CATANIA – “L’ho conosciuta per lavoro quattro anni fa, i nostri erano rapporti professionali e poi abbiamo avuto una relazione ma non l’ho mai aggredita”. Il cantante neomelodico catanese Gianni Vezzosi ricostruisce in aula, davanti al giudice Alba Sammartino, le frequentazioni con Luisa “Laila” Consoli. La donna, anch’essa inserita nell’ambiente della musica napoletana, è parte civile nel processo in cui il cantante è accusato di lesioni personali e stalking.
Vezzosi, ripercorre, sollecitato dalle domande del Pm Agata Consoli, gli attimi della presunta aggressione ai danni dell’ex. “Ricordo tutto perfettamente – spiega l’imputato – uscivo dal lavoro, ero stato nella sala discografica al Viale Mario Rapisardi. Entrai in macchina e durante la fila, avendo un finestrino abbassato è entrata una mano e mi ha fatto un graffio nel viso, era Lei. Ha iniziato a inveire contro di me dicendomi di scendere. Io – conclude Vezzosi – l’ho solo guardata e sono andato via”. L’ex fiamma del cantante catanese ha prodotto agli atti un certificato che attesterebbe alcune lesioni, dettaglio che non scompone l’imputato “Se le sarà inventate” chiosa Vezzosi.
Nell’esame dell’imputato si scende nei dettagli. “Buongiorno sappi che quando non ti telefono ti penso di più”. Si passa, infatti, dalla lettura di alcuni sms indirizzati alla donna fino a qualche domanda indiscreta. “Senta Vezzosi con il consenso della mia assistita volevo chiederle: lei ha mai sodomizzato la Consoli?” L’interrogativo dell’avvocato Pennisi scatena l’obiezione indignata degli avvocati Razza e Alfarini. L’opposizione è stata accolta dal giudice in quanto il quesito viene ritenuto non pertinente ai fini processuali.
“L’ho conosciuta quando giravo un video. Lei si occupava di cortometraggi. La nostra relazione sentimentale – precisa Vezzosi – non è mai iniziata, non c’era corrispondenza da parte mia, abbiamo avuto un rapporto sessuale da cui è nato il figlio. Gli sms? Era un modo che usavo per tenerla buona”. Il figlio nato nel settembre 2011 dalla relazione è stato recentemente riconosciuto dopo l’esame del dna mantenendo il cognome della madre.
“Laila” Consoli viene ricordata in aula dall’imputato per i modi aggressivi. “Mi diceva brutte parole –afferma – e una volta ha inveito anche contro la mia macchina”. In quello che sembra un processo da serie TV, tra le parte civili c’è anche Samuele Bombaci. L’uomo, amico della Consoli, che secondo l’accusa sarebbe stato vittima di un pestaggio su mandato dello stesso Vezzosi e che al momento si trova in carcere. Lo scorso giugno, Bombaci insieme all’ex fiamma del cantante catanese, era stato arrestato dalla Squadra Mobile etnea per furto, ricettazione e tentata estorsione. Vittima dei due sarebbe stata (secondo quanto scritto in un articolo del quotidiano on line Ctzen.it) un’avvocatessa dello studio di Enzo Trantino, legale quest’ultimo, che ha rinunciato alla difesa delle due parti civili.
All’interno del fascicolo processuale sono state acquisite, su richiesta dell’avvocato Francesca Pennisi, due ricevute risalenti al 2011 che attesterebbero il pernottamento della Consoli in compagnia di Vezzosi in due alberghi catanesi. Inoltre è stata prodotta agli atti una denuncia per ingiuria della donna nei confronti della moglie del cantante, che durante la deposizione ha detto però di “non sapere nulla della vicenda”. La prossima udienza è stata fissata dopo la pausa estiva a Novembre.