Parole di Totò Cuffaro: “La Democrazia Cristiana insiste nella proposta che le nomine della sanità vengano affidate alla sensibilità del presidente della Regione e dell’assessore di competenza. Siano loro a selezionare con scrupolo e rigore i 18 migliori tra quelli presenti nell’elenco. E si provveda, poi, alla designazione nelle varie ASP e aziende ospedaliere col metodo del sorteggio”. E no caro Cuffaro, così non funziona, è proprio l’atto di selezione dei manager della sanità che dobbiamo totalmente staccare dalle dinamiche politiche e dei partiti. Totalmente.
Sono ormai innumerevoli gli articoli dello scrivente su Livesicilia a proposito dello scempio della sanità pubblica in Sicilia e sulle modalità di scelta dei vertici nelle Asp e nelle aziende ospedaliere. La spartizione delle poltrone in questo campo, dove dovrebbe imperare esclusivamente il diritto alla salute del cittadino consacrato nella nostra Costituzione, è vergognosa, immorale, contraria a ogni regola di buon senso, di rispetto verso i pazienti (cioè potenzialmente tutti noi) e le loro famiglie. Le eccellenze ci sono, ma solo dal punto di vista medico-scientifico e caso per caso, non è quindi il vero punto dolente della questione.
Manca, piuttosto, un modello organizzativo generale, comune, condiviso che consenta di trasformare l’attuale inferno che spesso si vive nei pronto soccorso e in molti reparti in un sistema efficiente e accogliente. Compito della politica non è quello di piazzare nelle stanze dei bottoni collettori di consenso indipendentemente dai risultati conseguiti o da conseguire. È, invece, quello di concepire strumenti di selezione dei vertici sanitari (bandi pubblici) assolutamente impermeabili a qualunque ingerenza dei partiti e idonei a reperire sul “mercato” nazionale, europeo e internazionale le migliori competenze in materia di gestione sanitaria.
È compito della politica fornire le giuste risorse umane – innanzitutto medici e infermieri da retribuire adeguatamente – materiali e finanziarie a chi avrà il compito di amministrare e organizzare, privilegiando incondizionatamente il servizio sanitario pubblico senza nulla togliere al privato. Compito della politica è controllare ed eventualmente sanzionare con la rimozione chi ha tradito le aspettative e fallito il raggiungimento degli obiettivi assegnati in fase di selezione.
Altro che confermare “a prescindere” gli uscenti che fanno comodo ai notabili dei palazzi del potere, altro che elenchi scontati, altro che scegliere tra una rosa di nomi proposta dai partiti come sembra aver suggerito il presidente della Regione Renato Schifani, altro che sorteggi per tacitare la coscienza. Non è pensabile che i problemi della sanità siciliana siano riconducibili all’aspetto economico-finanziario, non basta rientrare nei limiti di bilancio e poi fare spallucce se c’è carenza di personale e di posti letto, se le liste d’attesa sono lunghe costringendo molti a rinunciare di fatto alle cure, se c’è incuria, sporcizia, mancanza di cortesia dovuta allo stress quotidiano vissuto sovente dagli operatori per le difficili condizioni di lavoro, se c’è insufficienza delle forniture e delle strumentazioni mediche. Impossibile immaginare una rivoluzione nella sanità nostrana? Credo di no, credo, al contrario, che sia possibile un’altra sanità pubblica in Sicilia, come avviene in città e regioni d’Italia e d’Europa, che sia possibile evitare finalmente di aggiungere alla sofferenza di una malattia anche l’angoscia, il terrore di dover varcare le soglie di un ospedale.