PALERMO – La più lesta ad arrivare è Simona Vicari, che all’ingresso dell’hotel Delle Palme sventola sotto il naso dei giornalisti la scheda con i numeri del Nuovo centrodestra in Sicilia: sette deputati, otto senatori, un europarlamentare e sette deputati regionali. “Vedete? Siamo tantissimi, ed è soltanto l’inizio. Previsioni elettorali? Non ne facciamo, ma abbiamo tantissimi sindaci e consiglieri comunali che porteranno sostegno”. In realtà la cifra riportata sulla scheda riguardo all’Ars è il sei, ma nelle ultime ore la nuova creatura nata dall’asse Alfano-Schifani ha raccolto l’adesione anche del settimo uomo: Giuseppe Milazzo, che fino a venerdì non si era sbilanciato sulla scelta tra la neonata Forza Italia e il Nuovo centrodestra. Dubbi sciolti, evidentemente, Milazzo va a sedersi in pole position accanto all’ospite principale, Renato Schifani.
Il battesimo palermitano del Nuovo centrodestra si celebra in una piovosa domenica di fine novembre, davanti a circa quattrocento persone. Atmosfera austera, seriosa. Le luci del berlusconismo e le folle oceaniche della Fiera del Mediterraneo appartengono al passato. La linea, comunque, è morbida. Nessuna guerra a Berlusconi “cui mi legano stima e amicizia – si affretta a precisare Schifani al suo arrivo -, ma non potevamo più accettare certi estremismi”. E allora via a questa “pazza idea” che sta creando “uno tsunami di consiglieri comunali e sindaci”.
A Sala d’Ercole, dunque, il Nuovo centrodestra potrà contare su sette uomini, che non sembrano avere intenzione di fare le barricate: “Una collaborazione con il governo regionale? Ne parleremo con Alfano – risponde Schifani -. saremo all’opposizione ma con un atteggiamento responsabile, non ci tireremo indietro davanti alla possibilità di migliorare i progetti di riforma che arriveranno in aula. Tutte le volte in cui occorrerà confrontarsi col governo nell’interesse dei siciliani non ci tireremo indietro”. L’ex presidente del Senato dice no “a collaborazioni nascoste o subdole”, perchè tutto deve essere fatto “alla luce del sole”.
In prima fila ad ascoltare ci sono Dore Misuraca (“Nessuna polemica con chi ha aderito a Forza Italia, ma non potevamo più tollerare certi estremismi”) e gli altri deputati regionali targati Palermo: Francesco Cascio e Pietro Alongi. Più indietro ci sono i sindaci di Monreale, Ficarazzi, Carini,Trappeto, e il vicesindaco di Cerda. Tra i volti che sia ggirano per la sala anche quello di Michele Nasca, ex assessore provinciale allo Sport.
L’intervento dell’ex presidente del Senato è un ripercorrere gli scontri interni al Pdl nelle ultime settimane, da quel drammatico Ufficio di presidenza “in cui si decise, senza alcun dialogo e senza alcun voto, di ritornare a Forza Italia e azzerare tutte le cariche del Pdl, compresa quella di Alfano”. Schifani racconta di aver vissuto quei giorni “con grande travaglio e senso di responsabilità, ma a quella riunione non partecipai. La genesi di quel partito – dice – ormai era cambiata e ogni giorno si registravano ingiusti attacchi ad Alfano. Non è vero che siamo andati via dal Pdl, abbiamo scelto di non entrare in una Forza Italia dove prevalgono estremismi e toni che non ci piacciono. Con loro cammineremo in parallelo, nel centrodestra, ma con metodologie decisamente diverse”. Il riferimento, esplicito, è a quei “falchi e falchetti” come Daniela Santanchè, che ha paragonato il vicepremier ai terroristi: “Le sue parole confermano la bontà della nostra scelta”, replica Schifani.
Concetti condivisi da Misuraca e Vicari: “A Berlusconi è mancato il coraggio di saldare il rapporto con le colombe del partito e di escludere i radicalismi dei falchi”, dice il deputato, mentre il sottosegretario allo Sviluppo economico ricorda di aver “combattuto fino alla fine affinchè nel Pdl non prevalessero i toni aggressivi, ma alla fine – aggiunge – abbiamo deciso di non seguire il progetto di Forza Italia, anche se restiamo vicini a Berlusconi”.