Il monte che portò la morte, oggi diviene segno di speranza

Il monte che portò la morte, oggi diventa segno di speranza

La vicenda della fluoroedenite killer che dalla cava di Biancavilla generò tumori e decessi. Decenni dopo, quel luogo diverrà un Parco per le nuove generazioni (nella foto, il rendering).
LUNEDI' LA FINE DI UN INCUBO
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BIANCAVILLA. Quella della cava di Monte Calvario a Biancavilla è una storia che da ricchezza di paese si è trasformata presto in una mannaia di morte. Ma che oggi conosce la rivincita della speranza.
Una vicenda che porta con se tutti i segni e le ferite di una comunità che ha convissuto per decenni – in modo incolpevole e inconsapevole – con un killer invisibile e sconosciuto e che solo sul finire degli anni novanta è stato accertato provenire proprio dalla cava di Monte Calvario.
Si tratta della fluoroedenite. Così venne ufficialmente ribattezzato, nel 2001, quel minerale fibroso per nulla difforme all’amianto che nel corso dei decenni era parte di quella pietra di origine lavica sminuzzata e proveniente dalla cava utilizzata poi (dopo essere stata mescolata col cemento) per la costruzione di un intero paese: case, strutture pubbliche, opere di urbanizzazione.
Un ventennio di espansione, tra gli anni sessanta e ottanta, nel corso del quale nulla poteva lasciar presagire al peggio.

L’alta mortalità per tumori

L’emergenza scatta attorno alla metà degli anni novanta. Quando l’Istituto superiore della Sanità individua Biancavilla tra i Comuni più colpiti dal mesotelioma della pleura.
E’ un fatto che sconvolge un’intera comunità.
Com’era possibile che in un territorio che viveva principalmente di agricoltura potessero registrarsi casi di tumore come quelli nei quali insistono insediamenti industriali legati all’amianto? Possibile che si trattasse di un errore?
Eppure la verità era schiacciante. Le stesse cartelle cliniche confermavano la diagnosi: mesotelioma della pleura. Ad essere maggiormente colpiti erano i più giovani e le donne.
Alla fine, i morti accertati per tumore riconducibile alla fluoroedenite saranno all’incirca 60. Ma si tratta di un dato che parte dal 1988 in poi: della cronologia precedente non vi è più alcun riscontro.

Monte Calvario

Furono le analisi alla roccia di Monte Calvario che confermarono il disastro. Quella particella di morte, creduta all’inizio essere amianto, era  appunto l’altrettanto nociva fluoroedenite.
Il sindaco di allora Pietro Manna decretò l’immediata chiusura della cava: e da lì in poi si corse ai ripari in una situazione d’emergenza che vedeva strade e costruzioni ancora incomplete, lasciate nella possibilità che la particella-killer potesse sprigionarsi nell’aria.
Nel 2001 la cava venne definitivamente impermeabilizzata col cemento.
L’ormai ex Monte Calvario venne indicato come Sito d’interesse comunitario, con Biancavilla che divenne un caso internazionale.

Il lavoro delle amministrazioni comunali

Da allora, ogni amministrazione comunale che si è succeduta, da quella di Pietro Manna (per l’appunto) a Mario Cantarella, da Giuseppe Glorioso all’attuale di Antonio Bonanno, nessuno ne ha mai fatto responsabilmente una questione di bandiera elettorale. Un intero paese è stato colpito da una sciagura inimmaginabile. Ogni famiglia conta un parente o un conoscente che si è ritrovato a fare i conti con le conseguenze della fluoroedenite.
E la comunità biancavillese ha saputo fare quadrato divenendo una delle chiavi che ha portato al finanziamento definitivo per la bonifica e creazione di un Parco urbano consegnato alle nuove generazioni.
Lunedì prossimo si celebrerà la cerimonia ufficiale di consegna dei lavori.

La parole del Sindaco Antonio Bonanno

“Abbiamo dovuto fare i conti con un nemico sconosciuto, la cui esistenza era da tutti ignorata in buona fede. Perfino la sostanza ‘killer’ non aveva ancora un nome. E’ stato il professor Antonio Gianfagna, del Dipartimento Scienze della Terra dell’Università La Sapienza di Roma, a chiamarla fluoroedenite, un ‘anfibolo fibroso’ che ha molte caratteristiche in comune con l’amianto. Noi biancavillesi ci siamo accorti dei danni provocati da questa sostanza soltanto dopo che l’Istituto Superiore di Sanità – nel 1996 – ha certificato l’aumento significativo nella nostra città di casi di mesotelioma pleurico.
La lunga incubazione della malattia, 30 anni circa, ha fatto sì che l’allarme generalizzato scattasse purtroppo quando tanti decessi si erano già registrati. Da quel momento in poi, però, nessuno – parlo delle istituzioni e delle autorità ambientali e sanitarie – è stato con le mani in mano. Il sito è stato dichiarato di interesse nazionale”.

Il Progetto, il Parco ed i lavori

“Nel 2015 la Regione ha varato un piano straordinario – prosegue il primo cittadino -. Per i lavori sono stati stanziati oltre 17 milioni di euro, frutto di un accordo quadro tra Regione e ministero dell’Ambiente – intesa siglata nell’ottobre del 2020 – sulle bonifiche dei grandi siti inquinati.
Già da anni, va detto, i livelli di pericolosità registrati sono sotto la soglia, meno di una fibra per litro d’aria.
E’ certo che con la bonifica e la messa in sicurezza permanente che sarà avviata lunedì, la città fa un passo in avanti in favore della compatibilità ambientale. L’ampia area interessata è già sotto i riflettori delle autorità sanitarie. Sul piano del monitoraggio, c’è stato un ‘prima’ e ci sarà anche un ‘durante’ e un ‘dopo’, in riferimento ai lavori che verranno eseguiti. La durata prevista è di circa 3 anni e mezzo. Fuori dall’area dell’ex cava è necessaria, infine, una costante mappatura per testare i livelli di pericolosità ancora esistenti in tutto il territorio. 
Nell’area di Monte Calvario è previsto sorga un parco urbano – conclude Bonanno -: diventerà un luogo di vita aperto all’incontro e all’aggregazione tra i cittadini, con uno spazio dove anche i bambini potranno giocare”.


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