Cronaca

Carini, droga: il napoletano, lo sporco e il cavallo sparato

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20 Gennaio 2022, 12:12

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PALERMO – L’uccisione di un purosangue segnò il massimo livello di tensione fra due bande di trafficanti di droga. Alla fine si spartirono l’eredità lasciata a Carini da Alessandro Bono, signore della droga condannato a 20 in in primo grado nel gennaio dello scorso anno. Uomo dei traffici illeciti, ma anche dei misteri. Assieme a Bono fu arrestato anche Giuseppe Mannino.

Dopo si sarebbero fatti avanti Andrea Giambanco e Giuseppe Mannino (omonimo del primo), fra i 17 arrestati nel blitz dei carabinieri della scorsa notte. Ben presto “il napoletano” e “lo sporco”, questi sono i loro rispettivi soprannomi, arrivarono ai ferri corti. Giambanco considerava Mannino responsabile del furto di un chilo e 200 grammi di cocaina spariti dall’abitazione di un suo uomo.

La notte del 17 luglio si verifica un raid in una stalla a Torretta. Un cavallo viene ucciso, un altro ferito alle zampe a colpi di pistola. L’animale morto, un purosangue di nome Desert, apparteneva a Mannino, quello ferito a Giambanco. E sarebbe stato quest’ultimo ad armare la mano di qualcuno rimasto ignoto per uccidere il cavallo di Mannino.

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Così emergerebbe da un’intercettazione. Giuseppe Anile, pure lui coinvolto nel blitz, criticava la scelta di Giambanco di lavorare assieme a Mannino: “Ma come ti sei immischiato con lui, ti ci sei immischiato… tu con lo ‘spuorco’ non ti deve immischiare proprio, perché qui sono iniziati tutti i problemi qui, io mi sono allontanato tu hai avuto tutti i problemi, ti hanno rubato il chilo, ti hanno preso per sbirro, non li hai viste queste cose”.

E Giambanco rispondeva: “Perché mi sono venuti a cercare… hai visto però il cavallo?”, come a rivendicare il gesto. In questo contesto si valuta la posizione di un veterinario chiamato per curare i cavalli a cui venne chiesto il massimo riserbo.

L’uccisione del cavallo sancì la scissione fra i due gruppi a cui se ne sarebbe presto affiancato un terzo guidato da Maurizio Di Stefano. Più che gruppi si tratta di intere famiglie. Negli affari della droga sono coinvolti genitori e figli, cognati e cugini.

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20 Gennaio 2022, 12:12

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