La telefonata, la supplica, gli spari |Ucciso dal rivale in amore - Live Sicilia

La telefonata, la supplica, gli spari |Ucciso dal rivale in amore

Il 19 gennaio si aprirà il processo per l'omicidio del 32enne Massimo Pappalardo.

tutti rinviati a giudizio
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CATANIA. Saranno i giudici della prima sezione penale della Corte di Assise di Catania a giudicare Ignazio Sciurello e Massimo Distefano, entrambi di Paternò, per l’omicidio di Massimo Pappalardo, 32enne di Valverde, ucciso con quattro colpi di pistola nel marzo dello scorso anno. Il suo corpo era stato poi dato alle fiamme dentro la sua vettura, ritrovata in fondo ad un burrone in Contrada Poggio Monaco, nelle campagne paternesi. Il gup di Catania Francesco D’Arrigo li ha rinviati a giudizio, come chiesto dal pubblico ministero Rosaria Molè, titolare delle indagini. Alla sbarra anche Giuseppe Sciurello, fratello di Ignazio, accusato insieme ai due di distruzione di cadavere e di favoreggiamento. Di quest’ultimo capo di imputazione dovrà rispondere anche il quarto imputato, Antonello Claudio Cosentino, per aver fornito al pm risposte ambigue e reticenti nel tentativo di eludere le indagini. Il processo si aprirà il prossimo 19 gennaio.

L’OMICIDIO. E’ costata la vita a Massimo Pappalardo la relazione sentimentale intrecciata, poco prima della morte, con l’ex amante di Ignazio Sciurello, pregiudicato di Paternò. Quest’ultimo, secondo la ricostruzione in aula del pm Molè, non accetta la fine della storia con la donna e non tollera la sua frequentazione con il 32enne di Valverde. Per questo la notte dell’8 marzo dello scorso anno, dopo aver inviato Massimo Distefano e Antonello Claudio Cosentino ad attendere la vittima, giunta a Paternò per riaccompagnare a casa la compagna, lo attira nella propria abitazione, dove si trova detenuto agli arresti domiciliari. Ne nasce una discussione, i toni si accendono e Sciurello invita Pappalardo a raggiungere la donna contesa per un confronto a tre. In realtà l’imputato, secondo l’accusa, ha già deciso di uccidere il rivale in amore. Prima di sparare Ignazio Sciurello costringe la vittima, pistola alla tempia, a telefonare alla donna e a dirle che la storia è finita e che lui ha ripreso la relazione con l’ex fidanzata. A nulla valgono le suppliche del 32enne, che lo implora di non fargli fare la stessa fine del padre. Quattro proiettili calibro 7,65 raggiungono il giovane e lo uccidono. Per il pubblico ministero non è possibile escludere che a sparare siano stati in due, Ignazio Sciurello e Massimo Distefano. Di certo però quest’ultimo, accusato di complicità nell’omicidio, non avrebbe fatto nulla per impedire quella morte, partecipando addirittura all’occultamento del cadavere. I due scaraventano l’auto e il corpo della vittima in un burrone. L’arma da fuoco non verrà mai ritrovata. Ignazio Sciurello ordina al fratello e a Distefano di riempire una tanica di carburante e di andare ad incendiare l’auto con il corpo di Pappalardo. Il 26 marzo, resosi conto che il cerchio intorno a lui si stringeva, Ignazio Sciurello scappa e si rifugia in Francia, dove verrà arrestato sei mesi dopo su mandato di cattura europeo.

LE PARTI CIVILI. “Un fatto terribile commesso nei confronti di un giovane, reo solo di aver allacciato una relazione sentimentale”. E’ il legale di parte civile Enzo Mellia a sottolineare, nel corso della sua arringa, la brutalità dell’azione commessa dagli imputati e a chiedere, associandosi a quanto già fatto dal pubblico ministero, il rinvio a giudizio di tutti gli imputati. Stesse conclusioni anche per gli avvocati Pierfrancesco Continella e Paolo Saladdino, che hanno parlato di condotta brutale, azione preordinata e disegno criminoso. Spregevole anche la distruzione del cadavere, che non ha consentito ai familiari della vittima di avere un corpo su cui piangere. Sette le costituzioni di parte civile, madre, fratello, sorella e zii della vittima, ammesse dal gup. Micaela Menzella, Giuseppe Lo Faro, Tiziana Leonardi e Salvatore Di Dio, gli altri legali di parte civile.

LA DIFESA. La richiesta di un nuovo breve rinvio dell’udienza per consentire al nuovo legale di Ignazio Sciurello, Giuseppe Rapisarda, di poter esercitare un’adeguata difesa e scegliere il rito più adatto, trova prima l’opposizione del pubblico ministero, poiché si tratterebbe del secondo rinvio, e poi il rigetto del gup. L’intero collegio difensivo, composto anche da Fabio Presenti, Salvatore Leotta e Luigi Cuscunà, chiede una sentenza di non luogo a procedere. Nessuno opta per il rito abbreviato.

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