Calenda: "Sicilia, no ai padroni dei voti. Chinnici? Magari torna col Pd"

Calenda: “Sicilia, no ai padroni dei voti. Chinnici? Magari torna col Pd”

Intervista al leader di Azione, le polemiche e le candidature

PALERMO- “Ogni volta che arrivo in Sicilia e scendo dalla scaletta dell’aereo, mi fanno un elenco di persone, che possiedono voti, con cui dovrei fare accordi. Tamajo è uno figo, poi c’è Cuffaro, Sammartino ne valeva duecentomila, poi Milazzo…”.

Carlo (Calenda) va alla guerra incruenta delle elezioni, mentre presenta il suo libro (‘Il patto: oltre il trentennio perduto’, edito da Feltrinelli) negli spazi grandi e verdissimi di Casal San Lorenzo, a Palermo. L’evento è moderato dal giornalista Emanuele Lauria. Il leader di Azione è alla didascalia finale di un viaggio in Sicilia, in occasione delle Europee.

Con lui ci sono i candidati: Sonia Alfano e Giangiacomo Palazzolo. C’è Maria Saeli, segretaria regionale di Azione. C’è la sala piena. In terza fila, ecco Stefano Cirillo, segretario regionale della Dc cuffariana che non è certo un aficionado calendiano, per i motivi che solo un marziano atterrato adesso non conosce.

Infatti, lo scontro dialettico, che abbiamo raccontato a parte, risulta una poderosa via di mezzo tra l’epica e la rissa. Un secondo dopo il gong della presentazione, Carlo Calenda si accomoda in giardino e chiacchiera con il cronista per qualche minuto.

Calenda, qual è il punto?
“Il problema è che ai politici siciliani del voto europeo non frega assolutamente niente”.

Ne è proprio sicuro?
“Certo, si stanno misurando per le regionali, come in un grande mercato. C’è chi dice di possedere duecentomila voti, chi centomila… Una cosa deprimente. Sempre le stesse persone, sempre la stessa Sicilia”.

Qualcuno sostiene che sia, per alcuni aspetti, una terra irredimibile…
“Ma non è vero! La politica ha cambiato cose grandissime. Il famoso discorso del Gattopardo è bello, però io non ci credo, forse perché sono un ottimista. Il desiderio di cambiamento dei siciliani va incanalato”.

Qual è la sua idea?
“La risposta sta nella serietà, nel pragmatismo e nella competenza. Ma qui c’è un sistema di favori e relazioni. La situazione è difficilissima. Nelle infrastrutture, nella sanità… Schifani sostiene che le liste d’attesa sono migliorate. Mi sembra che ci sia ancora una situazione emergenziale e rischia di venire giù tutto”.

Ci sono stati dei movimenti. Per esempio, l’ex candidata del Pd alle Regionali, Caterina Chinnici, viene accreditata come la capolista di Forza Italia alle Europee.
“Ecco, è il feudalesimo. Tu possiedi i tuoi voti e li sposti da sinistra a destra, come ti pare. Magari, Chinnici, la prossima volta, si potrà candidare nuovamente con il Partito Democratico…”.

Diversi nomi in lizza sono riferibili all’impegno antimafia. C’è stata una riscoperta genuina dei valori o interessa di più la retorica?
“Io porto avanti una lotta per il voto libero. Significa che noi non candidiamo soggetti che hanno pacchetti di voti. Ci interessa chi ha la coscienza libera, appunto. E ribadisco che è inaccettabile che un condannato per favoreggiamento alla mafia continui a fare politica, come se nulla fosse”.

Lei è al termine di questo viaggio elettorale. Andrà anche per lei come va per tanti che riempiono i discorsi di elogi per la bellezza dell’Isola, di attenzione per i suoi guai e, infine, dimenticano?
“Sa come rispondo quando mi chiedono cosa può fare la politica nazionale per la Sicilia?”.

Come?
“Niente o quasi. Sono i siciliani che possono. Voi avete autonomia e forza, ma, se continuerete ad affidare il potere a chi vuole soltanto prendere i voti, non ne usciremo mai”.


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