La scomparsa di Salvatore Colletta e Mariano Farina: nuove indagini

Scomparsa di Salvatore Colletta e Mariano Farina, nuove indagini

Era il 31 marzo 1992 a Casteldaccia. Avevano 12 e 15 anni. Inchiesta prorogata

PALERMO – Il mistero resta fitto e i pubblici ministeri hanno chiesto un’ulteriore proroga per tentare di scoprire la verità sulla sorte di Salvatore Colletta e Mariano Farina. I due ragazzini scomparvero nel nulla il 31 marzo 1992 a Casteldaccia. Avevano 12 e 15 anni. Da allora il dolore dei familiari si è fatto eterno.

Lo scorso settembre il giudice per le indagini preliminari aveva accolto l’opposizione alla richiesta di archiviazione da parte della famiglia Colletta, assistita dall’avvocato Bonaventura Zizzo. Di recente anche i Farina, che ormai da anni si sono trasferiti all’estero, hanno nominato due difensori del Foro di Roma, gli avvocati Roberta Gentileschi e Laura Genovesi.

Il Gip ha ordinato nuove indagini. A cominciare da un giro di interrogatori di vecchi collaboratori, come Nino Giuffrè, e altri più recenti, come Francesco Colletti di Villabate e Filippo Bisconti di Belmonte Mezzagno. Dai pentiti non sarebbero arrivate rivelazioni utili, ma si continua a indagare. I pubblici ministeri Francesca Mazzocco e Gaspare Spedale devono completare gli accertamenti. Da qui la nuova proroga.

Il primo a parlare dei due ragazzini, subito dopo la scomparsa, fu Salvatore Augello, legato agli ambienti criminali della Guadagna. Disse che in alcune ville di Casteldaccia abitate dai mafiosi, all’inizio degli anni Novanta, si svolgevano summit alla presenza di Bernardo Provenzano.

Sono le stesse ville davanti a cui sono stati visti per l’ultima volta Salvatore Colletta e Mariano Farina. E dunque prese corpo la pista della punizione per avere visto qualcosa che non avrebbero dovuto vedere, magari mentre tentavano di rubare qualcosa per gioco.

Era una voce che circolava con insistenza negli ambienti di Cosa Nostra. Nelle ville sul lungomare di Casteldaccia, abitate da boss del calibro di Masino Spadaro, Michele Greco e Filippo Marchese, Provenzano radunava i capimafia per stabilire le strategie. L’incarico delle convocazioni era affidato al suo braccio destro, Ciccio Pastoia, boss di Belmonte Mezzagno morto suicida in carcere.

Poi saltò fuori, nel 2013, l’ex moglie di un personaggio contiguo alla mafia bagherese e impegnato nei traffici di droga, la quale disse che il marito, nel 1992, ricevette una misteriosa telefonata notturna. Era stato incaricato di seppellire due corpi. La donna indicò pure il punto dove sarebbero stati seppelliti. Lungo il muro di cinta di una strada a Bagheria i carabinieri trovarono un’intercapedine, ma dei ragazzi nessuna traccia. Resta da capire perché la donna si inventò una storia simile, forse per risentimento personale nei confronti del marito.

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Infine il pentito di Bagheria Benito Morsicato, più di recente, disse di avere saputo da uno dei ragazzi presenti che cosa era accaduto il giorno della sparizione. Anche questa ipotesi non approdò a nulla. Non solo non furono trovati riscontri, ma lo stesso Morsicato disse poi di non essere affatto sicuro del suo racconto.

Di Salvatore e Mariano si sono perse ventinove anni fa. Quel giorno erano andati in spiaggia con degli amici. Avevano anche acquistato biscotti e succhi di frutta. Le due famiglie, totalmente estranee agli ambienti mafiosi, hanno lanciato appelli per trovare eventuali testimoni, ma anche verso gli stessi ragazzi. Mariano avrebbe raccontato qualche giorno prima di scomparire che avrebbe andare via per girare il mondo.


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