CATANIA – “Ci vacciniamo abitualmente per l’influenza, potremmo essere costretti a farlo anche per il covid, ogni anno”. Incubo varianti sulla nuova fase della pandemia, c’è il rischio che la corsa ai vaccini si debba ripetere annualmente. Filippo Drago, professore ordinario di Farmacologia, analizza ogni particolare, in vista di un confronto, con altri esperti di rilievo internazionale, in programma il 26 febbraio a Catania.
Coronavirus, che idea si è fatto di questa fase?
“Un’idea non ancora illuminata da certezze ottimistiche, sono certezze relativamente pessimistiche.
Stiamo purtroppo subendo l’impatto delle varianti, che ci obbligano a far presto con i vaccini”.
Cos’è cambiato con l’arrivo delle varianti?
“Soprattutto con quella inglese, la diffusione del contagio è molto più rapida. Quindi il rischio è che ci siano più malati e anche più morti. Non è come è stato detto più volti una variante più letale, ma più contagiosa. L’effetto immediato è che il fatidico 70% di vaccinazione che dovevamo raggiungere non è più sufficiente, serve l’85% della popolazione per avere la certezza che il contagio non si diffonda più”.
Qual è l’alternativa?
“Serve una vaccinazione di massa rapida e ampia. C’è un problema politico, siamo andati molto a rilento”.
Che ne pensa del sistema inglese di vaccinazione?
“Lì sono riusciti a ridurre in maniera significativa i contagi e i morti e la prossima settimana Boris Johnson riaprirà, gradualmente, gli esercizi commerciali. Non dobbiamo focalizzarci sul vaccino completo, ma almeno su una dose, su molte persone. In Inghilterra stanno utilizzando un vaccino che prevede la seconda dose in tempi non brevi, è quello di Astrazeneca”.
Non sappiamo se tra un anno saremo punto e a capo?
“È possibile, ci vacciniamo già ogni anno per l’influenza, non è un problema, ci dobbiamo aspettare qualcosa del genere, non è un grosso ostacolo”.
A che punto è la terapia anticovid?
“Al di là dei vaccini che sono collegati alle multinazionali, ogni medico dice quello che pensa sia meglio. I farmaci registrati sono il rendesivir, che ha dimostrato scarsissima efficacia, il betametasone, che ha avuto un riconoscimento europeo, poi ci sono gli anticorpi monoclonali, ma Aifa si è impegnata a importarli e somministrarli a domicilio, chi lo debba fare non è chiaro, si tratta di somministrazioni per via infusionale. Accanto a questi ci sono tutta una serie di farmaci”.
Partiamo dal cortisone
“Il besametasone, da non usare nelle fasi precoci della malattia, è noto che facilitano le infezioni virali, va usato solo nella fase avanzata. Quando si inizia ad avere una sintomatologia di un certo rilievo il paziente deve tenere sotto controllo la febbre con antidolorifici, fino a quando può essere curato a casa. L’ossigenoterapia è fondamentale, le pratiche della medicina intensiva sono molto utili”.
L’eparina a basso peso molecolare?
“Sì, l’enoxaparina, è utile per proteggere gli endoteli, anche quelli polmonorari ed evitare la formazione di trombi. Abbiamo visto che il problema che provoca la morte di questi soggetti è molto spesso una trombosi polmonare. Poi c’è il tocilizumab, usato a fiumi nel primo semestre, ma che non ha dato alcun esito.
Adesso c’è uno studio su anachinra, un antinfiammatorio, antirleuchina 1 e ha evidenza, ci sono pubblicazioni che dimostrano una efficacia significativa. Sto cercando di ottenerne l’autorizzazione in Aifa per i pazienti in fase pre ricovero in medicina intensiva, per evitare la tempesta citochinica. L’obiettivo è sempre quello, si sperava di farlo col tocilizumab”.
Quali saranno le prossime mosse?
“Stiamo organizzando, per venerdì 26, una conferenza sulle sfide regolatorie innescate dalla pandemia. Queste sfide ci porteranno a rivedere le procedure di registrazione dei farmaci. Bisogna adeguarsi alla situazione di emergenza, rivedere le modalità con cui i farmaci vengono approvati e rimborsati.
C’è una proposta che vorrei sostenere, utilizzare gli studi del mondo reale, dove certi farmaci vengono usati, si possono usare quei dati per approvare quei farmaci nel nostro Paese. I dati di real word vengono utilizzati in altri Paesi ma non in Italia. È una cosa importante che ci può consentire di disporre di farmaci immediatamente”.
La politica?
“Questo Governo si è proposto un obiettivo importante, fare bene con le vaccinazioni. I risultati sono molto modesti, riferiti al governo che lo ha preceduto. In Inghilterra un terzo della popolazione è stato vaccinato. Bisogna cercare di vaccinare più persone possibile”.