PALERMO- Il pronto soccorso Covid dell’ospedale ‘Cervello’ di Palermo sorride. I flussi diminuiscono in modo significativo. Ci sono circa quindici ingressi al giorno, un numero lontano dai giorni difficili del contagio. Comincia ad arrivare qualche vaccinato in più: sono quasi tutte persone anziane e pluripatologiche, come una signora di novantasei anni che è stata curata in questi giorni, c’è pure un sessantenne con problemi pregressi di salute. Siamo ancora in una percentuale considerata normale tra quelli che non rispondono alla somministrazione e qualche immunizzazione che comincia a traballare dopo otto-nove mesi in soggetti di una certa età e fragili. Oltretutto è un dato matematico: più aumentano i vaccinati, più aumenteranno i vaccinati che finiscono in un reparto Covid, per mille motivi.
Il messaggio che viene dagli ospedali è di fiducia nel vaccino, basata sull’esperienza. Il calo degli ingressi nell’area d’emergenza è un dato. Si punta sulla terza dose per evitare che si verifichi una situazione ‘israeliana’, con il massiccio ingresso in ospedale anche di vaccinati da lungo tempo. La situazione delle terapie intensive conferma che i non vaccinati sono la stragrande maggioranza di casi gravi.
E che negli ospedali ci siano motivi per sorridere un po’ lo dice pure uno sguardo panoramico sui pazienti registrati al pronto soccorso dell’ospedale ‘Cervello’. Alle nove del mattino sono cinque con un indice di sovraffollamento del 25 per cento. Percentuali importanti, confermate nelle ore successive, molto lontane dalle folle dei giorni più caldi. Un concreto segno di speranza.