Balneari, il 'caso Sicilia'. Firullo: "Schifani non segua Roma"

Balneari, il ‘caso Sicilia’. Firullo: “Il governo Schifani non segua Roma”

Il leader dei concessionari siciliani analizza le leggi e lancia un appello

PALERMO – C’è una battaglia che si combatte tra Bruxelles e le coste siciliane, passando da Roma: in ballo c’è l’applicazione della direttiva Bolkestein, che impone l’adozione di procedure a evidenza pubblica.

Ma il leader dei balneari siciliani Antonello Firullo non ci sta, soprattutto dopo che la Consulta ha bocciato, su ricorso del governo Meloni, la proroga delle concessioni fino al 2033. E adesso cosa accadrà? L’intervista.

Balneari e concessioni, a che punto è la battaglia?
“Abbiamo scoperto che il disegno di legge del governo nazionale di fatto consente ai Comuni costieri di mettere in bando le concessioni fin da subito. Sono previsti indennizzi ridicoli e si dimentica l’avviamento. Ci sono tanti concessionari che hanno avviato un’attività, ma per lo Stato italiano diventa un nulla di fatto”.

Com’è la situazione in Sicilia?
“Nella maggior parte dei casi sono attività a conduzione familiare, con il sistema turistico balneare che già ha preso piede in modo forte nelle zone dell’Agrigentino e a Catania e Palermo. Il problema tecnico è che al di là di questa situazione diversa nella nostra isola, in Sicilia abbiamo il 19% di occupazione demaniale su 1.500 km di costa e noi arriviamo al 6-7% al massimo”.

E il resto chi lo gestisce?
“Attività sportive, corridoi di lancio, attività industriali, le concessioni dei porti. Noi siamo circa 800 titolari su 3mila. Ci sono anche privati che hanno piccole concessioni limitrofe alle abitazioni, per andare a mare”.

Dal punto di vista pratico adesso cosa accadrà?
“Noi stiamo chiedendo con forza il rispetto della legge regionale che è stata modificata. La legge nazionale a Roma aveva dato tacitamente il rinnovo di tutte le concessioni fino al 2033. In Sicilia Musumeci e Cordaro hanno recepito questa legge modificandola e obbligando noi concessionari a fare una nuova richiesta con una nuova concessione demaniale. Abbiamo pagato 250 euro per l’iter istruttorio, l’ufficio registro, abbiamo passato circa 8 mesi, ottenuto la nuova concessione con una fideiussione fino al 2033”.

A cosa è servita questa procedura?
“Al demanio è servita per decidere chi può ottenere l’estensione e due sentenze del Consiglio di Stato hanno detto che andava fatto un iter istruttorio nuovo, come è avvenuto in Sicilia. Noi chiediamo con fermezza il rispetto della legge regionale che ha prorogato le nostre concessioni fino al 2033, con evidenza pubblica”.

In pratica non vorreste seguire la norma nazionale?
“Non la possiamo seguire perché siamo gli unici che abbiamo fatto un iter istruttorio nuovo per le concessioni fino al 2033. L’assessore Cordaro all’inizio lo ha detto chiaramente. La nostra legge non ha nulla a che vedere con quella di Roma”.

In precedenza cos’era accaduto?
“Col governo Crocetta l’assessore Maurizio Croce prorogò le nostre concessioni fino al 2020 perché la direttiva europea non si poteva applicare per l’assenza di ‘scarsità di risorse’. Tutti i concessionari siamo meno del 18%, compresi i porti. Perché non vanno al bando le concessioni industriali? Fermo restando che ad oggi la Regione Sicilia rilascia concessioni di breve durata, anche a pochi metri da una struttura esistente”.

Cosa chiedete a Schifani?
“Noi chiediamo a Schifani e all’assessore Giusy Savarino, con fermezza il rispetto della legge regionale che ci ha dato la nuova concessione fino al 2033”.

Cosa temete?
“Temo che il governo a Palermo segua le indicazioni romane, mentre la nostra situazione è diversa rispetto al resto d’Italia”.

Si parla anche del fatto che l’ammontare delle concessioni è basso!
“Noi abbiamo detto alla Regione di aumentare i canoni nei giusti limiti, ma abbiamo bisogno di lavorare. Noi abbiamo una concessione di 3mila metri quadrati e paghiamo 10 mila euro l’anno, lavoriamo anche in inverno. Possiamo anche raddoppiare l’importo ma abbiamo restrizioni, pericoli, danni da mareggiate”.

Cosa deve fare la Sicilia?
“La Sicilia non investe nel demanio, gli uffici sono senza personale. Perché dobbiamo avere tutti questi problemi? Il presidente della Regione Calabria ha salvato i suoi concessionari. Auspico che avvenga lo stesso in Sicilia“.


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