C’è chi ha paura | di andare in ospedale

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10 Novembre 2011, 07:17

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La Commissione ha sempre parlato di casi di presunta malasanità e di presunti errori, che tali rimangono fino a che la sentenza non passa in giudicato. I dati pubblicati sono rigorosamente conformi agli atti in archivio della Commissione parlamentare di inchiesta, tenuto e custodito da un nucleo della Guardia di Finanza, presso la Camera dei Deputati, nella sede della Commissione a Palazzo San Macuto, in Roma. Trattasi di dati parziali e incompleti – per difetto – non essendo stato istituito un Osservatorio nazionale come da tanti richiesto e come da sempre sollecitato al Ministero della Salute, anche da Cittadinanzattiva – Tribunale dei diritti del malato.

Non abbiamo mai parlato della totalità degli episodi, ma solo di quelli arrivati al nostro esame: si tratta di casi oggetto di indagine della Magistratura di cui la Commissione ha appreso notizia tramite fonti di stampa o di casi denunciati direttamente alla Commissione tramite esposto da parte dei cittadini. In questo secondo caso richiediamo che la denuncia di malpractice sia sempre accompagnata da relazione tecnica di medico o di legale di fiducia del denunciante. I numeri pubblicati sono, pertanto, soltanto una parte rispetto a quelli che, presumibilmente, accadono.

Se è vero, infatti, che non tutte le denunce, per le quali chiediamo relazione o acquisiamo documentazione, si concludono con una condanna è anche vero che esiste un’enorme quantità di episodi, che non vengono neanche denunciati e in cui interessati o familiari si trovano a accettare la situazione senza, per ragioni economiche o emotive, poter o voler far ricorso a denunce alla Commissione o ad azioni legali. Per non parlare di quelli che cadono in prescrizione, che non arrivano mai al rinvio a giudizio per inaccettabile difesa corporativa e quelli che vengono archiviati, non perché non sussista l’errore, ma perché non ci sono prove sufficienti a stabilire il nesso tra errore e decesso.

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Nel nostro Paese, vantiamo un Servizio Sanitario, complessivamente di buona qualità e vantiamo tra le migliori figure professionali che si possano rivendicare in ambito sanitario. La qualità del servizio è , però, a macchia di leopardo, con regioni e territori che vantano altissimi livelli di assistenza e regioni e territori, in cui si ha sinanco paura ad andare in ospedale. E questo spiega tanti spostamenti interregionali per esser curati. Non bisogna certamente alzare polveroni, ma non bisogna neanche nascondere la polvere sotto al tappeto.

Ritengo, come Presidente di un organo parlamentare di inchiesta, più opportuno che la Sicilia segua l’esempio virtuoso di tutte le altre Regioni, e che, piuttosto che contestare labilmente i dati oggettivi tratti dall’Archivio ufficiale della Commissione, fornisca risposte adeguate e si impegni a ridurre concretamente tale dato negativo. Nostro compito è sensibilizzare istituzioni e cittadini al tema del diritto alla tutela della salute, con riferimento all’Articolo 32 della Costituzione. Diritto che costituisce, al contempo, anche un dovere che va esercitato facendo valere la professionalità degli addetti ai lavori e attuando adeguate scelte funzionali ed organizzative.

Troppo spesso casi di malpractices potevano e potrebbero essere evitati, qualora gli operatori provvedessero o avessero provveduto a denunciare spontaneamente anomalie e disfunzioni. Così come avremmo una sanità certamente migliore se i politici si occupassero un po’ meno della Sanità e un po’ di più della Salute dei cittadini. Perché laddove il tessuto sociale è più permeabile da corruzione e malavita è più facile incrementare irrazionalmente il numero del personale, far lievitare i costi per l’acquisto di farmaci spesso inutilizzati o procedere a nomine non determinate dal merito. E tutto questo crea terreno fertile anche per il verificarsi di errori in campo sanitario.

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10 Novembre 2011, 07:17

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