Chi vuol essere Commissario di Catania?

Chi vuol essere Commissario di Catania?

Dal "casting" potrebbe spuntare fuori un ex Prefetto. E quella di oggi sembrerebbe essere la giornata propizia per la nomina.

CATANIA. “U ficiru u commissariu novu?”. Se te lo chiedono prima di mettere piede in redazione, allora forse la questione è sentita anche dalla gente. Sarà per l’avvicinarsi delle festività della Santa Patrona o perchè, a furia di parlarne, ora si vuol sì sapere come va a finire, quello che capiamo è che la questione della vacatio a Palazzo degli elefanti (e, di riflesso, alla Città metropolitana) non è più argomento da soli addetti ai lavori.

E quella di ieri è stata un’altra giornata di violente turbolenze sulla tratta Catania (che attende) – Palermo (che deve apporre il lodo in ceralacca per la nuova nomina). Già, perchè se c’è una cosa che appare ormai certa è quella della sostituzione dell’attuale Federico Portoghese. Nemmeno il malloppo di controdeduzioni fatto recapitare la settimana scorsa agli uffici dell’assessorato retto da Andrea Messina avrebbe fatto breccia tra le scartoffie di chi è chiamato a prendere decisioni esclusivamente con in mano testi unici e codici normativi.
Altro che “un bidone di immondizia al posto del cuore” di calcistica memoria.

Ma – allora – esame delle controdeduzioni a parte, perchè la nomina non è ancora arrivata? Accennavamo (non a caso) alla giornata di ieri nella quale ci si attendeva il decreto ad hoc. A quanto pare il casting portato avanti non avrebbe dato, però, gli esiti sperati. Insomma, il nome giusto non è spuntato fuori.
Tutto spostato alla giornata di oggi, salvo assistere all’ennesimo e, a questo punto, inspiegabile ulteriore rinvio. Eppure la quadra sembra essere vicina tant’è che, quasi a voler smentire il susseguirsi di voci delle ultime ore che parlavano di due nomine distinte, anche in questo caso la figura del Commissario sarà a capo sia di Palazzo degli elefanti che della Città metropolitana.
Ed in pole, pare esservi un ex Prefetto. 

In tal senso, concedeteci una preghiera laica: qualunque sia la scelta, si faccia in fretta. Ci sono una città e un territorio che non possono più vivere in un clima di incertezza così pericoloso.
E fuori dai giochi politico-burocratici un ulteriore tentennamento nella decisione (qualunque essa sarà) sarebbe un pugno allo stomaco di una comunità che aspetta solo che venga presa, finalmente, una scelta di responsabilità destinata ad accompagnarci fino al voto.


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