CROTONE – Una pattuglia dei carabinieri insegue di notte a 200 all’ora l’auto di un trentunenne sotto effetto di cocaina, lungo le strade statali calabresi. A un certo punto la Volkswagen Caddy si ferma, uno dei due militari scende dalla macchina e il conducente, totalmente fuori controllo, tenta di investirlo per riprendere la sua folle fuga, infilarsi in aperta campagna e riuscendo definitivamente a dileguarsi, spegnendo le luci in mezzo ai rovi.
Inizia così la storia per cui un carabiniere siciliano, A.D., 46 anni, vicebrigadiere nato e cresciuto a Leonforte, in provincia di Enna, all’epoca in servizio al radiomobile di Sellia Marina – che da anni vive e lavora in Calabria – ha dovuto difendersi da un processo per l’accusa di lesioni ai danni del conducente dell’auto. Secondo quanto ricostruito, quella notte, nell’aprile del 2020, il giovane sarebbe rimasto ferito da un proiettile esploso dalla pistola mitragliatrice d’ordinanza del militare. Proprio così: un proiettile esploso dal carabiniere mentre si scansava, per non essere investito. Ora il vicebrigadiere ovviamente è stato assolto con formula piena.
La sentenza è stata emessa dal giudice Rosalba Lastoria, in composizione monocratica presso il Tribunale di Crotone, che allo stesso tempo ha condannato il conducente dell’auto in fuga, S.T., oggi trentatreenne, a 1 anno 6 mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale e 6 mesi di arresto più 2000 euro di ammenda per guida sotto l’effetto di stupefacenti, con sospensione della patente per 2 anni. La formula dell’assoluzione, per il vicebrigadiere, è perché il fatto non costituisce reato.
Alla luce della ricostruzione dei fatti, scrive il giudice in sentenza, “appare evidente come alcun rimprovero, neanche d’eccesso colposo, possa essere mosso al D.”. “Anche a voler ammettere — e sul punto la prova è tutt’altro che granitica – che il proiettile che ha ferito il T. sia stato esploso dall’arma del Carabiniere le parti dell’autovettura attinte da colpi di arma da fuoco o la parte del corpo raggiunta da uno dei colpi depongono in maniera univoca per un’azione compiuta in stato di legittima difesa”, scrive ancora il giudice. E ancora: “Nonostante abbia rischiato di morire travolto dall’automezzo condotto ad alta velocità dal T. ha avuto la freddezza di non puntare l’arma sul parabrezza o sul finestrino ma di mirare alla parte base del veicolo”.
Va evidenziato che il giovane, imputato, si era costituito parte civile per chiedere che il carabiniere e anche il Ministero della Difesa, citato come responsabile civile, fossero condannati a risarcirgli i danni per i 30 giorni di prognosi cagionati da una ferita d’arma da fuoco al terzo medio della gamba sinistra. Con l’assoluzione cade ogni richiesta risarcitoria. Il vicebrigadiere è difeso dall’avvocato Antonio Lomonaco, mentre il trentatreenne è difeso dall’avvocato Luigi Frustaglia.