PALERMO– La continua delocalizzazione del traffico telefonico, le gare di appalto che si giocano ormai al massimo ribasso, la spietata concorrenza delle aziende dello stesso settore e la mancanza di una uniformità contrattuale che grava sulle condizioni dei lavoratori. Queste le cause principali, secondo i sindacati, della crisi dei call center. Il tutto è stato messo nero su bianco in una relazione tecnica che le tre sigle sindacale del settore Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno consegnato ai funzionari regionali del dipartimento alle Attività produttive. Il testo rivela la drammatica situazione in cui versano i lavoratori dei call center e mette in luce la gravissima crisi del settore, ponendo l’accento sui casi di Accenture e Almaviva.
In occasione dello sciopero del 21 novembre, all’indomani della chiusura della sede di Accenture a Palermo, una delegazione di rappresentanti sindacali e lavoratori è stata ricevuta, a conclusione della protesta, all’interno della sede della Presidenza della Regione. Ed è stato deciso di stilare un documento tecnico per fare luce sulla situazione dei lavoratori e sulle aziende coinvolte nella crisi del settore. I sindacati, a distanza di pochi giorni, hanno consegnato un documento condiviso in cui chiedono, come si legge nella stessa relazione: “La strutturazione di un tavolo istituzionale locale e permanente sul settore delle telecomunicazioni e dei servizi, e un intervento diretto da parte del governo nazionale e del governatore Crocetta”.
Nella nota, come detto, si insiste su due aziende in particolare, esempio cardine della crisi del settore in Sicilia: Accenture, con i suoi 262 lavoratori ed Almaviva, un colosso del settore delle telecomunicazioni con oltre 3 mila dipendenti (con sedi sia a Palermo che a Catania), che ha annunciato possibili esuberi al personale dipendente dal prossimo 2015. Rimane fissato per il prossimo 27 novembre a Roma al ministero del Lavoro, il decisivo incontro risolutore con la proprietà di Accenture e di British Telecom, al fine di evitare “in extremis” la procedura di mobilità per tutti i lavoratori dell’azienda. Ma bisogna vedere chi sarà presente.
Anche la vertenza Almaviva potrebbe “chiarirsi” a giorni. Infatti è previsto per il prossimo 28 novembre un “tavolo interministeriale” a cui parteciperanno direttamente i segretari nazionali e regionali (Cgil, Cisl, Uil e Ugl), proprio per cercare di trovare una soluzione che eviti i licenziamenti di massa in tutta Italia, considerato che la proprietà di Almaviva, con oltre 13 sedi sparse sul tutta la Penisola, da lavoro ad oltre 25 mila persone.
“La vertenza dei call center si sbloccherà definitivamente – dice Giuseppe Tumminia (Uilcom Uil) – quando il Parlamento nazionale recepirà con una propria legge nazionale le direttive europee in materia. Solo cosi si eviterà la delocalizzazione delle aziende di questo settore, che chiudono in Italia per riaprire in altri Paesi dove i costi tra personale e servizi di gestione è decisamente inferiore”.
L’appello del sottosegretario
“Quando si discute del destino non solo di un’azienda o di un settore produttivo, ma di centinaia di lavoratori e lavoratrici, credo sia necessario assumere l’approccio della responsabilità e del rispetto. La responsabilità di sedersi al tavolo del confronto e di condividere un percorso risolutivo. Il rispetto verso le istituzioni che doverosamente si stanno facendo parte attiva in una vertenza delicata come quella che riguarda i call center, ma anche dei lavoratori – per lo più giovani – che in questo confronto chiedono che vengano individuate soluzioni concrete per la loro esistenza”. Lo dichiara la sottosegretaria Teresa Bellanova in merito alla convocazione del tavolo per la vertenza Accenture: “E’ per questo che in merito alla vertenza Accenture rivolgo un appello alla BT a ritornare sulle proprie decisioni e a sedersi al tavolo con il Governo e le parti sociali come peraltro si era impegnata a fare durante l’incontro informale tenutosi la scorsa settimana”.