GIARRE. Appare più sereno, a poche ore di distanza dalle sue dimissioni, l’ormai ex sindaco di Giarre Roberto Bonaccorsi. La tensione accumulata negli ultimi giorni, acuitasi domenica sera dopo l’ultimo inutile confronto con Articolo 4, inizia ad allentarsi. “Mi sento come quando superavo un esame all’università – dice – con quel senso di liberazione. Sono stati giorni duri”.
Come mai non si è riusciti a trovare un accordo?
“Quando mi è stato chiesto di candidarmi, ho posto solo una condizione: l’indipendenza. Quando sono stato eletto i cittadini hanno fatto una scelta che non poteva essere stravolta. Ad una giunta politica si può arrivare, secondo me, solo con il voto. Qui c’è stata la rottura. Mi sembrava una buona mediazione trovare un accordo sulle cose che si potevano fare in questi anni e trovare dei soggetti con un certo profilo tecnico. Non mi sarebbe sembrato coerente con quello che avevano scelto i cittadini fare l’opposto”.
Qualcuno dice che avrebbe dovuto dimettersi un anno fa.
“C’è stata un’azione concentrica di buchi millantati, poi spariti. La situazione non era quella che è stata raccontata per sei mesi. C’era una strategia. Il sindaco non faceva comodo a tanti. L’essere rigorosissimi a volte non paga, ma io ne sono fiero. Un anno fa in maggioranza c’erano otto consiglieri e quindi c’era almeno la possibilità di aprire un consiglio comunale in seconda convocazione. Oggi non avevamo nemmeno questa possibilità, quindi la situazione era totalmente cambiata. Un tentativo andava fatto. Ci ho provato per alcuni mesi e si era quasi concretizzato, poi non so cosa sia successo dall’altra parte ma c’è stato un cambio improvviso di rotta. Io non ho nulla da recriminare, ho fatto tutti i tentativi. L’ultimo è stato fatto lunedì sera. Quando ho capito che non c’era più speranza, che c’era un muro davanti a me, ho deciso di dimettermi. E’ prevalsa la politica muscolare, non quella della ragione”
Che ruolo ha giocato Luca Sammartino?
“Sammartino fa il suo dovere e cerca di aumentare i propri consensi a livello provinciale. Mi dispiace per il giarrese che non pensa in autonomia. La logica che il potere decisionale venga demandato a chi non conosce la città è un’altra cosa. Io non chiamo Catania se devo scegliere ciò che ritengo sia utile alla mia città e neanche a Palermo. Le scelte devono essere fatte a Giarre”.
Qualcuno dei suoi avversari in consiglio l’ha chiamata
“Nessuno” ( Tania Spitaleri, Pd, telefona nel corso dell’intervista)
Si sente di aver fallito?
“Fallito no. Ritengo che sia una sconfitta ma non di Roberto Bonaccorsi ma della speranza, del cambiamento. Credo che questi tre anni abbiano segnato comunque in maniera determinante la storia di questa città. L’elettore difficilmente accetterà alcuni gesti o cambiamenti. Nonostante ci sia il tentativo, la città non avrà più il ruolo di colonia, un luogo in cui piantare una bandierina nel Risiko del potere della provincia. Ritengo che questo i cittadini lo abbiano capito e che delegheranno solo ad un giarrese il diritto di governare la città”.
Le dichiarazioni di Luca Sammartino sono state pesanti. Vuole replicare?
“Il fatto che risponda Sammartino è la prova provata di quello che ho detto. Che ne sa Sammartino dei problemi della città?”
Pagano parla di una sua ricandidatura.
“Pagano mi vuole male (ride). No scherzo, mi vuole bene. In questo momento ho bisogno di riposo. Oggi ho una consapevolezza diversa rispetto a tre anni fa. Quindi adesso farò altre valutazioni. Vedremo se ci saranno le condizioni. Chiunque sia il sindaco di Giarre, l’importante è che sia lui a decidere delle sorti della città. Non possiamo demandare le scelte della città a qualcun altro. Chiunque sia l’importante è che non dipenda da una segreteria catanese”.