CATANIA – L’opzione cromatica in vigore da domani nell’isola è arancione. Una tinta che mette la Regione Siciliana in uno scenario di (quasi) lockdown. Le regole del Dpcm “a fasce” ha lo scopo di fermare l’escalation di contagi e abbassare il tasso di trasmissibilità (Rt). E di conseguenza dare ossigeno al sistema sanitario-ospedaliero. La scelta del Governo Conte ha scatenato le ire del governatore Nello Musumeci. Ma dall’opposizione sono arrivate le accuse di ‘incapacità” da parte della giunta regionale.
Il potenziamento dei posti letto
Ma mettendo da parte la bagarre politica, la situazione dei ricoveri a Catania è al limite del collasso. Ieri è stato presentato il piano di incremento dei posti letto Covid elaborato dall’assessorato regionale e condiviso con gli esperti del Comitato tecnico scientifico che prevede ( in totale) un aumento di 105 posti di terapia intensiva, 595 di Malattie Infettive e 120 di bassa complessità.
Due scadenze
Il potenziamento avverrà in due scaglioni temporali: il primo entro il 15 novembre e il secondo entro il 30. Nel piano sono state coinvolte strutture pubbliche e anche private, quest’ultime dovranno garantire anche l’assistenza per la bassa complessità. Quindi i pazienti positivi che presentano un quadro clinico che non necessita di cure ospedaliere.
La mappa, ospedale per ospedale
Ma andiamo al dettaglio, ospedale per ospedale. Il San Marco è indicato come Covid Hub della Sicilia Orientale. Per il nosocomio di Librino è previsto l’aumento di 28 posti in più di terapia intensiva già entro metà mese, 100 i letti di Malattie Infettive al 15 novembre, che al 30 diventeranno 150.
Al Garibaldi Centro i posti in terapia intensiva in aumento saranno in totale 20, 60 invece quelli di terapia intensiva. Al plesso di Nesima, il piano prevede un potenziamento di 40 posti di ricovero ordinario.
Al Cannizzaro di Catania, entro il 15 novembre, la terapia intensiva sarà implementata con 7 posti, le Malattie Infettive con 40 posti. A fine mese diventeranno rispettivamente 9 e 90.
Al Policlinico saranno creati 14 posti in più in terapia intensiva già alla prima scadenza.
A Biancavilla, il piano prevede 8 nuovi letti in terapia intensiva e 24 (che diventeranno 40 a fine novembre) in Malattie Infettive.
Il Santa Marta di Acireale (il tanto dibattuto covid hospital) prevede un’implementazione in intensiva di 8 posti al 15 novembre e di 14 al 30, mentre in malattie infettive il primo incremento sarà di 60 posti, con un totale di 90 a fine mese.
Nelle strutture private, è previsto un unico scaglione temporale a fine mese per le terapie con un potenziamento di 12 unità di ricovero. Per le Malattie Infettive, invece, è programmata la creazione di 50 posti al primo step, per un totale finale di 125 posti.
L’assistenza Covid per i casi di bassa complessità saranno così ripartiti: potenzialmente di 40 posti nella Rsa La Madoninna e di 20 nella Rsa di Grammichele. Nei Covid Hotel l’incremento sarà di 40 unità al 15 novembre, che diventeranno 60 a fine mese.
L’analisi degli esperti
La rimodulazione della rete ospedaliera Covid nella Regione Siciliana si basa su alcuni criteri scientifici che sono stati analiticamente studiati e messi nero su bianco in una dettagliata relazione messa sul tavolo dell’assessore Ruggero Razza.
“Tali aziende e presidi ospedalieri dovrebbero – si legge nel documento – essere omogeneamente distribuiti sul territorio, garantendo un adeguato numero di posti letto in tutte le aree di degenza e al rispetto delle migliori e più sicure condizioni di trasportabilità (15 minuti da terapie covid)”.
Inoltre gli esperti scrivono che “precipuo scopo dell’individuazione di Ospedali Covid è di aggregare e accorpare le sezioni di degenza di ogni intensità di cura destinate ai pazienti positivi con personale ad esso in via esclusiva dedicato e all’interno di percorsi separati per contenere al massimo la possibilità di contagio in ambiente ospedaliero per pazienti e personale”.
La sanità non-Covid
In questa analisi, inoltre, si pensa anche a tutta la sanità extra Covid. “Tale modello è finalizzato a permettere alle strutture individuate come destinate alle gestione dei pazienti non-Covid di erogare una adeguata e necessaria offerta sanitaria che, a meno del precipitare della condizione epidemiologica, dovrebbe essere, anche durante tutta la fase epidemica, sempre garantita in regime di sicurezza per pazienti e operatori sanitari”.