08 Novembre 2018, 06:00
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Il 7 settembre scorso alla Regione ritennero di avere aspettato abbastanza. E l’assessorato Territorio Ambiente nominò un ispettore, un funzionario regionale, che si occupasse di Casteldaccia, visto che il Comune – teatro della tragedia di sabato scorso in cui sono morte nove persone in una villa abusiva – nulla aveva risposto alla diffida per “mancata emissione dei provvedimenti repressivi e sanzionatori in materia di abusivismo edilizio”.
La diffida era già stata inviata al Comune il 5 giugno di quest’anno, sei mesi fa. Con una nota dello stesso Dipartimento Urbanistica dell’assessorato regionale, che aveva scritto a Casteldaccia e a quasi tutti gli altri comuni siciliani – e per conoscenza alle procure competenti – ricordando ai sindaci che i ritardi nell’assunzione degli “adempimenti repressivi e sanzionatori” in tema di abusivismo edilizio “configurano precise responsabilità di carattere penale, amministrativo e contabile” e reiterando la richiesta di notizie in ordine a questi provvedimenti. La Regione chiedeva in pratica a Casteldaccia e agli altri comuni se ci fossero procedure di demolizioni, quante e quali sanzioni fossero state erogate, quanti immobili abusivi fossero stati acquisiti al patrimonio del Comune e via discorrendo. Chiedeva la Regione, il 5 giugno del 2018.
Ma non era certo la prima volta. Perché quella stessa lettera dell’assessorato Territorio e Ambiente citava a sua volta una nota di identico contenuto datata 22 settembre 2017. Quando ancora al governo della Regione c’era, per poco, Rosario Crocetta. Non basta. Perché quella richiesta del 2017 a sua volta faceva riferimento a un’iniziativa analoga dello stesso assessorato regionale, una diffida risalente al 30 maggio 2013, firmata dall’allora dirigente generale Gaetano Gullo, reiterata nell’ottobre dello stesso anno. Per farla breve, la Regione insegue i dati dei Comuni sull’abusivismo edilizio da cinque anni e mezzo. Praticamente invano, visto che a dare riscontro sono stati solo il 16 per cento dei 390 comuni siciliani.
L’incredibile storia del carteggio tra Regione e Comuni siciliani è emblematica per raccontare l’approccio al tema abusivismo edilizio e per capire qualcosa di più dei ritardi accumulati negli anni. La diffida dell’assessorato Territorio e Ambiente del maggio 2013 già partiva dall’assunto che “molte amministrazioni comunali, ad oggi, non hanno proceduto a emettere i dovuti provvedimenti sanzionatori previsti dalle leggi vigenti e, in particolare, quelli relativi all’esecuzione delle demolizioni”. All’epoca, per tornare ai tragici fatti di sabato, era già stata emessa l’ordinanza di demolizione della villetta di contrada Cavallaro a Casteldaccia. Già in quella lettera del maggio 2013, la Regione diffidava i Comuni ricordando che in caso di violazioni perpetrate, l’assessorato regionale al Territorio avrebbe provveduto “in via sostitutiva”. La diffida non sortì grossi effetti, tanto a che il primo ottobre del 2013 partì un’altra lettera, inviata praticamente anche a tutte le procure dell’Isola, ribadendo che l’assessorato era pronto a intervenire in via sostitutiva. Cinque anni e tre o quattro diffide dopo, siamo arrivati a questo punto, con la nomina degli ispettori regionali.
A seguito della trasmissione della nota del 22 settembre 2017 hanno dato riscontro alla Regione il 16 per cento dei comuni, una sessantina. Poco di più di quel dieci per cento di cui si era parlato a caldo in questi giorni. E così a settembre, la Regione è passata dall’inviare lettere all’inviare ispettori. L’assessorato al Territorio dà questi numeri: per i comuni con popolazione superiore a 10.000 abitanti sono state inoltrate 81 diffide e successivamente nominati 35 ispettori; per i comuni con popolazione da 5.000 a 10.000 abitanti sono state inoltrate 68 diffide; per i comuni con popolazione da 2.000 e 5.000 abitanti sono state inoltrate 82 diffide; è in corso la verifica per l’inoltro delle diffide per i comuni con popolazione inferiore a 2.000 abitanti. Tra i Comuni per i quali sono stati già nominati gli ispettori regionali ci sono Casteldaccia, Acate, Barrafranca, Enna, Caltanissetta, Erice, Favara, Misterbianco, Nicosia, Palma di Montechiaro, Partinico, Paternò, Ragusa, Scicli, Siracusa, Vittoria.
“In Sicilia è mancata la pianificazione ambientale – commenta l’assessore regionale Toto Cordaro -. Appena insediati, abbiamo iniziato dalle assolute priorità, con l’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico della Sicilia, unico vero strumento di pianificazione e tutela del territorio e dei suoi corsi d’acqua, e il Piano per la Mitigazione del Rischio Alluvioni, votato dalla Giunta nel luglio scorso. Abbiamo messo in atto il monitoraggio sull’abusivismo in Sicilia e avviato il riordino della normativa urbanistica con un ddl già pronto da inviare in Commissione”, riassume Cordaro.
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08 Novembre 2018, 06:00