di trincea. Con cadaveri sull’asfalto ogni giorno e i colpi di pistola erano diventati quasi uno dei rumori del sottofondo urbano.
L’inchiesta Thor
Una pagina macchiata di sangue che il 12 ottobre sarà rivissuta in una delle aule del Palazzo di Giustizia di Catania, quando la gup Maria Ivana Cardillo inizierà l’appello degli imputati che rischiano il processo per la pesante accusa di omicidio. È stata infatti fissata per quella data l’udienza preliminare del processo scaturito dall’inchiesta Thor che prima del lockdown ha fatto luce su 25 omicidi di mafia commessi tra il 1989 e il 2007.
Tredici anni fa la cupola della famiglia catanese di Cosa nostra ha firmato la condanna a morte di Angelo Santapaola, cugino del padrino Nitto, e del suo fidato guardaspalle Nicola Sedici. Non è servito neanche il cognome a salvargli la vita.
Le rivelazioni di Martiddina
Vendette, regolamenti di conti, punizioni, torture ed epurazioni interne. Un lungo elenco di omicidi che per decenni sono rimasti irrisolti, ma che grazie agli input investigativi forniti dalle dichiarazioni dell’ex uomo d’onore Francesco Squillaci, detto Martiddina, sono stati risolti. Ora il quadro accusatorio dovrà superere il vaglio dei giudici nei tre gradi di giudizio.
Gli imputati-pentiti
Il sostituto procuratore della Dda Rocco Liguori ha chiesto il rinvio a giudizio per i più famigerati killer della famiglia Santapaola-Ercolano. Alcuni di loro sono passati dall’altra parte della barricata, come Maurizio Avola, l’assassinio dagli occhi di ghiaccio. Ma tra i collaboratori-imputati ci sono anche l’ex reggente del clan Santo La Causa, il boss di Monte Po Natale Di Raimondo e Umberto Di Fazio, che per anni ha rivestito un ruolo di primo piano nell’organigramma della famiglia mafiosa.
Alla sbarra i boss di sangue blu
Dovrà affrontare il processo anche il primogenito di Nitto Santapaola, Vincenzo e anche il nipote Enzo, figlio del fratello Turi. E nella lista degli imputati c’è anche il boss di razza Aldo Ercolano, assassino del giornalista Pippo Fava. Davanti al gup si dovranno presentare anche i fratelli Marcello e Orazio Magrì, il boss Aurelio Quattroluni, i patriarca dei Martiddina Giuseppe Squillaci con il figlio Nicolò. Questi ultimi sono rispettivamente padre e fratello del pentito Francesco Squillaci.
Tutti i nomi
I nomi degli imputati. Alfio Adornetto, Maurizio Avola (collaboratore), Santo Battaglia, Filippo Branciforte, Enrico Caruso, Giovanni Cavallaro, Giuseppe Cocuzza, Nunzio Cocuzza, Orazio Benedetto Cocimano, Umberto Di Fazio (collaboratore), Francesco Di Grazia, Natale Di Raimondo (collaboratore), Aldo Ercolano (classe ’60), Salvatore Natale Fascetto, Ivan Natale Filloramo, Santo La Causa (collaboratore), Ferdinando Maccarrone (collaboratore), Francesco Maccarrone, Marcello Magrì, Orazio Magrì, Sebastiano Nardo, Natale Cesare Patti, Aurelio Quattroluni, Giuseppe Raffa (collaboratore), Vincenzo Santapaola (figlio di Salvatore), Vincenzo Santapaola (figlio di Nitto), Giuseppe Squillaci, Nicolò Squillaci, Nunzio Zuccaro,
L’omicidio di un Santapaola
Santo La Causa, Vincenzo Santapaola, Orazio Magrì e Natale Filloramo sono accusati del duplice omicidio di Angelo Santapaola e Nicola Sedici. Crivellati di colpi in una campagna del calatino, poi sono stati spostati e bruciati. Grazie alle fedi i loro corpi furono stati riconosciuti. Un delitto per cui è stato già condannato all’ergastolo (sentenza definitiva) Enzo Aiello. A sparare secondo gli inquirenti è stato Magrì, su ordine di Vincenzo Santapaola (figlio di Nitto). A portarli all’appuntamento con la morte sarebbe stato Natale Filloramo.
La lunga scia di sangue
Lello Quattroluni, Francesco Di Grazia e il pentito Umberto Di Fazio sono accusati dell’omicidio di Roberto Pistone, ucciso a Catania l’8 maggio 1992. Ancora Di Fazio, insieme a Salvatore Fascetto, Francesco Maccarrone e Filippo Branciforte sono indicati come gli autori del delitto di Santo Nunzio Tomaselli, freddato il 2 marzo 1992. Natale Di Raimondo, Aurelio Quattroluni, Francesco Maccarrone, Filippo Branciforte e Di Fazio avrebbero ammazzato, il 12 febbraio 1992, Sebastiano Villa.
Giuseppe Squillaci, Francesco e Ferdinando Maccarrone sono indagati per il delitto di Carmelo Bonanno avvenuto il 30 dicembre 1991. Maurizio Avola, Giuseppe Squillaci e Santo Battaglia sarebbero i killer di Rosario La Spina, strangolato e ucciso a Belpasso il 23 giugno 1992. Francesco Di Grazia è il nome che mancava per l’omicidio di Francesco Lo Moro consumatosi a Valcorrente il 7 giugno 1994.
Ferdinando Maccarrone, Nunzio Cocuzza e Nunzio Zuccaro devono rispondere dell’assassinio di Angelo Bertolo, freddato il primo luglio 1994. Marcello Magrì avrebbe sparato e ucciso Antonio Maugeri il 10 settembre 1996 a Belpasso. Giuseppe Squillaci, Francesco Maccarrone, Nunzio Cocuzza e Sebastiano Nardo avrebbero partecipato alla strage di Lentini del 10 aprile 1991, dove morirono Carino Catalano, Salvatore Motta e Salvatore Sambasile.
Natale Di Raimondo, Aldo Ercolano, Giuseppe Squillaci, Francesco Di Grazia, Enrico Caruso e Francesco Maccarrone avrebbero ucciso Nicola Cirincione a Camporotondo Etneo il 4 ottobre 1990. Di Grazia e Di Raimondo avrebbero torturato e soffocato Salvatore Montauro a Valcorrente il 10 luglio 1991.
Giuseppe Squillaci e Francesco Maccarrone avrebbero crivellato di colpi Antonino Paratore il 24 maggio 1991. Giuseppe Cocuzza e Cesare Patti avrebbero sparato uccidendolo Giovanni Tomaselli il 24 maggio 1995. Giovanni Cavallaro, Marcello Magrì e Filippo Branciforte avrebbero ammazzato Agatino Zammataro il 20 novembre 1996.
Branciforte e Fascetto sono accusati del duplice omicidio di Gabriele Cirimbolo Prestifilippo e Salvatore Calabrese commesso il 3 dicembre 1992. Vincenzo Santapaola e Benedetto Cocimano sono accusati dell’omicidio di Vito Bonanno commesso il 19 ottobre 1995.
Giuseppe Raffa, Nicolò Squillaci e Francesco Maccarrone sono i nomi coinvolti nel delitto di Pietro Grasso, avvenuto a Piano Tavola il 22 luglio 1989. Alfio Adornetto dovrà rispondere dell’inquietante omicidio del giovane innocente Giuseppe La Torre, seviziato e ucciso barbaramente, in contrada Campanarazzu a Misterbianco il 16 febbraio 1992.
Natale Di Raimondo, Lello Quattroluni, Francesco Di Grazia sarebbero i sicari di Luigi Abate, eliminato il 2 gennaio 1992. Di Raimondo, Ercolano e Di Grazia avrebbero strangolato Antonio Furnò a Valcorrente il 13 settembre 1990. Aldo Ercolano è ritenuto una delle mani che si è macchiata del sangue di Domenico La Rosa, ammazzato il 24 settembre 1992.
Natale Di Raimondo, Umberto Di Fazio e Aldo Ercolano avrebbero ucciso Maurizio Colombrita il 28 gennaio 1991. Giuseppe Raffa, infine, avrebbe freddato insieme ad altri killer Filippo Fiorito. Era la calda estate del 1989. Precisamente l’11 agosto.