Salvo Pogliese si è dimesso da sindaco di Catania - Live Sicilia

Salvo Pogliese si è dimesso da sindaco di Catania

Come previsto, le dimissioni sono state formalizzate oggi. La conferma è arrivata nel pomeriggio
L'UFFICIALITA'
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CATANIA – Salvo Pogliese si è dimesso da sindaco di Catania. Da Roma il sindaco avrebbe fatto partire la pec con la quale ha ufficialmente lasciato il suo scranno di Palazzo degli elefanti. Le voci delle avvenute dimissioni si sono ricorse da metà mattina in poi, ma la conferma è arrivata da fonti interne al municipio pochi istanti fa.

Il primo cittadino era sospeso da tempo dalla carica per effetto della legge Severino, la cosiddetta “spazzacorrotti“. Nel caso di Pogliese, a determinare la sospensione per 18 mesi dal ruolo di sindaco è intervenuta la condanna in primo grado per peculato, nell’ambito del processo sulle presunte “spese pazze” all’Ars, risalenti agli anni in cui Salvo Pogliese era un rampante e quotatissimo deputato regionale del Pdl. Il processo di Appello si aprirà a ottobre, dopo un rinvio per difetto di notifica all’inizio di giugno.

La sospensione era stata comminata dall’allora prefetto di Catania all’indomani della condanna in primo grado. Poi Pogliese, tramite il suo staff legale, aveva fatto ricorso contro il provvedimento, ottenendone la sospensione, a partire da dicembre 2020. La battaglia nelle aule del tribunale civile era andata avanti finché i giudici etnei non avevano deciso di chiedere alla Corte Costituzionale chiarimenti a proposito della legittimità della norma. La Corte si era espressa a dicembre 2021, spiegando che non c’era nessun vizio di incostituzionalità e che gli atti potevano tornare a Catania.

Il 22 gennaio 2022 il tribunale di Catania aveva chiesto l’intervento della prefetta. La quale, il 24 gennaio, con una nota stringatissima, aveva rinnovato la sospensione. Salvo Pogliese, cioè, avrebbe dovuto rimanere fuori dal Palazzo, lontano dall’amministrazione della città che lo ha votato a larghissima maggioranza, fino a scontare 18 mesi completi di sospensione. A conti fatti, praticamente fino a marzo 2023. Appena un paio di mesi prima della scadenza elettorale naturale. Nonostante una sindacatura maledetta – cominciata con la dichiarazione del dissesto economico-finanziario, proseguita con il crac del Calcio Catania di cui Pogliese è grande tifoso, l’arresto del padre, la sua condanna in primo grado, la pandemia, la perdita del titolo sportivo dei rossazzurri -, lui non voleva mollare.

Dalla fine di gennaio, periodicamente, le dimissioni del sindaco sono state paventate dalla stampa. Sintomo di un travaglio personale del primo cittadino costretto a restare lontano dalla vita della sua città. Il “si dimette, non si dimette” che in questi mesi ha animato le conversazioni dei catanesi sembra avere trovato una soluzione con lo scioglimento delle Camere e il voto anticipato. Ma la crisi di governo è arrivata quando la decisione era già presa.

Ora, dopo mesi di tormenti di tutti, le dimissioni trovano una città più confusa (per il futuro) che persuasa (che le cose possano migliorare). Perché le dimissioni siano valide devono trascorrere venti giorni, poi il governatore Nello Musumeci, se non si sarà dimesso anche lui, dovrà nominare il commissario che sostituirà a Catania sindaco e giunta. Per un altro mese, insomma, di cambiamenti visibili non dovrebbero essercene. A meno di non vedere già spuntare, da dietro le quinte, i prossimi attori di una campagna elettorale già iniziata.


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