CATANIA – I dati ufficiali descrivono una Catania agricola piena di vitalità e potenzialità. Ma gli stessi numeri segnalano che queste virtù del territorio non sono completamente sfruttate del settore. Il comparto agricolo non cresce abbastanza come dovrebbe e tra il 2005 e il 2012 ha perso circa il 5% del suo valore aggiunto. É questo, in sintesi, uno dei più significativi risultati dell’analisi divulgata stamattina dalla CGIL, dall’Ires e dalla Flai CGIL di Catania. La ricerca – con relativi dati regionali e provinciali- é stata illustrata al presidente dell’Ires Tuccio Cutugno, dal segretario generale della Camera del Lavoro di Catania, Angelo Villari, dal segretario confederale Giacomo Rota, dal segretario della Flai Cgil, Alfio Mannino.
A Catania i lavoratori agricoli dipendenti nel complesso nel 2005 erano circa 34.523, nel 2011 appena 29.660, oltre 4 mila e 800 unità in meno. La stragrange maggioranza dei lavoratori in agricoltura è composta da lavoratori a tempo determinato, A Catania quelli a tempo indeterminato sono 562 appena l’1,89%, una figura contrattuale assolutamente insignificante rispetto alla conduzione del fondo. Il 13% degli iscritti negli elenchi non supera le 50 giornate l’anno e quindi non fruisce dei benefici previdenziali, La gran parte il 71,39% dei lavoratori a tempo determinato lavora più di 100 giornate all’anno ma solo il 37,24% riesce a fare più di 150 giornate. Una realtà fatta dunque di grande precarizzazione e di lavoro avventizio. Lavoro molto spesso mal remunerato per la presenza della forte concorrenza della manodopera straniera per il 90% in nero e sfruttata col sistema del caporalato. Solo il 2,65% dei lavoratori extracomunitari, sulla base dei dati INPS, risultano regolarmente assunti.
“Il tasso di occupazione dipendente in agricoltura, nonostante le decurtazioni, resta dunque ancora considerevole e va totalmente salvaguardato, qualificato, rafforzato. Per sostenere le potenzialità del settore bisogna qualificare e migliorare le condizione di vita e di lavoro nelle campagne. Ma c’é un altro elemento non controllabile e non misurabile: il lavoro nero”, assicura il presidente Cutugno. La superficie agraria utilizzata occupa a Catania il 49,33% del territorio complessivo della provincia (3.552 Kmq), a Palermo il 52,20% a Trapani il 60,94%.
I dati dell’ultimo censimento e le più recenti rilevazioni dell’ISTAT, sembrano confermare un sostanziale mantenimento del settore. La superficie agraria a Catania è cresciuta negli ultimi 10 anni di oltre il 15%, in Sicilia del 8,42%. Anche a Catania cresce nel periodo la media di ettari per azienda passando dai 3 ettari del 2000 ai 6 ettari del 2010. Il valore aggiunto prodotto dalle attività agricole in Sicilia e a Catania continua ad aggirarsi mediamente intorno al 4% di quello complessivo, mentre in Italia è ormai arrivato al 2% e in regioni come l’Emilia e Romagna, molto sviluppate dal punto di vista agricolo, è intorno al 2,5%. Come a voler dire: la terra é ben predisposta, cosa diversa il mercato e le sue regole.
“Lo abbiamo detto nei mesi scorsi e continueremo a ripeterlo ancora: il”Piano per il lavoro” ideato dalla CGIL punta ad un lavoro produttivo e dignitoso. Ció deve valere anche nel settore più importante che é proprio quello agrumicolo -sottolinea Angelo Villari-In occasione delle visita della Camusso a Catania, abbiamo voluto sottolineare anche di fronte all’opinione pubblica, come sia fondamentale cogliere l’ importante momento storico legato all’elezione del nuovo sindaco, per lavorare con le istituzioni mettendo in atto un confronto vero, su cose concrete”.
Per Alfio Mannino sono almeno 30 mila i lavoratori del settore che vivono in estrema precarietà: “Basti pensare al territorio compreso tra Adrano, Paternó, Scordia e Calatino, a nostro parere ad alto rischio di tenuta democratica. La Regione avrebbe dovuto spendere 2 miliardi e 100 milioni di euro per l’ agricoltura; spese che non sono state effettuate per come dovuto. Ora il rischio è di spendere questi soldi in fretta senza centrare gli obiettivi”.
Il prossimo 28 giugno, Flai e Fp CGIL dedicheranno una giornata di confronto al settore agricolo, segnalando due tra i più gravi problemi: quello del caporalato e del controllo del pubblico sulle regole di accesso al mercato del lavoro. Conclude Rota: “Una vera e propria vendita di esseri umani nelle campagne é in atto. La presenza dello Stato é in via di smantellamento. Il 28 tenteremo di fare luce su queste vicende anche appoggiando un nuovo disegno di legge”.