In casa Mpa tira una brutta aria. Il partito autonomista, infatti, nonostante l’ottimo risultato delle ultime comunali di Palermo dove ha superato il 7 per cento, eguagliando il Pd e posizionandosi a un soffio dal Pdl, vive momenti di grande tensione.
L’annuncio delle dimissioni del governatore siciliano, che vive una situazione giudiziaria assai delicata, non fa dormire sonni tranquilli ai tanti che in questi anni si sono avvicinati a Lombardo all’apice del suo splendore e che adesso temono che una sua uscita di scena segni la fine definitiva del partito. Una prospettiva tutt’altro che remota, come dimostrato dal progetto del Nuovo polo che però al momento rappresenta una scommessa senza alcuna garanzia di successo.
E così è partita una campagna di riposizionamento anche in vista delle prossime elezioni. Francesco Musotto ha già lasciato il partito e gli uomini forte dell’Mpa a Palermo restano Mario Parlavecchio, deputato regionale, e Sandro Oliveri, deputato nazionale. Due che non hanno sfoderato ottime performance alle ultime comunali. Il candidato del primo, Agostino Genova, non è andato oltre i 500 voti e quello del secondo, Pietro Garonna, è rimasto sotto quota mille e quindi fuori da Sala delle Lapidi. In molti quindi stanno pensando a occupare spazi lasciati liberi, ma temono la candidatura, in un’eventuale lista unica, di pezzi da novanta del calibro di Giovanni Greco e Riccardo Savona.
E che la situazione non sia delle più tranquille lo dimostra anche quanto sta succedendo nel gruppo consiliare Mpa alla Provincia di Palermo. Venerdì scorso si sono dimessi il capogruppo, Francesco Miceli, e il suo vice, Giovanni Salerno. Ufficialmente, la decisione sarebbe scaturita dall’ingresso di Carmelo Militello, che subentra ad Andrea Galbo, eletto sindaco di Caccamo, e dalla prossima uscita di Giovanni Geloso, eletto al consiglio comunale. “E’ una decisione che ritengo opportuna – dice Miceli – visto che si sta ridefinendo il gruppo. So anche che qualcuno vorrebbe respingere le mie dimissioni, valuteremo insieme cosa fare”. E fra questi ci sarebbe Fabio Ferranti: “Siamo un buon gruppo, compatto, sono tutte voci”.
Ma i rumors raccontano di una spaccatura interna al gruppo fra chi è rimasto fedele al governatore e chi, invece, pensa già al dopo e ha per questo chiesto una ridefinizione degli incarichi. E la prova starebbe nel fatto che ieri tutti e sei avrebbero disertato una riunione di partito convocata dal governatore in persona con tutti gli amministratori della città. Anche se tutti assicurano che avevano impegni personali precedentemente concordati.
“Diciamo che stiamo vivendo un momento di vivace dibattito – dice il consigliere Vincenzo Briganò – ma non c’è alcuna incrinatura col governatore. Però abbiamo bisogno di un chiarimento politico e di essere ascoltati quando si fanno le scelte nel partito”.
Secondo alcuni, inoltre, lo spettro di una scesa in campo alle regionali di Savona e Greco spaventerebbe chi, fra i consiglieri, vorrebbe tentare il salto a Palazzo dei Normanni in vista della riforma delle Provincie, che ridurrebbe il consiglio a 15 componenti, peraltro non più eletti ma scelti dai consigli comunali. E a rendere la situazione ancor più ingarbugliata ci ha pensato anche il rimpasto annunciato da Giovanni Avanti, che si è detto aperto a tutte le forze moderate, quindi anche all’Mpa, e che potrebbe così tentare qualcuno.
Sia come sia, le acque sono tutt’altro che calme. C’è chi li chiama “i rottamatori” del partito autonomista, anche se tutti negano. Per il momento meglio aspettare di capire cosa accadrà da qui all’estate.
