Cas, le gallerie dell'inchiesta |Il "caso" del telecontrollo - Live Sicilia

Cas, le gallerie dell’inchiesta |Il “caso” del telecontrollo

Secondo i pm la procedura seguita per dotare le autostrade di questo strumento nasconde dei falsi.

Era ed è una questione di sicurezza. Le gallerie delle autostrade devono avere un sistema di telecontrollo. Ed invece, così emergerebbe dall’inchiesta della Procura di Messina, il telecontrollo all’inizio non era presente nei progetti delle gallerie “Capo d’Orlando” e Tindari”. Fu inserito solo successivamente, con delle perizie di variante.

Le perizie di variante

I funzionari del Cas Angelo Puccia e Alfonso Schepisi, secondo l’accusa, avrebbe fatto carte false visto che le perizie di variante si attivano solo per cause “impreviste e imprevedibili”. Di certo non per un dispositivo strettamente necessario per la sicurezza dei cittadini. Al di là del caso singolo la vicenda dimostra quanto farraginosa sia la macchina burocratica. La miriade di passaggi sembra cucita addosso a chi vuole approfittarne in maniera illecita.

I dubbi dell’assessore

Il primo a insospettirsi del fatto che il progetto per le gallerie non prevedesse il telecontrollo è stato l’assessore regionale alle infrastrutture Marco Falcone che il 28 marzo 2018 chiama Puccia e gli chiede “ma noi non stiamo aprendo interamente Capo d’Orlando perché manca il telecontrollo?”. Il funzionario risponde: “… allora perché manca… c’è il progetto del telecontrollo che deve andare in appalto”. Poi spiega che si tratta del “sistema software, hardware che dà indicazioni in caso di incendio, una macchina ferma in galleria, dà un preallarme un allarme”.
Falcone capisce che senza “questo telecontrollo non le possiamo mai aprire”. Anche perché c’era stato un richiamo della “Commissione permanente gallerie del ministero delle Infrastrutture” (esiste anche questo). Ancora Cuccia: “… per me se il progetto è qua per me si può… si individuano 10 ditte, 20 ditte e si fa una trattativa veloce, vista l’urgenza”. Infine di fronte alle contestazioni spiegava che “no nelle altre no” e che bisognava “adeguarle tutte” le gallerie.

Un ingegnere del ministero, così Falcone raccontava a Puccia in una seconda e successiva telefonata, ha sollevato la questione ma “noi li abbiamo chiamati, ma non avevano risposto”. Cuccia si giustifica dicendo che non è stata colpa sua. Nulla sapeva, visto che lui per sei mesi è stato sostituito nel ruolo di Rup. Una pausa forzata dovuta alla misura introduttiva che il gip aveva imposto a Cuccia in una delle tante inchieste sul Cas degli ultimi anni. “Si ricorda che per un periodo sono stato sospeso purtroppo?, dice Puccia all’assessore. Cuccia è poi tornato al suo posto. Nel maggio scorso la nuova indagine per il rischio crollo del viadotto Buzza, sulla Messina-Palermo, in territorio di Caronia. Ora una nuova grana giudiziaria.

Il telecontrollo “senza spesa”

In realtà il progetto iniziale prevedeva espressamente degli impianti di telecontrollo, solo che non furono inseriti nel quadro economico. Insomma il telecontrollo era previsto nel progetto, ma non era contemplato nella previsione di spesa.
Per mettere le cose a posto si sarebbe dovuto ricorrere ad un progetto di adeguamento ed invece furono fatte due distinte perizie “di variante e suppletiva” nel marzo del 2016, sottoscritte dal direttore dei lavori Alfonso Schepisi, valutate dal Rup Angelo Puccia, e infine approvate dall’allora direttore del Cas Salvatore Pirrone, “indotto in errore”. Alla fine il telecontrollo è arrivato, al termine di una procedura che secondo i pm di Messina nasconde dei falsi.

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