PALERMO – Che il Natale 2020 sarà profondamente diverso dagli altri è chiaro a tutti. Con un occhio al prossimo Dpcm e l’altro alla curva dei positivi, il governo nazionale continua a chiedere agli italiani di non vanificare gli sforzi per contenere la seconda ondata del Covid. Ma i cittadini sono anche commercianti, industriali, operatori turistici, e ristoratori, che in Sicilia come nel resto d’Italia attendono di tirare le somme il 4 dicembre una volta preso atto delle nuove misure anti Covid. Sull’Isola, a un mese dalla festa, c’è chi auspica il rafforzamento anche minimo di un tessuto economico sempre più lacero, ma rispetto ai mesi della prima ondata prende piede anche un’altra tendenza: se c’è il rischio che le aperture festive mettano a repentaglio i sacrifici fatti finora, tanto vale rimanere fermi.
I ristoratori: “Non c’è un pulsante on/off”
“Un ristorante non ha un pulsante on/off: e se aprissimo il 4 dicembre, comprassimo le merci, facessimo rientrare i cassa integrati ma poi non ottenessimo la risposta della gente? Sarebbe un flop madornale”. Longo attacca anche l’operato delle istituzioni, reputando “grave scrivere i Dpcm pensando solo al punto di vista sanitario, senza sentire le persone chiamate in causa e senza conoscere le dinamiche di un settore. Del resto, anche guardando la curva dei contagi, con una riapertura si rischia una ‘piccola estate’ che potrebbe vanificare anche la prossima stagione”.
Confesercenti: “Stiamo spegnendo i riflettori della città”
Per Francesca Costa, presidente di Confesercenti Palermo, “la domanda: ‘Che Natale sarà?’ vale un milione di euro. Le incognite prima del 4 dicembre sono troppe, non sappiamo se il governo aprirà uno spiraglio o chiuderà la porta. Non conosciamo i futuri contagi e le prossime risposte delle strutture sanitarie”. Sulle aspettative, Costa trova “poco da dire: tutto l’artigianato è alla canna del gas. La macchina dei tributi continua a camminare, chi ha avuto l’obbligo di chiudere non sta bene ma chi non ha avuto questo obbligo non sta meglio. Lo smart working di pubbliche amministrazioni e grandi aziende private sta facendo terra bruciata, la gente non scende dai paesi per venire in città e non ha motivi né grandi bisogni di spendere. Così per esempio non spende in carburanti, bene termometro dell’economia, vistosamente in calo”.
Secondo la presidente di Confesercenti, insomma, il giro di boa non sarà per le vacanze: “Raccolgo istanze di fioristi, ristoratori, parrucchieri, negozianti di abbigliamento – afferma – e posso dire che non mi fa paura solo il Covid-19 ma anche il ‘Covid-20’: l’impoverimento del tessuto commerciale ed economico. Ogni negozio di vicinato è un riflettore acceso, e stiamo spegnendo tutti i riflettori di questa città”.
Sicindustria e Confcommercio: “Comprate sotto casa”
Il mondo degli industriali si dice ottimista ma prende atto che, libertà o meno, la situazione non verrebbe certo sovvertita a cavallo delle feste. “L’anno che sta per chiudersiha inciso profondamente sulle nostre vite e sulle dinamiche delle nostre imprese – dice il vicepresidente vicario di Sicindustria, Alessandro Albanese –. Il periodo natalizio sarà segnato dalla crisi che ha caratterizzato questo 2020 e ne siamo già consapevoli. Nonostante ciò, il nostro ruolo ci impone di reagire sempre ed essere ottimisti. Gli imprenditori hanno nel Dna la resilienza ed è da questa prospettiva che bisogna guardare al futuro. Di certo per queste festività non ci aspettiamo grandi cambiamenti, ma un appello voglio farlo: consumiamo prodotti siciliani così da sostenere il tessuto economico locale e, con esso, le famiglie siciliane”.
L’appello viene rilanciato anche dal vertice di Confcommercio Palermo, Patrizia Di Dio. “Facciamo acquisti nei negozi di vicinato, quelli che fanno parte della tua vita di tutti i giorni. Sosteniamo le attività commerciali che contribuiscono a tenere vive le città e che danno lavoro a tante persone”. È il messaggio di una campagna ideata dalla Confcommercio nazionale in vista delle feste di Natale, che punta alla sostenibilità e alla solidarietà ed è finalizzata a sostenere i commercianti nel pieno di una crisi senza precedenti. “I negozi sotto casa fanno di un luogo una città e di una città una comunità – sostiene Di Dio –. Sono le luci della città, la rendono più bella, accogliente e sicura, e ogni giorno ti regalano un sorriso”.
Gli albergatori: “Rinunciare al Natale, purché…”
Tornando sul fronte di Confindustria Sicilia, a offrire uno spaccato di un altro settore profondamente segnato dal Covid è Toti Piscopo, presidente della sezione Turismo di Palermo. “Dal punto di vista del comune sentire, la seconda ondata sta portando uno stato di preoccupazione ma anche un rinnovato senso di responsabilità. Forse si è compreso che le speranze attese prima dell’estate si sono spente. Chiaramente – precisa – rimane la totale incertezza per il futuro delle imprese: molti dei ristori preannunciati non sono ancora arrivati e l’Inps è ancora alle prese con la cassa integrazione.
“Dal punto di vista strettamente turistico continua l’agonia iniziata col lockdown, non si può pianificare e programmare, la catena degli arrivi in Sicilia si è interrotta e il settore continuerà a soffrire. E sarebbe lo stesso anche se si facessero i veglioni di Capodanno, cosa ampiamente esclusa. Per questi motivi – conclude Piscopo – gli albergatori piccoli e grandi preferiscono anche rinunciare al Natale dal punto di vista economico purché si trovi una via d’uscita. Non c’è più spazio per operazioni da interpretare, da lasciare al caso o irrealizzabili nella pratica. Piuttosto si profila un occasione per trovare del buono in questo Natale, un aspetto spirituale. Questo dirò ai miei nipoti”.