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Catania 2023? “Il centrodestra si riunisca al più presto”

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04 Gennaio 2023, 06:01

7 min di lettura

CATANIA – Il più pogliesiano tra i pogliesiani. Luca Sangiorgio i gradi del fedelissimo se li è guadagnati sul campo: il Consiglio comunale di Catania, dove non ha mai fatto mancare il suo sostegno all’amministrazione guidata da Salvo Pogliese. Anche durante le due sospensioni dell’ex primo cittadino e adesso senatore, anche dopo le dimissioni. E pure adesso che si vocifera che se Pogliese venisse assolto in Appello dall’accusa di peculato, magari entro marzo 2023, potrebbe pensare a una ricandidatura per Palazzo degli elefanti, Sangiorgio ragiona anche da amico, oltre che da compagno di partito: “Tutt’ora credo che lui preferisca, piuttosto che fare il senatore, fare il sindaco. Non penso, però, che ogni ragionamento possa essere fatto a cuor leggero”. Continua su LiveSicilia il dibattito sulle prossime amministrative nel Comune di Catania.

Consigliere, lei era alla sua prima esperienza da consigliere comunale. Come sono stati questi cinque anni?
“Bellissimi, certamente. Ma molto più duri di quanto pensassi. Sacrifichi tempo al lavoro e alla famiglia, e lo fai per passione. Gli ultimi cinque anni, però, sono stati credo i più difficili che un’amministrazione comunale catanese abbia mai dovuto affrontare: il dissesto, la pandemia, incendi, alluvioni, fallimenti. Ogni giorno abbiamo dovuto affrontare una catastrofe diversa, in un momento storico complicatissimo”.

E lo avete fatto, per molto tempo, senza un sindaco. La doppia sospensione di Salvo Pogliese, dopo la condanna in primo grado per peculato, ha pesato sui lavori del Consiglio?
“Per il rapporto che mi lega a lui, personalmente ho sofferto. Proprio dal punto di vista umano, comprendendo il dolore . Se parliamo dell’amministrazione della città, poi, non possiamo nasconderci: l’assenza di un sindaco pesa. Però è stata affrontata bene. Io non penso che l’esperienza di Roberto Bonaccorsi come sindaco facente funzioni sia stata negativa. Certo, la fase attuale, quella del commissariamento, è ancora diversa. Un commissario, per impostazione, non può ragionare come politico. Portoghese, comunque, sta dando la sua impronta ed è evidente che non voglia solo amministrare gli affari correnti, bensì puntare anche a lasciare qualcosa a questa città. Quando il sindaco è stato sospeso, qualcuno ha probabilmente pensato che fosse una sorta di liberi tutti. Che si potessero fare le cose di testa propria. Ma poi ha capito e la maggioranza si è mantenuta compatta”.

Di chi parla?
“È un ragionamento generale. L’aria che si respirava era quasi di smobilitazione. Poi le cose sono tornate sui binari giusti, tant’è che i lavori del Consiglio sono proseguiti senza intoppi. C’è da dire, comunque, che da operatore del diritto reputo la legge Severino una follia. Togliere un sindaco eletto alla cittadinanza è un obbrobrio e spero che questo governo riesca a modificare la norma. Se Pogliese dovesse essere assolto, in Appello, come gli auguro, chi gli darà indietro i mesi in cui è stato sospeso?”.

La sentenza di Appello è ormai dietro l’angolo. Ormai il processo di secondo grado è praticamente agli sgoccioli. Parla di questo con il senatore?
“Da amici, davanti a un caffè”.

Pochi giorni fa, dalle pagine di LiveSicilia, l’ex assessore Sergio Parisi ha dichiarato pubblicamente che crede di essere il nome giusto per la candidatura del centrodestra a sindaco di Catania.
“Sergio è un amico, ha dato una svolta al lavoro della direzione Politiche comunitarie, penso che l’80 per cento dei cantieri aperti o in fase di apertura a Catania vengano da fondi che i suoi uffici sono stati capaci di intercettare. Se dovesse andare in porto la sua candidatura, penso che lui non sfigurerebbe. Però non credo sia il nome la priorità”.

E qual è?
“Penso che la priorità sia riunire la coalizione attorno a un tavolo, stabilire chi ne fa parte, scegliere le priorità e decidere per una corsa unitaria. Senza giochetti. Se il centrodestra va unito, vince. È una certezza che viene dai numeri”.

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Il centrodestra unito è un valore sul quale lei metterebbe la mano sul fuoco, al momento?
“Sono un ottimista per natura, ma penso che l’unità del centrodestra sia cosa certa. Sarebbe da stupidi non approfittare di una clamorosa congiuntura positiva: il governo nazionale e quello regionale sono del centrodestra, e Catania avrà bisogno spesso di bussare alle porte di Roma e di Palermo. Meglio di adesso, quando?”.

Se si guardasse alle dinamiche del Consiglio comunale, però, questa unità non sarebbe tanto sicura. La Lega a lungo è stata schizofrenica, con una rappresentanza all’opposizione e l’altra in maggioranza. Il Movimento per l’Autonomia ha fatto spesso sentire la sua voce, ricordando la sua rilevanza e comportandosi, a volte, come un’opposizione interna.
“Non guardate al Consiglio comunale come all’unica cartina al tornasole delle dinamiche del centrodestra, perché il Consiglio ha dinamiche in sé autonome. Ogni volta che gli autonomisti hanno portato avanti un tema, lo hanno fatto arricchendo il dibattito. E la discussione, anche interna, è una ricchezza. Però quando si è trattato di votare le delibere più importanti, i voti non sono mancati. La questione della Lega, invece, è meno complessa. Mando la palla nel loro campo, saranno più bravi loro a rispondere, però mi piace pensare che la scelta di restare all’opposizione sia stata a lungo una scelta di coerenza. In fondo, diverse delle persone che compongono adesso il gruppo Prima l’Italia si erano candidate a sostegno di un altro sindaco. È comprensibile non cambiare strada, per non apparire incoerenti”.

Il sindaco di Catania spetta a Fratelli d’Italia?
“Sì. Abbiamo ceduto Palermo, Messina… Abbiamo fatto un passo indietro, non ricandidando un presidente della Regione che aveva fatto bene. Catania tocca a noi”.

Quando si scioglieranno questi nodi?
“Dato che non siederò io ai tavoli delle decisioni, mi limito a fare un appello: i tempi sono maturi, sbrighiamoci. Ipotizzando un voto a fine maggio o a giugno, anche se si continua a parlare della possibilità di andare a elezioni ad aprile, dobbiamo fare presto. Chiunque sia il candidato, dobbiamo avere il tempo di spiegare cosa vogliamo fare. Non parlo di chi si candiderà al consiglio comunale o di municipio: i singoli saranno bravissimi a fare campagna elettorale anche in tempi brevi. Io mi riferisco al candidato sindaco e agli assessori designati, vorrei che ci fosse il tempo di scendere nelle piazze e tra la gente, per spiegarsi e raccontare il progetto di città che si ha in mente. Non ne faccio una questione di partire prima per prendere gli altri in contropiede. Anche perché anche dall’altra parte mi sembra che siano molto indietro”.

Lei si ricandiderà?
“Vorrei continuare a servire la mia città, sicuramente. Qualcuno mi ha parlato del fatto che potrei essere un eventuale assessore, e io ne sarei onorato. Ma penso sempre che, intanto, sia importante raccogliere quello che si è seminato e capire se si è fatto bene oppure no. Per me le elezioni sono questo: sono arrivato cinque anni fa da neoeletto, sono cresciuto moltissimo, ho imparato tanto. Adesso vorrei rimettermi al giudizio dei cittadini, per capire se ho lavorato come loro avrebbero voluto. La campagna elettorale è un test”.

Il dissesto è stata una delle pagine più nere di questa consiliatura. Ed è arrivata proprio all’inizio. Pochi giorni fa, il Consiglio comunale ha votato una serie di debiti fuori bilancio, che non sono mai un segnale positivo per i conti di un’amministrazione. La città è al sicuro?
“Tra le cose fatte da questa amministrazione, penso che la migliore sia stata mettere finalmente in ordine tra i conti di Palazzo degli elefanti. Forse qualcuno fa finta di non ricordare il miliardo e 600mila euro di debiti che abbiamo trovato al nostro insediamento, e quanto Bonaccorsi abbia fatto un lavoro eccezionale. Se non avessimo riconosciuto questi debiti fuori bilancio, avremmo appesantito il prossimo bilancio triennale e non potevamo permettercelo. Certo è che se devo approvare 400mila euro di debito fuori bilancio per il ricovero e la cura dei cani randagi, con tutta l’importanza che do al problema del randagismo, devo farmi una domanda in più: quella attuale è la gestione migliore possibile degli animali sul territorio comunale? Detto questo, penso che se continuiamo sulla strada tracciata Catania potrà essere fuori dal dissesto anche prima dei dieci anni che erano stati preventivati”.

Cioè, se Bonaccorsi continuerà a essere il nume tutelare dei conti del Comune?
“Bonaccorsi ha sempre avuto la mia fiducia più totale, anche e soprattutto perché ne conosco il rigore nel rispetto delle norme. Ma se mi chiede se per gli assessorati più tecnici la risposta migliore sia sempre un tecnico, rispondo di no. Io non lo penso. Sono un fan del primato della politica. Penso che un politico serio, bravo, competente e preparato possa fare molto bene in qualunque ruolo. Quando sarò io il candidato sindaco, però, magari a Bonaccorsi penserei per la mia squadra…”.

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04 Gennaio 2023, 06:01

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