Dai dati dei sequestri delle aziende strappate alla mafia, emerge una presenza sempre più cospicua di società di trasporti sequestrate alle cosche; nel caso di Catania il riferimento ai gruppi Santapaola-Ercolano sembrano evidenti, persino rafforzati da legami anche con altre “famiglie” nel resto dell’Isola. È in questo quadro che si configuravano anche la Geotrans S.R.l e la Geotrans logistica Frost, aziende sequestrate nel 2014 poiché ritenute riferimenti economici degli Ercolano, confiscate nel giugno 2019 per decisione della Cassazione, che ha convalidato il provvedimento di confisca emesso dai giudici di secondo grado, dopo la decisione della sezione Misure di prevenzione del Tribunale etneo su richiesta della Dda.
Fin dal sequestro, i lavoratori hanno realmente collaborato con l’amministrazione giudiziaria, contribuendo al rilancio dell’impresa in una prospettiva nuova in cui la legalità si è coniugata con il corretto inserimento nel mondo imprenditoriale. Ed è la storia che i catanesi hanno ascoltato dalla stessa voce dei protagonisti nella serata di giovedì sera nel Cortile della Cgil di via Crociferi. Nel corso dei lavori sul tema “Il coraggio della ripartenza. Storie di confische e di legalità: l’azienda GeoTrans” l’incontro- dibattito organizzato dalla Camera del lavoro di Catania e coordinato dal segretario generale Giacomo Rota, sono intervenuti la responsabile del Dipartimento Legalità della Cgil, Pina Palella, il segretario generale della Filt Cgil, Alessandro Grasso che ha segnalato il tentativo sempre più pericoloso e pressante di smantellare il contratto nazionale del lavoro con tutte le regole di trasparenza e legalità ad esso connesse e l’assenza dei servizi ispettivi; il segretario generale della Filt nazionale, Stefano Malorgio (presente in video conferenza, ha sottolineato la centralità della logistica nel sistema economico italiano ), il segretario generale della Filcams Cgil, Davide Foti, che ha segnalato come non sempre i grandi marchi nel commercio siano garanzia di legalità (“ad esclusione del primo livello, cioè il lavoratore, spesso la logistica viene data in appalto prestando il fianco a lavoro nero e interessi criminali ”) l’amministratore della GeoTrans Luciano Modica (“quando si arriva al sequestro la chiave è curare i rapporti personali e la costruzione di una nuova fiducia con i lavoratori. Resta il problema dei clienti; se si rispettano le regole si viene esclusi dal mercato perché i costi reali non ti permettono di essere concorrenziale”); i lavoratori della GeoTrans Denise Bongiovanni ( rsa Filt Cgil Catania) e Salvo Formica, ma anche l’ex dipendente dell’azienda Vedis, Davide Parco, applauditissimi dal pubblico.
Molto atteso è stato l’intervento di Claudio Fava, presidente della Commissione regionale Antimafia. Tra i partecipanti anche Nicola D’Agostino, deputato e componente della Commissione stessa (“È necessario fare luce sul meccanismo della concorrenza sleale che si determina a danno della GeoTrans; ciò a causa della preferenza della compagnia di navi Grimaldi che continua a sostenere la coop costituita dai vecchi proprietari”). Ha concluso i lavori il segretario generale della Cgil Sicilia Alfio Mannino.
Alla responsabile del Dipartimento Legalità del sindacato, Pina Palella, è stato affidato il compito di illustrare la storia della delicata vertenza -che nel tempo si è trasformata in una best practice- anche attraverso l’aiuto di dati e l’aggancio alle norme nazionali. Dai dati forniti dalla ANBSC fino al 23 giugno 2020, sono 809 le aziende confiscate in gestione dell’Agenzia Nazionale Beni Sequestrati Confiscati in Sicilia. Le aziende “destinate” (le cui relative procedure sono giunte al termine) sono 495. Sempre in Sicilia le aziende confiscate nel settore dei trasporti e logistica sono in gestione 45 , mentre le “destinate” sono 30. A Catania e provincia le aziende in gestione sono 121, le “ destinate” sono 87. Le aziende confiscate nel settore dei trasporti e logistica sono in gestione dell’ANBSC 15, quelle “destinate” sono 7.
Spiega Pina Palella: “I lavoratori della GeoTrans, fin dal sequestro hanno collaborato con l’amministrazione giudiziaria accettando di buongrado il supporto continuo della Cgil contribuendo così al rilancio dell’impresa in una prospettiva nuova in cui la legalità si è coniugata con il corretto inserimento nel mondo imprenditoriale. Nonostante le difficoltà tipiche delle aziende sequestrate alla mafia, la perdita di commesse e vivendo in prima persona il classico contesto da “terra bruciata” , l’azienda è riuscita a riaffermarsi grazie all’impegno dei lavoratori e dell’amministrazione, diventando azienda pizzo free. Dopo la confisca definitiva tra i lavoratori è sorto un fortissimo timore per il rischio di perdere ciò che con tanta fatica hanno ottenuto”.
Per il presidente Claudio Fava, il caso Geotrans è “una grande vittoria ma anche una faticosa sfida con una strada tutta in salita. Siamo a Catania, e un’azienda della famiglia Ercolano oggi è nelle mani dei suoi dipendenti; è crollata quella certezza del “comando io”. Ma ora bisogna che queste realtà non muoiano di morte prematura come avviene nel 90% dei casi, altrimenti saranno gli Ercolano a dire “con noi si vive male ma almeno si lavora”.
La partita è ancora aperta dunque, ma come ha sottolineato il segretario Alfio Mannino: “la nostra vertenza sindacale va costruita sulle basi dello sviluppo possibile della buona occupazione. Abbiamo chiesto la creazione di un Osservatorio regionale sulle aziende confiscate alla mafia. Se abbiamo davvero voglia di fare grandi cambiamenti nella nostra terra, si deve partire proprio dai casi virtuosi come la GeoTrans, continuando però ad insistere sulle pratiche concrete che suscitino fiducia”.