PALERMO – Sale d’attesa semivuote, rabbia e animi in fiamme tra i pochi presenti. E’ questo il clima che si respirava, questa mattina, nei centri d’analisi siciliani. I cittadini, infatti, arrivando agli sportelli dei laboratori clinici si sono visti rifiutare le prestazioni in convenzione pubblica. Dagli esami del sangue alle radiografie, i pazienti, da oggi, dovranno pagare per intero anche se in possesso di ricetta del medico di famiglia. Immediata la protesta tra i fruitori del Servizio sanitario nazionale che hanno visto ledere un loro diritto fondamentale. “L’assistenza sanitaria in tutti gli stati sviluppati é un diritto della gente, questo vuol dire che l’Italia va indietro invece di progredire – si lamenta un cliente – I tagli dovrebbero essere effettuati in altri settori, non in quello della sanità”. E ancora “Si può riformulare l’offerta sanitaria in Sicilia senza che ciò gravi totalmente sulle famiglie. Questo si aggiunge ai tanti sacrifici che le famiglie devono affrontare giornalmente, si va di male in peggio”.
Dopo lo stop di lunedì scorso e l’incontro tra la Regione e le associazioni di categoria, gli operatori sanitari privati concordano su un punto: sino a quando non verrà garantita la certezza che la remunerazione tariffaria copra, almeno, i costi di produzione delle stesse prestazioni specialistiche, qualsiasi prestazione graverà sulla tasche dei cittadini.
Il decreto del neo assessore regionale alla Salute Lucia Borsellino, con cui si é chiesta alle strutture la restituzione della differenza tra i listini del 2007 e quelli in vigore oggi, continua a fare discutere.