Catania, usura: operazione "Arpagone", quattro arresti - Live Sicilia

Usura, operazione “Arpagone”: quattro arresti VIDEO

Le indagini sull'organizzazione a delinquere scoperta dalla Polizia: gli scadenzari, gli interessi "iperbolici", i piani di rientro

CATANIA – Chiedevano interessi “iperbolici”, che in alcuni casi superavano la cifra prestata, accanendosi soprattutto su persone in gravi difficoltà economiche: è il quadro che emerge dalle indagini dell’operazione Arpagone della Polizia, che questa mattina ha portato in carcere Rosario Fichera, Maria Concetta Torrisi, Caterina Fichera e Mario Patanè con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’usura e all’abusivismo finanziario.

L’organizzazione

Le indagini sui quattro acesi, si apprende da un comunicato della Questura di Catania, sono durate circa sei mesi, dal dicembre 2021 al giugno 2022. A dare l’avvio alle operazioni le informazioni raccolte dalla Polizia da alcune vittime del gruppo, ridotte allo stremo dagli esosi tassi d’interesse pretesi dagli usurai.

In seguito alle indagini, coordinate dalla Procura di Catania, è emersa una vera e propria struttura organizzata che conseguiva profitti prestando soldi a persone in gravi difficoltà economiche.

I metodi dell’usura

Gli interessi richiesti dai quattro indagati si aggiravano tra il 10 e il 40 per cento mensili, a cui si aggiungevano anche gli interessi annui. Uno dei casi più significativi descritto dalla Polizia riguarda un prestito di mille euro a un operaio, a cui sono stati chiesti 300 euro mensili di soli interessi: il 30 per cento mensile, il 360 per cento annuale.

Allo stesso operaio, per un altro prestito di 300 euro, l’organizzazione ha chiesto 100 euro settimanali di soli interessi, con tassi del 33 per cento settimanale, 132 mensile, 1548 annuo, ben al di fuori di qualsiasi parametro legale sui prestiti.

Il “rientro”

L’estinzione del debito, o “rientro” come era chiamato dai quattro indagati, prevedeva che la vittima restituisse in un’unica soluzione l’intera somma ricevuta in prestito più il 10 per cento quale ultimo interesse da corrispondere.

Una seconda modalità di “rientro” prevedeva di corrispondere la rata periodica di interessi e, in più, un’altra rata di importo maggiore, fino a raggiungere l’intero ammontare del prestito originario più un 10 per cento di interesse totale.

Le intercettazioni

Le indagini della Polizia, che si sono svolte utilizzando intercettazioni ambientali, telefoniche e di videosorveglianza, hanno permesso di costruire il quadro, si legge nel comunicato diffuso dalla Questura, “di un gruppo di persone stabilmente dedito all’usura con ruoli definiti, meccanismi collaudati e privi di qualsivoglia scrupolo nell’esigere dalle proprie vittime”.

Sono in particolare due le intercettazioni-cardine dell’indagine. In una, fra Maria Concetta Torrisi e la figlia Caterina, la madre raccomanda alla giovane alcuni incassi da fare, commentando cifre e nomi scritti su un calendario. Per gli investigatori, il calendario deve essere considerato un vero e proprio scadenzario.

Nella seconda intercettazione i due coniugi Fichera e Torrisi spiegano alla figlia sedicenne come funziona l’usura, “rimanendo spiazzati – si legge nel comunicato della Questura – di fronte alla sorpresa della giovane che non riesce a comprendere come mai, nonostante il debitore, nel tempo, abbia versato cifre enormi, anche 3-4 volte i soldi ricevuti, non abbia, comunque, estinto il prestito ricevuto, ancora interamente preteso. La conclusione che traggono i due coniugi, quasi delusi, è che la figlia non potrà dedicarsi ‘all’attività di famiglia’”.

I genitori di Fichera, infatti, erano a loro volta usurai, tanto che nel 2013 due generazioni di Fichera furono coinvolge nell’operazione “Affari di famiglia” che riguardava un’associazione a delinquere finalizzata a usura.

Il reddito e gli arresti

Nel corso delle indagini è emerso anche che Rosario Fichera, nonostante il giro di denaro in cui era coinvolto, avrebbe percepito il reddito di cittadinanza.

Dopo gli adempimenti di rito Rosario FIchera e Maria Concetta Torrisi, destinatari di misura cautelare in carcere, sono stati associati presso la Casa Circondariale Piazza Lanza di Catania; Caterina Fichera è stata condotta presso la propria abitazione ristretta in regime di arresti domiciliari ; Mario Patanè ha ricevuto il provvedimento restrittivo della custodia in carcere presso la casa circondariale dove lo stesso si trova attualmente recluso per pregresse e distinte vicende.


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