Botte alla compagna incinta | Arrestato pregiudicato dello Zen

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04 Settembre 2014, 15:23

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PALERMO – L’aveva obbligata a scappare con lui, a rifugiarsi in un’abitazione fatiscente dove mancava tutto. Eppure lei aveva bisogno di cure, di controlli, visto che era già al quinto mese di gravidanza. Ma se non l’avesse seguito, avrebbe continuato a minacciarla e picchiarla. La ragazza incinta era ormai finita in un tunnel di angherie e sevizie dal quale credeva non potesse più uscire. Una trappola di ricatti morali e fisici che aveva trasformato la sua vita in un inferno. Almeno fino a quando non ha trovato il coraggio di fuggire da quella casa in provincia di Palermo da cui poteva uscire solo per fare la spesa, e di rivolgersi al commissariato di Cefalù, dove si è recata con i propri genitori.

La protagonista della storia è una ragazza di ventun’anni, che come gli investigatori hanno potuto accertare veniva continuamente sottoposta a maltrattamenti e vessazioni psicologiche da parte del compagno, Ignazio Ferrante, un pluripregiudicato di 29 anni del quartiere palermitano Zen, per il quale, adesso, sono scattate le manette su richiesta della Procura di Termini Imerese.

Già in passato la giovane si era allontanata da casa, sempre sotto costrizione del ragazzo, ma negli ultimi giorni la sua assenza si era prolungata e il panico aveva avvolto i suoi genitori. Non avevano idea di dove si trovasse la figlia, speravano che sia lei che il bimbo che porta in grembo stessero bene. Nel frattempo, le minacce di Ferrante sono aumentate ed hanno raggiutno il culmine della violenza.

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Il ragazzo avrebbe detto alla ventunenne che l’avrebbe sfregiata se qualcuno avesse portato lei e il piccolo lontano, o se lei stessa avesse tentato di fuggire. Un giorno, soltanto per avere rivolto una parola al vicino di casa, Ferrante aveva sferrato una testata alla compagna. “Se ti sfregio non ti vorrà più nessuno”, le diceva. Ma al centro delle minacce c’erano anche i genitori della ragazza: “Se te ne vai stermino la tua famiglia”, aveva ribadito più volte Ferrante.

Ma la giovane non aveva nemmeno un telefono per avvisare i suoi cari, non sapeva come difendersi. Approfittando della sua assenza, quindi, ha deciso di darsela a gambe levate e di raggiungere il padre e la madre per andare a raccontare tutto al commissariato diretto da Manfredi Borsellino. I poliziotti hanno monitorato per diversi giorni l’uomo, si sono appostati nei pressi dell’abitazione, fino a bloccarlo. Per lui sono scattati i domiciliari con l’accusa di maltrattamenti.

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04 Settembre 2014, 15:23

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