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“I fondi del Pnrr non devono finire nelle mani sbagliate”

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21 Settembre 2022, 05:50

6 min di lettura

PALERMO – “Il mio governo, se toccherà a me guidare la Sicilia, avrà una forte impronta istituzionale”. La candidata del centrosinistra, Caterina Chinnici, prosegue la propria campagna elettorale rivendicando “lo stile pacato” che ha caratterizzato fin qui la propria la corsa. Dal potenziamento della sanità pubblica agli strumenti legislativi per mettere in sicurezza i fondi del Pnrr passando per il potenziamento delle infrastrutture, l’eurodeputata snocciola i punti del programma di governo. 

Onorevole Chinnici, questa campagna elettorale sembra non decollare. Quanto ha pesato il tempo perso nei mesi scorsi?

“Durante le primarie di coalizione ci sono state tre settimane di incontri in tutta la Sicilia, e quella era già campagna elettorale. Poi c’è stata una fase dedicata solo alla stesura del programma e in generale all’organizzazione, da definire nei tempi improvvisamente strettissimi dettati dall’election day. E ci sono stati, come è noto, i giorni spesi nel tentativo di mantenere integro il patto delle primarie, sempre nel rispetto del dibattito interno al Movimento 5 Stelle: questi, a cose fatte, possiamo considerarli giorni persi, visto l’esito che poi ha anche imposto il reset e una nuova partenza. Però credo che incida di più il fatto in sé, cioè il cambiamento di scenario determinato dall’uscita dei 5 Stelle dal campo progressista. Sul tempo sacrificato, invece, non mi interrogo: lavoro e guardo avanti, alla fine si tireranno le somme. Per il resto, anche adesso è una campagna elettorale con tanti incontri in tutta la Sicilia, nei quali spiego il mio impegno e il programma di governo. Sempre nel mio stile pacato, senza strilli o colpi all’indirizzo degli altri candidati, e posso solo ribadire che questa per me è l’altitudine giusta”.

Come immagina composta un’eventuale giunta Chinnici?

“La immagino, anzi la voglio, composta da persone di sicura competenza. È il criterio che seguirò, un punto fermo per me, e anche a questo mi riferisco quando dico, come già mi è capitato in più di un’occasione, che il mio governo, se toccherà a me guidare la Sicilia, avrà una forte impronta istituzionale”.

Legge elettorale siciliana alla mano, la maggioranza all’Ars rischia di traballare. Ha già in mente qualche interlocutore?

“Per struttura sono una persona dialogante e credo che la condivisione vada sempre cercata per contenuti, non per nomi. Bisogna occuparsi della Sicilia, del benessere delle persone. Parto dal presupposto che esecutivo e parlamento debbano avere entrambi questo orizzonte, pur nelle legittime differenze di visione che rappresentano la ricchezza del confronto democratico, di cui l’Assemblea è massima espressione”. 

Esiste un rischio concreto che le risorse del Pnrr restino imbrigliati nei gangli della criminalità organizzata in Sicilia?

“Certamente sì, e bisogna sempre tenere la guardia altissima per evitare che finiscano nelle mani sbagliate. Gli ultimi procuratori nazionali antimafia hanno spesso segnalato non solo l’attuale dimensione imprenditrice delle organizzazioni mafiose ma anche il loro sistematico uso del metodo corruttivo. Il Pnrr e anche i fondi strutturali fanno gola al malaffare e io intendo dotare l’amministrazione regionale degli strumenti legislativi per prevenire i tentativi di infiltrazione. Spendere bene e tempestivamente i fondi europei, e spenderli tutti, è di vitale importanza per la nostra regione, è la vera grande chance per rilanciare lo sviluppo, per potenziare le infrastrutture e i servizi, per agganciare le transizioni verde e digitale, per dare occasioni di lavoro e futuro ai nostri giovani. Negli ultimi due periodi di programmazione la spesa è stata bassa, troppo bassa, un fatto secondo me grave. Io creerò uno speciale ufficio qualificato dedicato solo a questo, che coordini, faccia monitoraggio e produca progettazioni di qualità anche per conto delle amministrazioni locali”.

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Nodo termovalorizzatori. Che cosa prevede il suo programma?

“Il nodo, a mio avviso, non è questo. È il ciclo dei rifiuti in Sicilia, un servizio che può raggiungere l’efficienza anche senza i termovalorizzatori. Cifre alla mano, per esempio, i due termovalorizzatori dei quali si parla da settimane, oltre a non avere alcuna base giuridica in quanto non previsti dal piano regionale dei rifiuti, assorbirebbero le stesse quantità che possono essere conferite nelle discariche oggi esistenti, quindi costituirebbero un ingiustificato carico ambientale. Quello che bisogna fare, e che faremo, è costruire tutti gli impianti di prossimità necessari per la trasformazione dei rifiuti, perché questo metterebbe i comuni nelle condizioni di potenziare la differenziata e ricavarne anche soldi da mettere in cassa. Da tempo i siciliani pagano una bolletta più cara sia perché la percentuale della differenziata nell’Isola è ampiamente al di sotto del minimo di legge, e così dall’UE arrivano sanzioni che vengono scaricate sui cittadini, sia perché i comuni devono spendere soldi per mandare i rifiuti fuori dalla Sicilia. Vogliamo intanto portare la differenziata al 65% per avvicinare l’obiettivo dell’80% fissato dalle direttive UE sull’economia circolare, mentre oggi la Sicilia è ferma al 45% o giù di lì. Faremo anche un cronoprogramma di progressiva dismissione e bonifica delle discariche. Per smaltire il residuo indifferenziato, che ci sarà sempre ma in misura molto minore con una differenziata ben fatta, si ricorrerà a impianti di tecnologia avanzata con il minor impatto ambientale possibile. Ce ne sono già, e la ricerca in questo settore progredisce velocissimamente. Il nostro programma guarda al futuro che è già iniziato, la Sicilia non deve restare indietro”. 

Questo Ponte sullo Stretto non s’ha da fare? 

“Per prima cosa voglio dire che non condivido l’approccio ideologico, nel senso che non vedo questa opera in alternativa o in contrapposizione con le altre di cui la Sicilia ha bisogno. Serve un potenziamento infrastrutturale massiccio e diffuso. Noi lavoreremo per questo, vogliamo che siano completate le opere già in corso, che vadano in cantiere quelle già appaltate o appaltabili, che si progettino le altre ancora mancanti. Per il ponte, realisticamente, va preso atto che il progetto oggi non c’è, come sancito da una relazione depositata dal ministero delle infrastrutture: quello del ponte a campata unica non ha mai superato la valutazione di impatto ambientale ed è stato abbandonato già da tempo. C’è invece uno stanziamento ministeriale per un nuovo studio la cui consegna è prevista nel 2023, e qualsiasi valutazione fatta prima sarebbe fuorviante”.  

Capitolo sanità. Renato Schifani propone di appoggiarsi alle cliniche private per smaltire le lunghe attese che si registrano nei pronto soccorso. Lei che cosa ne pensa?

“La sanità su cui investire è quella pubblica. Potenziare i pronto soccorso, promuovere la specializzazione e l’assunzione di nuovi medici, razionalizzare il sistema, rafforzare la medicina del territorio, digitalizzare, prendere in carico il paziente a 360 gradi nel suo percorso di cure: questi sono gli obiettivi”. 

Che eredità lascia il presidente Musumeci? 

“C’è piena consapevolezza della criticità della situazione, dei nodi irrisolti, e qualcuno è stato anche argomento di questa conversazione, ma se dovessi io governare la Sicilia dopo il 25 settembre lo farò senza lamentele, senza scaricare responsabilità sui predecessori”.

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21 Settembre 2022, 05:50

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