CATANIA – Con le mani nella marmellata. Alfio Rannesi, 26 anni, e Vincenzo Guidotto, 41 anni, sono stati arrestati dai poliziotti della Squadra Mobile di Catania per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Avrebbero messo il cappio al collo, almeno dal 2017, a tre imprenditori del settore della lavorazione lavica della provincia etnea. Le indagini partono da una precisa attività di intelligence che ha portato gli agenti a predisporre il monitoraggio di un’impresa che sarebbe stata vittima del pizzo da parte del clan Santapaola-Ercolano.
Lunedì scorso, i poliziotti hanno notato l’arrivo di due persone a bordo di un’auto scura davanti allo stabilimento. Uno dei due è entrato nella sede dell’impresa ed è uscito dopo pochi minuti. È cominciato un pedinamento che poi si è concluso mezz’ora dopo. I poliziotti infatti hanno individuato la vettura e hanno perquisito i due uomini trovandogli in tasca delle banconote.
Parallelamente poliziotti della sezione antiracket hanno interrogato l’imprenditore che ha ammesso di essere vittima di estorsione del gruppo Rannesi di Lineri (frazione di Misterbianco) da quando quattro anni fa, insieme ai parenti, aveva riaperto l’attività. All’epoca si erano presentato “un malavitoso” che lo aveva intimato a pagare “per avere protezione”. E così, per non avere problemi, i tre imprenditori si sarebbero piegati e avrebbero versato 150 euro a testa per un totale di 450 euro. Inoltre ha spiegato agli investigatori di aver consegnato poco prima la somma di 800 euro (100 euro in meno, ndr) come arretrati dei mesi di aprile e maggio. Quell’uomo, ha spiegato ancora la vittima, si era presentato il venerdì prima dicendogli che lo avevano mandato “quelli di là sotto” visto “che era due mesi che non pagava”. A quel punto l’imprenditore gli avrebbe chiesto di presentarsi la settimana dopo. La testimonianza è stata poi riscontrata dalle immagini del sistema di video sorveglianza che sono state analizzate dai poliziotti della Squadra Mobile di Catania. Che hanno anche registrato la consegna dei soldi del lunedì mattina.
Alfio Rannesi, è figlio di Salvatore (fratello di Girolamo e Carmelo), al momento detenuto, elemento di rilievo del gruppo di Lineri del clan Santapaola Ercolano. In passato i tre fratelli Rannesi erano tra i fidati di Giuseppe Pulvirenti, u malpassotu, boss e pentito ormai deceduto. Salvatore Rannesi (padre dell’arrestato) è sposato infatti con Lucia Pulvirenti, nipote del capomafia scomparso. Ha legami con i Pulvirenti (braccio armato di Cosa nostra negli anni 90) anche Vincenzo Guidotto, figlio di Carmelo (ergastolano da poco deceduto) che è stato un “elemento di rango della famiglia mafiosa del malpassotu”.
Ieri si è svolta l’udienza di convalida degli arresti davanti al gup Luigi Barone. Guidotto ha ammesso gli addebiti, invece Rannesi li ha assolutamente respinti. Ha raccontato di aver accompagnato Guidotto, in tutte e due le occasioni, solo come favore ma assolutamente ignaro che il conoscente avrebbe riscosso la rata del pizzo. Per il gip la versione fornita è assolutamente “priva di credibilità”. Il giudice ha ritenuto di convalidare l’arresto dei due e di applicare la custodia cautelare in carcere.
Il difensore di Alfio Rannesi, l’avvocato Tommaso Manduca, fortemente convinto della veridicità del racconto del suo assistito valuterà le azioni da intraprendere. E quindi se impugnare l’ordinanza del gip.