A te che mi sorridi da quel manifesto

di

14 Ottobre 2012, 09:42

2 min di lettura

PALERMO- Te ne stai lassù attaccato a un tabellone seimetripertre. Oppure, più piccino, abbarbicato ad un muro della mia città dopo che l’attacchino abusivo, col favore delle tenebre, ti ha leccato il posteriore col suo pennello grondante di colla. E io lo so che tu ci sei abituato a fartelo leccare, il posteriore. Mi guardi con l’espressione seria e serena, con i denti sbiancati al Photoshop e quel puntino bianco posticcio al centro della pupilla che vuole indurre in me che sto quaggiù l’idea che tu sai guardare lontano. Come un’aquila, anche se forse aquila non sei. Il tuo volto si staglia tra un simbolo che non riconosco ed uno slogan su cui hai ragionato con i tuoi per settimane. Il tuo sguardo che dardeggia da un volto senza rughe, quello dei tempi della cresima, vuol convincermi con tutta la sua forza. E mi prometti che “Ami la Sicilia”. Affermi di fidarti di me anche se, in effetti, a fidarmi dovrei essere io. Mi parli di sogni e d’onestà, anche se noi onesti abbiamo smesso da tempo di sognare.

Ed io che sto qui sotto dovrei sceglierti, anche se non so ancora perché. Io non ti conosco e non so cosa tu faccia nella vita per campare. Ignoro quali titoli e quali competenze ti autorizzino a promettermi che tutto cambierà se ti voterò. Non una parola, non un cenno su ciò che, in concreto, farai. Chissà se i tuoi occhi d’aquila vedono lo stato in cui è ridotta la Sicilia grazie anche a te e a molti di coloro che mi sorridevano da lassù la volta prima. Chissà se le tue orecchie grandi quanto una cotoletta captano il grido di dolore che s’alza dalle nostre città dove i giovani non sperano più e dove i vecchi aspettano la morte sempre più poveri e soli. Chissà se le tue narici grandi quanto basta ad accogliere il mio pugno chiuso ti fanno percepire il fetore dell’immondizia che ammorba l’aria che respiriamo. O quello dello smog. E chissà se il tuo volto rassicurante e fiducioso è rivolto proprio verso me.

Articoli Correlati

Che ti guardo da quaggiù e non credo a una virgola di ciò che mi vuoi far credere dietro quel sorriso finto. Quel sorriso di plastica. Come questa maledetta sveglia che suona. Riemergo dall’abisso dei miei incubi. Il sole è sorto anche oggi sulla Sicilia. Sposto la coperta e mi alzo. Devo andare a lavorare. Altri, ancora oggi, non andranno. E tu ?

Pubblicato il

14 Ottobre 2012, 09:42

Condividi sui social