10 Agosto 2022, 05:25
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CATANIA – “Sono arrivato al Viale Africa… Prepara due giubbotti antiproiettili, quelli della vigilanza… Quelli là nostri… Poi un M/12 con tre caricatori e due pistole… Ciao!”. Sono passati pochi giorni dalla sparatoria all’Ecs Dogana scoppiata il 21 aprile 2022. A Catania c’è un clima di forte tensione. A pronunciare quelle parole è il minorenne che è rimasto ferito da una dei proiettili sparati in via Dusmet quella notte. Il ragazzino è componente del gruppo ‘vicino ai Mazzei’ che si è contrapposto a suon di pallottole ai carusi di Sebastiano Miano, detto Piripicchio, contiguo ai “Cappello di Catania”.
Le cimici della Squadra Mobile di Catania intercettano l’inquietante conversazione che annuncia un possibile nuovo ricorso alle armi. Lo scontro tra le due fazioni si è creato per una esibizione negata a Niko Pandetta durante il concerto di metà aprile del trapper Tony Effe alla discoteca del porto etneo. Il neomelodico, nipote del boss Turi Cappello, avrebbe ‘istigato’ Miano a “vendicare” il torto subito dal gruppo Intravaia del clan Mazzei, di cui fa parte l’indagato Gaetano Salici, arrestato ieri, assieme a due minori “per cui si procede separatamente”. Giuseppe Santo Patanè, Gabriele Gagliano, Salvatore Danilo Napoli, invece, fanno parte della gang dei Cappello con ‘Piripicchio’.
Patanè, nei giorni dopo la sparatoria, invita tutti a “parlare il meno possibile al telefono”. Ma mentre i Cappello sono trincerati nel silenzio, i baby indagati dei ‘Carcagnusi’ organizzano le contromisure per difendersi. Salici è chiaro: “Ti ho detto, io so che sta succedendo la guerra!”. I Mazzei usano tutte le cautele possibili negli spostamenti, anche sulla necessità di usare dei mezzi precisi su cui viaggiare: “Prendere la motocicletta! Il Kawasaki!”. Quelle che emerge nelle intercettazioni è un aprile di fuoco. Più volte si parla di “una guerra in giro”. Ed è solo un caso che non ci siano stati altri scontri armati.
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10 Agosto 2022, 05:25