PALERMO – Se in Italia le nuove infezioni da virus Hiv registrano una lieve diminuzione, lo stesso non sembra per la Sicilia, dove si assiste a un leggero aumento, con esiti diversi nelle varie province. È quanto emerso durante il convegno “Cosa resta da fare?” organizzato da Intesa Universitaria insieme ad Anlaids e Arcigay a Palermo, nella ex facoltà di Farmacia, in occasione della Giornata mondiale di lotta all’Aids, proprio quando in 2800 farmacie italiane è disponibile il primo kit per eseguire il test di autodiagnosi del virus.
“In Italia il numero di nuove infezioni registrato negli ultimi cinque anni è stato intorno a 4mila l’anno – spiega Tullio Prestileo, presidente Anlaids Sicilia e infettivologo all’ospedale Civico di Palermo – da questa media si è passati a 3670 casi nel 2014 e 3444 nel 2015. In Sicilia, per quanto riguarda la sola realtà dell’ospedale Civico di Palermo, abbiamo registrato un incremento: nell’ultimo triennio, infatti, abbiamo registrato circa 40 casi nel 2014, 43 casi nel 2015 e siamo già a 43 casi registrati al 30 novembre di quest’anno”. Due i principali identikit dei soggetti colpiti: “Tra gli italiani sono soprattutto i maschi omosessuali che hanno tra i 25 e i 40 anni – aggiunge Prestileo – per quanto riguarda invece la popolazione straniera le più colpite sono soprattutto le giovanissime africane, donne di età compresa tra i 18 e i 30 anni. Dai casi registrati fino allo scorso anno notiamo inoltre una maggiore prevalenza di infezioni nella popolazione Lgbt nell’area di Catania e Siracusa. L’area della Sicilia occidentale, cioè Palermo, Trapani e Agrigento appare più improntata all’Hiv tra gli stranieri perché tradizionalmente se ne vedono di più, però finora i tassi di incidenza non superano l’1%. Va detto che la terapia antiretrovirale e la disponibilità dei farmaci nei paesi poveri ha rivoluzionato gli esiti della malattia”.
Tra i relatori è intervenuta anche Silvana Bonanno, farmacista ospedaliera Arnas ospedale Civico: “Il test ematico di autodiagnosi può servire a fare emergere il sommerso e vincere la paura, ma occorre mettere al centro la persona”. Da qui l’idea di lanciare un progetto pilota con Anlaids, spiega Prestileo, critico sul kit in vendita nelle farmacie: “Mi sembra un’operazione commerciale, inoltre una diagnosi di positività al virus può essere devastante per una persona sola che lo scopre a casa – dice – occorre un accurato counselling psicologico, per questo puntiamo a un progetto diverso: un test rapido e salivare da fare gratuitamente in farmacia, con un alto livello di privacy e fiducia. Stiamo puntando a una formazione mirata di alcuni farmacisti tra Palermo e provincia, speriamo di partire entro un mese”.