Gli spari, pensate alla bambina... | "Il dolore per Daniele ammazzato" - Live Sicilia

Gli spari, pensate alla bambina… | “Il dolore per Daniele ammazzato”

Vito Discrede

L'omicidio Discrede, la possibile archiviazione, il ritorno sul luogo di un delitto senza colpevoli.

PALERMO- “Lei gira a sinistra e trova un cancello blu. Lì è dove hanno sparato a quel bravo picciotto, mischino”. La toponomastica dei morti ammazzati a Palermo funziona sempre. Puoi non ricordare il nome di una strada, la sua esatta ubicazione, ma se c’è un cadavere di mezzo ci arrivi, perché questa è l’unica forma di memoria che pratichiamo: la geografia della violenza senza redenzione.

Non si lasciava trovare il luogo preciso del martirio di Daniele Discrede, assassinato al culmine di una rapina in via Roccazzo davanti a una delle figlie, perché, di sera, per la fiaccolata organizzata dai familiari in occasione degli anniversari, soltanto un silenzio commosso riempie le vie sgombre in notturna. Di giorno, è tutta un’altra storia. Un viavai operoso, di macchine, furgoni e persone riconquista l’altare del lutto. La Procura ha rinnovato la richiesta di archiviazione. Un giorno, forse, qualcuno, frugando tra i suoi ricordi drappeggiati in nero, svelerà i killer di un delitto ancora senza colpevoli. E’ questa la speranza che rimane a una famiglia duramente colpita.

Lo spiazzo dell’omicidio è chiuso da un cancello. Dal fondo della viuzza sterrata sale il grido dei ragazzini impegnati in una partita di calcio, tutti appresso al pallone nello sciame di gambe e polvere. Daniele era uno di loro, qualche anno fa. Cominciava a giocare la mattina e finiva la sera, quando la mamma aveva già intimato più volte il rientro, dalla finestra che dava su un campetto improvvisato.

Con Daniele c’era Vito, suo fratello, che adesso è qui, tende una mano oltre le grate e dice: “Ecco, Dani l’hanno ammazzato lì”. Un video restituisce la dinamica crudele degli eventi, ma fa più impressione esserci e immaginare alla luce del sole. La concitazione, gli spari, un padre che si accascia col timore che qualcosa accada a sua figlia. E quando lo caricano sull’ambulanza non si preoccupa per sé. Ripete una sola frase: “Pensate alla bambina, io sto bene. Pensate alla bambina, io sto bene…”.

Vito è un ragazzo forte, come tutti i suoi familiari. Ora dice: “Non entro nel merito del lavoro che è stato fatto, quello è compito dell’avvocato Gattuso a cui vanno i nostri ringraziamenti per l’impeccabile professionalità e la grande umanità con cui ci ha assistito. Sono dispiaciuto e sono stanco perché, oggettivamente, ci sono degli assassini, delle persone che hanno portato via mio fratello all’affetto dei suoi cari, che l’hanno fatta franca fin qui. Ed è un pensiero che fa male”.

Nel 2014 quegli spari stroncarono Discrede che aveva appena smesso di lavorare e si apprestava a tornare a casa. I parenti piombarono al pronto soccorso per rivederlo vivo, ma non ci riuscirono. Il linguaggio burocratico del rapporto descrive: “Lesioni riscontrate: soggetto con due fori di entrata da arma da fuoco in addome e uno al braccio sx. Cianotico, agitato. Durante il trasporto bradicardia. Al monitor progressivo rallentamento del ritmo sino alla asistolia. Ospedale di destinazione: Civico. Paziente giunto in arresto cardiaco. (…) constatazione decesso ore 22.43”.

I ragazzini corrono sul campetto. Qualcuno ha appena segnato, lo sciame si è scomposto per addensarsi, subito dopo, in una danza esultante. Vito continua: “Siamo provati, ma la nostra battaglia continua. Daniele è stato ucciso vigliaccamente, mentre difendeva sua figlia e il frutto della sua fatica. Noi tutti, io, le mie sorelle, i miei cognati, mio padre, mia madre, i nostri amici, porteremo avanti la sua memoria e non ci arrenderemo mai. Non sono da solo e non siamo soli. Il consiglio di circoscrizione ha approvato la collocazione di un cippo, affinché nessuno dimentichi che cosa è Palermo e come si può morire a Palermo. Dani era coraggioso, orgoglioso e non sopportava le prepotenze e gli spazi chiusi. Per quindici anni abbiamo dormito nella stessa stanza. Voleva le finestre aperte, anche di inverno, col freddo. Gli piaceva, da lontano, l’odore del mare. E io me l’immagino, in riva al mare, che non ha mai smesso di ridere”.

Una visione che richiama le parole di mamma Angela che ha cresciuto quei due figli con un cuore adolescente a forma di rimessa laterale: “Quella sera eravamo a cena fuori con mio marito. Arriva una telefonata di un parente: ‘Daniele, Daniele, è successo qualcosa a Daniele, davanti al magazzino, c’era la picciridda’. Ci precipitiamo. Un poliziotto ci tranquillizza: ‘Non preoccupatevi, era lucido, ha dato indicazioni. Eccoci al al pronto soccorso. Nessuno può entrare. Non dimenticherò mai la faccia addolorata e la gentilezza della dottoressa, mentre ci comunicava: ‘Purtroppo, non ce l’ha fatta’. Poi, siamo entrati, era bellissimo, aveva il viso sereno, la sua dolce espressione di ragazzo. Io ricordo tutto: il suo sguardo, la sua risata, la sua mano sulla spalla. La mia vita è sparita”.

Ma la vita è ancora qui, nell’ultima voce di un ragazzo che pensò alla figlia bambina, mentre stava morendo. Qui Daniele Discrede riposa, protetto dall’amore di chi non dimentica, a pochi passi dalla gioia di altri ragazzi che corrono, ridono e festeggiano. Ogni grido che segue un gol lo risveglierà.

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