PALERMO – Ha parcheggiato la sua auto in doppia fila, davanti ad un bar, poi è entrato nella “Macelleria da Gigi”, in via Messina Marine 256, dalla quale è uscito qualche minuto dopo, dopo un acquisto veloce per la cena. Ha quindi percorso qualche metro per raggiungere la macchina, rimettersi alla guida e tornaere a casa, ma due killer lo hanno colto alla sprovvista, uccidendolo con una raffica di colpi di pistola. Francesco Nangano, 50 anni, è stato ucciso sotto gli occhi di decine di persone che a quell’ora si apprestavano a fare le ultime spese per rientrare a casa. Il traffico delle auto, i residenti, i negozi ancora aperti: nulla ha fermato i sicari arrivati lì per uccidere.
In molti erano anche affacciati nonostante le temperature rigide: c’è chi racconta di un inferno di urla subito dopo gli spari, chi dice di avere sentito le sirene della polizia fino a tarda serata e chi si definisce “rassegnato, perché a Palermo puó succedere di tutto”. I residenti scappano di fronte alla telecamera, ma non nascondono il timore per una nuova guerra di mafia: “Non voglio apparire in video – dice uno studente di 21 anni che abita in via Messina Marine – ma ho paura che a Palermo si torni a sparare. Questi sono dei brutti segnali, un uomo ucciso per strada, nel clou di un pomeriggio come tanti, mi fa pensare che siamo ancora indietro rispetto alla lotta contro Cosa nostra. Penso a cosa mi raccontano i miei genitori riferendosi agli anni in cui non ero nemmeno nato e ho l’impressione che nulla sia cambiato”.
A terra, davanti al marciapiede in cui l’auto di Nangano era parcheggiata, ci sono ancora i guanti degli uomini della polizia Scientifica. Vicino poi, i frammenti del vetro del finestrino della Toyota: “Vede quello che resta di una serata nel pieno Bronx?”, dice un pensionato. “Non succedeva da tempo e credevo di potere vivere la mia vecchiaia in tranquillità. Ieri sera, invece, sono uscito dal panificio e mi sono ritrovato nel bel mezzo della scena di un film di mafia vecchio stampo. Purtroppo peró, per noi palermitani, questa è la dura realtá”. I titolari del bar davanti al quale Nangano è stato raggiunto dai sicari in motocicletta, dicono di non avere visto nulla, di trovarsi, in quel momento, nel retrobottega per preparare le arancine: “Ci siamo accorti di quanto successo per via delle urla di chi si trovava in strada. Poi è arrivata la polizia e siamo usciti fuori. Dovevamo restare aperti, come facciamo ogni sabato sera fino alle 2 di notte. Ma abbiamo chisuo poco dopo”.
Chi percorre il lungomare in una domenica soleggiata d’inverno, nel frattempo, si ferma un attimo ad osservare il luogo del delitto. Da anni la mafia non uccideva sotto gli occhi dei cittadini, per strada: “L’ho sentito oggi al telegiornale – dice un automobilista – e spero tanto non si tratti del primo omicidio di una lunga serie. I tempi, qui in città, sono già abbastanza bui”.