MESSINA- Una ditta fornitrice di prodotti alimentari, un gruppo ritenuto di alto spessore criminale, un insospettabile imprenditore del settore detersivi e l’intento di non “mollare” ad altri la gestione di un bene confiscato. Sono questi gli elementi alla base della operazione Supermarket, scattata all’alba di oggi ad opera della Squadra Mobile di Messina, che ha notificato 5 ordinanze di custodia cautelare ad altrettante persone. In carcere, per estorsione, su disposizione del gip Massimiliano Micali, sono stati condotti: Giovanni Trovato, 52 anni, già sorvegliato speciale, Giovanni Giuseppe D’Andrea, 50 anni, e Mauro Maiorana, 43 anni, incensurato, titolare della catena di negozi di detersivi “Bolle e Sapone”. Ai domiciliari, per trasferimento fraudolento di società, Pietro Trovato, 24 anni, figlio di Giovanni, e Angelo Trischitta, 38 anni.
L’indagine, coordinata dalla Dda, sostituto procuratore Giuseppe Verzera, trae spunto dalla segnalazione della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale. Segnazione con cui si sollecitava indagine sull’anomalia riscontrata in un caso di bene sottoposto ad amministrazione giudiziaria. Quel bene era il supermercato Sicilmarket, di proprietà di Giovanni Trovato, in passato sequestrato, sul quale successivamente era intervenuta confisca. Sulla gestione di quel bene avevano mostrato interesse i fratelli Capone, noti imprenditori del settore alimentare a Messina e Calabria, a capo della Gigap, società che gestisce una trentina di supermercati Alis e Qui conviene. I Capone, già in passato, rifornivano Trovato dei loro prodotti. Ma a quell’iniziale interesse, ben presto, subentrò la rinuncia. Anzi, all’amministratore giudiziario, avvocato Grazia Gringeri, comunicarono che se il Sicilmarket non fosse rimasto in mano a Pietro Trovato, figlio di Giovanni, loro avrebbero interrotto le forniture.
Un atteggiamento che insospettì l’avvocato Gringeri che, dunque, segnalò la strana rinuncia e l’altrettanto strana richiesta al tribunale competente. Da qui scattarono le indagini della Mobile, diretta da Giuseppe Anzalone. Intercettazioni, appostamenti, accertarono che i fratelli Capone erano tenuti sotto pressione da Giovanni Trovato. Che era stato lui, il sorvegliato speciale, ritenuto, con i fratelli, a capo del clan Mangialupi, uno dei più pericolosi in città, ad avere loro imposto la rinuncia alla gestione del Sicilmarket. Anzi, Trovato, a detta degli investigatori, avrebbe anche preteso dai Capone la fornitura di prodotti alimentari per altri suoi due punti vendita, della catena S.T. srl, società a lui riconducibile ma intestata a prestanome.
Due supermercati, uno al rione S.Giovannello ed uno in via Taormina- secondo accusa- ottennero merce per 111mila euro, di cui 20mila non corrisposti e 65mila contabilizzati con assegni postdatati a lunghissima scadenza. “Nessuna collaborazione- sottolineano gli investigatori- da parte delle vittime dell”estorsione”. Ruolo importante nella gestione dell’illecito, a detta degli inquirenti- quello dell’insospettabile imprenditore Mauro Maiorana. Un incensurato che avrebbe fatto da tramite nel passaggio delle forniture estorte ai fratelli Capone. Lui, a detta del capo della Mobile, Anzalone, sarebbe stata la “faccia pulita” cui veniva fatturata la merce. Sempre lui, sottotraccia, la “passava” a Giovanni Trovato. Di quest’ultimo, il procuratore capo Guido Lo Forte, ha sottolineato la particolare lucidità mostrata nella trattativa. Proprio lui, più volte indagato in operazione antimafia e più volte sfuggito alle condanne perchè riconosciuto insano di mente, avrebbe invece dimostrato di essere in perfetto stato di salute mentale. Il gip Micali ha disposto, oltre i cinque provvedimenti cautelari, anche il sequestro preventivo della società S.T. srl e delle due relative filiali di vendita; di due automezzi e di diversi rapporti bancari. per un valore complessivo stimato in 500mila euro.