Cronaca

“Chiwawa” e “Reuccio”: la droga e il patto fra vecchi e nuovi boss

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07 Luglio 2021, 11:51

5 min di lettura

PALERMO – L’ultima volta che era comparso sui radar degli investigatori se ne andava a passeggio con Settimo Mineo, capomafia di Pagliarelli, prima che quest’ultimo nel 2018 venisse arrestato assieme ai boss della nuova cupola di Cosa Nostra. Ora si torna a parlare di Ignazio Traina per gli affari della droga. E con un ruolo di primo piano.

Qualcuno, però, osò sfidarlo. Traina sarebbe sceso in campo per tutelare non solo i suo interessi, ma anche di altre famiglie mafiose palermitane. In passato è stato certamente un personaggio che conta a Santa Maria di Gesù e oggi, all’età di 61 anni, viene sempre indicato come “referente del mandamento”.

Nel 2019 arrivò a ferri corti con il gruppo di Gioacchino Guida, uno dei leader delle cinque organizzazioni che azzerate nel blitz dei carabinieri e della Dia. Il palermitano Guida si sarebbe messo in affari con il trapanese massimo Ferrara per lavorare su entrambe le piazze.

Il gruppo Guida aveva iniziato a compare la cocaina dai Visiello di Torre Annunziata, da un fornitore romano rimasto misterioso e da Marco Marcenò, altro soggetto di spessore a Palermo.

Traina ha un lungo curriculum criminale. Arrestato per droga la prima volta nel 1998, poi di nuovo per mafia, droga ed estorsioni nel blitz Paesan Blues del 2010 (era capo decina del mandamento), condannato e scarcerato per fine pena, dal 2018 è in libertà vigilata. Soprannominato chiwawa, Traina è da sempre legato agli Adelfio di Villagrazia.

Gioacchino Guida, dunque, aveva scelto come referente Marco Marcenò: “… quello Marco è il più furbo di tutti… Marco è quello che ha i soldini…”. Gli attribuiva un ruolo di “regista occulto” di parte del traffico degli stupefacenti nel capoluogo palermitano, tenendosi al riparo da qualsiasi rischio: ” … neanche quello adesso lo conosce… hai capito? Io ce l’ho tipo diretto…”.

Bisognava, però, fare i conti con Traina che avrebbe deciso il prezzo della cocaina a “cinquanta… siccome gliela esce loro a cinquanta”. Tramite Marcenò Guida contava di rifornirsi ad un prezzo inferiore rispetto a quello
imposto da Traina bypassando così la scomoda e pericolosa figura del boss palermitano: “… io gli dico Marco… vediamo quanto ci costa e ce la prendiamo insieme… senza dire niente a nessuno…”.

Una sera di febbraio 2019 Ferrara ricevette la visita nella sua casa trapanese di Traina, che decise si sbrigare la delicata faccenda in prima persona. Così Ferrara faceva il resoconto a Guida: “Lo zio Ignazio… il capo mandamento… gli ho detto che sei venuto per i soldi?… gli ho detto qua soldi non ce n’è… ti posso dare la bomboniera… mi sono alzato… lei è venuto proprio in casa mia… non dovete venire più, palermitani… gli ho detto a mia moglie, lascialo andare fuori… mi sono alzato verso lo zù Ignazio… ho preso la bomboniera… mi sono alzato… gli ho detto ci sei venuto, qua non devi venire più… che sei … infilati dentro in culo perché tu non sei buono né dentro la famiglia… né per chiamarti i soldi…”

La reazione di Ferrara fu veemente, non temeva le conseguenze. La questione ruotava attorno a un credito di 144 mila euro vantato da un tale Gioacchino per una fornitura di droga: “… dobbiamo dare ancora centomila euro… gli ho detto, non venire più a casa mia… lo sai perché è venuto, perché gli ho detto… appena salgo a Palermo ti ammazzo a legnate… ti sparo di sopra… cosa inutile che sei… non mi mandare più persone a casa…”.

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Poi cercò di frenare la reazione: “… ma che stai dicendo Ignazio… vedi che io ti porto rispetto perché ti conosco lì… gli ho detto ma non è perché gli hai voluto prendere le difese… gli ho detto vedi… qua lui… non ho paura ne di te e neanche di tutti i capi mandamento”.

Traina e “Gioacchino” appartenevano ad un contesto mafioso di spicco. ” … i colletti della mafia .. “, li definiva Ferrara. Eppure non aveva paura, tanto da prendersi gioco di Traina nascondendogli la vera identità del suo fortnitore: “… questi si sentono tutti mafiosi… ieri sera li ho scannati, non ho scannato pure ad Ignazio perché sono amici… gli ho detto il catanese, lo sai che gli ho detto? Non è catanese. E’ catanese per per sviare la cosa. A noi altri non ce ne fotte una minchia di Palermo”.

Non era il solo segreto. Edoardo La Mattina, pure lui coinvolto nel blitz, avrebbe spacciato allo Zen, all’insaputa di Traina, la cocaina marchiata “Louis Vuitton” ad un prezzo inferiore a quello imposto. Ferrara era sprezzante del pericolo: “lo non mi spavento. A me mi prendono in pieno. Perché io vado a parlare con chi dico io…”.

Perché Traina, uomo di Santa Maria di Gesù, si attivò per una vicenda dello Zen che sui trova dalla parte opposta della città? “Le ragioni quindi, andavano sicuramente oltre le competenze del solo mandamento di Santa Maria di Gesù – si legge nel provvedimento del gip Lirio Conti – riguardavano piuttosto gli interessi criminali dell’intera città di Palermo”.

Non è tutto perché ad accompagnare Traina a casa di Ferrara c’un emissario di Gregorio Di Giovanni, soprannominato il reuccio, capomafia di Porta Nuova : “Lo sai perché glieli ho dati, perché c’era il Reuccio… lui me l’ha spiegato… il picciotto del Reuccio, l’ho guardato e dice… non ne ha soldi, perché lui è un amico”.

Dunque c’era un asse fra santa Maria di Gesù e Porta Nuova. Mandamenti distanti ma legati dagli affari.

Ferrara era fuori di sé, progettava una vendetta: dare fuoco ad alcune auto parcheggiate in via Perez, nei pressi della stazione dei treni: “… due litri di benzina, ci sono quattro macchine in filiera… da punta, a punta da Via Perez a là, accendono e ne partono dieci”.

Alla fine fecero un passo indietro. Non valeva la pena rischiare per avere che fare con i palermitani. Persino incontrarli era pericoloso: “Io non mi vado a prendere un processo, ci mettiamo tutte due babbi, ci prendiamo sei anni, otto anni, dieci anni, ma io non mi vado a prendere vent’anni… ma per che cosa fammi capire? Ma allora non ce ne possiamo andare e venire dalla Colombia. almeno me li prendo di traffico internazionale e mi metto con duemila chili di cosa. ma no per un pacco o due pacchi. Ed io senza malandrini e ne niente, qua lo vedi?… vendo trenta pacchi… e nell’ultima settimana cinquanta pacchi me ne sono arrivat. E tutti questi malandrini non ce l’ho. E faccio cosa
voglio io”.

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07 Luglio 2021, 11:51

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