CATANIA – Una giornata di autentica follia. Non c’è altro modo per definire un venerdì che, in via Santo Cantone, è stato sporcato dal sangue e dalla paura per un caso che rimane ancorato alla drammaticità dell’episodio e, nella sua ricostruzione, alla eventuale testimonianza delle vittime.
Il bilancio rimane, almeno fino alla tardissima serata di ieri, di un ferito gravissimo (si tratta di un 27enne di origine albanese) per via di un colpo di pistola che lo ha centrato tra lo zigomo e la tempia; e di un altro (un uomo di 42 anni) perforato con un proiettile all’altezza della gola.
Quelle trascorse sono state ore decisive sul fronte delle indagini condotte dalla Squadra Mobile su disposizione della procura della Repubblica di Catania. I professionisti della Scientifica hanno passato al setaccio, palmo per palmo, l’appartamento al secondo piano e tutta l’area dell’alloggio popolare nel quale è avvenuta la sparatoria. Hanno ascoltato possibili testimoni e raccolto indizi che potrebbero divenire prova di quanto accaduto ieri attorno alle 13: orario nel quale la mano che ha esploso i colpi di pistola è entrata in azione.
Quello che si sa è che l’arma è stata recuperata dagli investigatori e che per sfuggire alla morte il 42enne si sarebbe lanciato dal secondo piano, abbattendo una ringhiera del balcone evidentemente “fragile” e finendo il suo volo di almeno otto/nove metri sul cortiletto sottostante.
Una storia atroce, una dinamica cruenta. Che devono ancora ufficialmente conoscere movente e, probabilmente, i protagonisti ancora mancanti.