TORINO – Dovrà incassare da Poste Italiane ben 65mila euro e non 28mila come invece offriva l’azienda. E’ il caso della titolare di un buono fruttifero postale dal valore di 5 milioni di lire sottoscritto nel 1989 e che ora vale 65mila euro. A dare ragione alla cliente è la sentenza del tribunale di Torino.
La vicenda si riferisce ad alcuni buoni fruttiferi postali emessi dopo il 1986. Quando cioè era già uscita la serie “Q” dei prodotti di investimento che vedeva tassi di rendimento più bassi. Poste continuava a utilizzare comunque i moduli della serie precedente, la “P”, apponendo poi semplicemente un timbro sopra i vecchi rendimenti per specificare quanto avrebbero fruttato in futuro.
Nonostante i numerosi ricorsi, Poste Italiane avrebbe continuato ad applicare i tassi più bassi, non corrispondendo le somme maturate.
L’ultima sentenza del tribunale di Torino ha condannato Poste ad erogare ben 37mila euro in più rispetto ai 28mila promessi a una risparmiatrice che aveva pagato il buono solamente 5 milioni di lire nel 1989.