Chiude il Festival 2014 |La soddisfazione di Sesti - Live Sicilia

Chiude il Festival 2014 |La soddisfazione di Sesti

Consegnato il Taormina Arte Award a Jim Gianopulos e il Taorminafilmfest, conclusosi ieri sera, riceve il premio Golden Globe. A colloquio con il Direttore Editoriale, Mario Sesti.

l'intervista
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TAORMINA. Un’impresa, a detta di molti, titanica considerando le difficoltà, ma che alla fine si è davvero conclusa. Il Taorminafilmfest 2014 si è chiuso ieri sera tra ultime premiazioni, qualche nota polemica e le proteste dei lavoratori di Taormina Arte che, malgrado da mesi non percepiscano lo stipendio, hanno assicurato, come promesso, il regolare svolgimento della manifestazione. E le novità a proposito sarebbero molte, così come annunciate dal sindaco di Taormina Egildo Giardina, che ha dichiarato che già dall’anno prossimo il comitato Taormina Arte si trasformerà in una fondazione, struttura quest’ultima che permetterebbe l’accesso a maggiori fondi e risorse sia europee che private.

Dunque direttore un bilancio di questa sessantesima edizione del Taorminafilmfest?

“Il bilancio di questo festival è un chiaro scuro ancora più radicale rispetto all’inizio. Più cresce l’attenzione della stampa più diventano chiari i problemi che ne compromettono l’esistenza. La frequenza è stata comunque ordinaria”.

Non c’è stato in realtà un calo di spettatori rispetto a prima?

“No, perché le Tao Class erano affollate di ragazzi, e questa non è una cosa facile da ottenere. Se lei va a Roma o a Venezia questo non succede, è difficile coinvolgere persone al di sotto dei 40anni che non hanno interessi cinefili. Effettivamente al teatro antico c’è stato un numero di spettatoti più basso rispetto all’anno scorso, ma credo che la meteorologia abbia influito. Ma se da un lato la stampa ci ha dato attenzione, dall’altro il panorama politico non ci ha molto sostenuti”.

Negli ultimi anni il festival è stato rivoluzionato. Aver apportato alcune modifiche -come togliere il concorso per esempio – non ritenete abbia contribuito a privare la manifestazione del suo tradizionale carisma anche agli occhi del mondo cinematografico italiano?

“Francamente credo di no. Come lei saprà ho lavorato al festival di Venezia e di Roma e non è un concorso a dare autorevolezza ad un festival. Roma ne è un esempio. I festival sono delle istituzioni storiche che vanno adottate cercando di coinvolgere più persone possibili. Se si vuole soprattutto che sopravvivano. L’autorevolezza è rappresentata da altre cose. Per esempio dal fatto di essere riusciti a porte in anteprima europea un film di Clint Eastwood. L’autore per concedere a Taormina l’anteprima di Jersey Boys ha annullato tutte le altre”.

Ma dunque in questo festival c’è stato tanto cinema quanto glamour? E come risponde a chi ha criticato la decisione di ospitare personaggi come Pamela Anderson ed Eva Longoria, che comunque hanno poco a che spartire con il cinema?

“Innanzitutto rispondo che abbiamo avuto una delle lezioni di cinema più belle a cui abbia mai assistito, cioè quella condotta da Ferretti e Lo Schiavo: sono robe da centro sperimentale. Le stesse persone che dicono ‘c’è stata solo la Anderson’, sono poi le stesse di cui lamentano l’assenza. Ci sta tutto. I festival sono anche un genere retorico, quello della polemica. Loro dicono qualcosa e io ho il diritto ed il dovere di controbatterne un’altra. Nella cinefilia della fase più acuta a Parigi c’erano persone che facevano a botte per difendere registi diversi. Quello che interessa a me è la passione bulimica, senza dividere il cinema in seria A e serie B. Ficarra e Picone hanno insegnato come si crea la comicità, passando poi per Ben Stiller a Melanie Griffith e così via. La forza di un festival e amare il cinema significa proprio questo, cioè saper tenere insieme tutto questo”.

Anche per lei quest’anno è in scadenza il contratto. Quali novità per il futuro?

“Ma innanzitutto la novità più importante è quella annunciata dal sindaco in conferenza stampa, il quale ha affermato esplicitamente che la struttura organizzativa e giuridica che in questo momento governa il festival, cioè dipendere da Taormina Arte è un fatto da cambiare radicalmente. Al momento la convenzione prevede che la Agnus Dei, società privata, copra circa il 70% delle spese del festival, siamo all’equivalente di circa 700mila euro e riguarda tutto ciò che non concerne le spedizioni, e i costi del teatro. Il resto appunto dovrebbe coprirlo Taormina Arte: una situazione già di per sé paradossale perché non dovrebbe essere un privato a coprire la fetta maggiore di spese, ma il contrario. Ma si è inevitabilmente fatto di tale necessità un modello di business sperimentale. Dunque svincolare la manifestazione da Taormina Arte così come è strutturata al momento e lasciare decidere al Comune credo sia la scelta migliore. Se il territorio non prende in considerazione tale eventualità significa che non ama questo festival tanto quanto me e Tiziana”.


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