Cronaca

Assunzioni e potere: la guerra del Covid fra Asp e commissari

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03 Luglio 2021, 05:05

6 min di lettura

PALERMO – Che cosa l’abbia scatenata resta un mistero. O meglio, si può solo ipotizzare, ma è certo che c’è una “guerra” fra le aziende sanitarie provinciali e le strutture commissariali per l’emergenza Covid. Ed è una guerra che a Palermo si è manifestata con forza negli ultimi giorni, ma che va avanti da più di un mese.

I protagonisti sono stati convocati per martedì prossimo dalla commissione Sanità dell’Ars. Si spera che almeno in quella sede si chiariscano le posizioni di uno scontro ingiustificabile.

In ballo c’è la gestione dell’emergenza e soprattutto del personale. Un esercito di medici, operatori sanitari e amministrativi con contratti a tempo determinato, rinnovabili e in gran parte rinnovati nelle ultime ore. Sono circa nove mila le persone assoldate per contrastare il Covid. Adesso bisogna confrontarsi, per fortuna, con una situazione diversa rispetto al passato.

I ricoveri nei reparti Covid sono praticamente azzerati, tanto che è partita la riconversione all’attività ordinaria. C’è meno lavoro anche per le Usca, unità speciali di continuità assistenziale, nate con il compito di seguire i pazienti Covid positivi o sospetti, a domicilio, nelle strutture territoriali, dimessi dal pronto soccorso o dai reparti. Durante i mesi caldi della pandemia in Sicilia erano state rafforzate: una ogni 25 mila abitanti. Adesso si torna alla normativa nazionale che ne prevede una ogni 50 mila abitanti.

La Regione, però, ha deciso di rinnovare la stragrande maggioranza dei contratti del personale medico e infermieristico per potenziare una campagna vaccinale che ha subito un pesante rallentamento. La gente non si vaccina. Si spera di convincerli raggiungendoli a domicilio o nei luoghi delle vacanze. A Palermo, ad esempio, sono stati allestiti due info point in piazza a Mondello e in via Ruggero Settimo dove ci si può prenotare per le somministrazioni.

Alcuni, però, resteranno fuori dai contratti. A Catania, ad esempio, in 130 non hanno ottenuto il rinnovo nelle Usca. Franco Luca, direttore del Dipartimento per le Attività territoriali, è il primo a spiegare che oggi ci sono altre emergenze da affrontare. In trenta ex Usca già dalle prossime ore avranno un nuovo contratto a termine nelle guardie mediche turistiche.

L’hub vaccinale della Fiera del Mediteraneo di Palermo è vuoto. La macchina del Covid con centinaia di lavoratori non somministra più le dosi giornaliere dei mesi scorsi. Si è passati da seimila a duemila, a volte anche meno e con l’avanzare dell’estate è lecito attendersi un ulteriore decremento.

Ed è tra il padiglione della Fiera e la sede dell’Asp in via Cusmano che si combatte la guerra del personale. Da una parte la direzione generale guidata dal manager Daniela Faraoni e dall’altra il commissario per l’emergenza Renato Costa. L’ultimo atto è stata la decisione di Costa, con l’avallo politico perché politica è la sua nomina, di accentrare il lavoro delle Usca nell’hub e quartier generale del commissario.

«Proprio adesso che il Coronavirus torna a diffondersi a causa della variante Delta, il sistema delle Usca di Palermo e provincia viene cancellato per essere centralizzato alla Fiera del Mediterraneo, sotto la guida del commissario per l’emergenza Covid, Renato Costa», ha tuonato Gaetano Mazzola, della Cisl funzione pubblica.

Il sindacalista vede nella scelta “il preludio allo smantellamento di un sistema che ha consentito di garantire indispensabili servizi di assistenza, prevenzione e monitoraggio dell’andamento pandemico. Non si comprende l’obiettivo di questo progetto e si ignora quale sia la sua utilità, ancora di più in considerazione del fatto che si sono rivelate vincenti scelte di segno opposto alla centralizzazione, come la presenza di Usca nei distretti territoriali e l’apertura di centri vaccinali in tutta la provincia».

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Gli ha fatto eco Giuseppe Lupo, deputato regionale e capogruppo del Pd all’Ars: «Davvero non si comprendono i motivi. È una decisione che ha spiazzato i sindaci che in questi mesi hanno collaborato con l’Asp e con la struttura commissariale, e che va in senso opposto rispetto all’orientamento del ministro Speranza e del commissario Figliuolo, che puntano ad una sanità di prossimità nel contrasto al Covid».

Nello schieramento che boccia la scelta di Costa, dunque, ci sarebbero anche i sindaci. Non è un caso che lo stesso Costa abbia dichiarato che il lavoro delle Usca vada rimodulato. Devono essere “utilizzate per fare cose importanti, non per somministrare il tampone, magari, al nipote di qualche sindaco, mi lasci passare la battuta”. Che battuta non sembra.

Così come non sembra casuale il passaggio della risposta di Costa alla domanda se ci si trovi dinnanzi a una guerra per il potere:
“Ma io non sono un uomo di potere. Forse una donna di potere è la dottoressa Faraoni che dirige l’Asp, lo dico con il massimo rispetto. Il rapporto, come vede, è sbilanciato”.

Tutto è iniziato a fine maggio, quando Faraoni ha chiesto a Costa di fare una ricognizione del personale che lavora alla Fiera, tenendo conto che si tratta di personale reclutato dall’Asp attraverso i bandi speciali fra cui quello del Policlinico di Messina.

Costa ha accompagnato l’esito della ricognizione con una nota che riconosce il merito dei lavoratori. Ha parlato di “servizio fondamentale”, di “risorse da non disperdere in fase di prevenzione e protezione della salute”. Ed ancora di “attività magistralmente svolta dalle nostre Usca che conoscono il paziente”. Prima hanno diagnosticato la positività al Covid, poi hanno assistito il contagiato durante il ricovero e accompagnato alle dimissioni. Infine dopo la dimissione dai reparti di terapia intensiva ne monitorano i postumi. Ora questo personale, così dice Costa, serve per i vaccini, anche se per il nuovo impiego occorrerebbe rivedere la tipologia dei contratti.

Quando il 29 giugno il commissario Costa ha deciso di centralizzare tutte le Usca provinciali alla Fiera, la direzione generale dell’Asp gli ha riposto con una nota, indirizzata anche all’assessore Ruggero Razza. Una nota piccata che ricorda a Costa la decisione, unilaterale, di assegnare tutti i medici reclutati con i bandi speciali per il Covid alla struttura commissariale.

“Non si discute la scelta è però opportuno evidenziare che…“: la nota rivendica tutto il lavoro svolto dall’Asp. Dai vaccini somministrati ai disabili a quelli nei piccoli comuni della provincia, ma anche nelle isole di Ustica, Lampedusa e Linosa, nella case di riposo, nelle residenze assistite, nei centri commerciali, nei palazzetti dello sport di Bagheria e Cefalù, nell’ex deposito delle locomotive a Corleone, all’ospedale Ingrassia, alla Casa del Sole e a Villa delle Ginestre. Oltre alla gestione del San Paolo Palace trasformato in Covid hotel.

“Oggi l’accentramento complessivo delle risorse presso la struttura commissariale – conclude la nota – comporterà la necessaria redistribuzione delle risorse già presenti nell’organizzazione e gestite da questa direzione”.

Costa mantiene attiva per intero la struttura con tutto il personale, oltre mille impiegati, e l’Asp si chiede se ci sia proporzione nella distruzione delle risorse, oggi che la Fiera è praticamente vuota. In via Cusmano, dove preferiscono non replicare alle parole di Costa, non hanno alcuna intenzione di diventare l’ultima provincia dell’impero. Se non è guerra questa.

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03 Luglio 2021, 05:05

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