Cronaca

Ciadamidaro e Pasqualino|I due gialli dell’Etna

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24 Luglio 2020, 15:03

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CATANIA – Il silenzio ormai dura da anni. In questa quiete – solo apparente – non si è mai smesso di indagare sulla scomparsa dell’adranita Nicola Ciadamidaro e del mottese Jonathan Pasqualino. In mezzo c’è la speranza dei familiari, che con il passare degli anni diventa un lumicino. L’esercito degli scomparsi è lungo in questo lembo di terra nera dell’Etna, ma su questi due casi su cui arrivano segnali, notizie e particolari rivelazioni. 

La scomparsa di Ciadamidaro

Nicola Ciadamidaro fa perdere le sue tracce il 3 giugno del 2016. L’ultima volta è stato visto al bordo di uno scooter diretto a una palestra di Adrano. Il 38enne ha avuto un passato tormentato, con una condanna scontata per droga. Ma da quello che hanno raccontato i parenti anche al momento della denuncia al commissariato di Adrano, aveva trovato un lavoro come parcheggiatore mettendosi la testa a posto.

Qualcosa però è accaduta. A nulla sono valse le ricerche a lungo raggio tra pozzi e casolari con l’aiuto dei sommozzatori e cani: Nicola Ciadamidaro da quattro anni sembra scomparso nel nulla. Ma potrebbe esserci una pista.

La pista nuova sul caso sarebbe emersa a seguito di alcune indagini scattate dopo il blitz The King della Squadra Mobile e del Commissariato di Adrano. L’operazione ha portato a far chiudere bottega a un gruppo di spaccio che si sarebbe rifornito da quello che i pentiti dicono essere un uomo del clan Scalisi, Salvatore Giarrizzo. Gli investigatori avrebbero trovato un input che li avrebbe portati ad incrociarsi con il nome di Nicola Ciadamidaro e sulla sua scomparsa. Una svolta? Servirà qualche tempo per capire.

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Pasqualino e le rivelazioni del pentito

Jonathan Pasqualino è scomparso ormai da quasi cinque anni. È l’autunno del 2015 quando il parente presentò una denuncia: il 31enne si è allontanato a bordo della sua Honda SH 300 e non ha fatto più ritorno nella sua casa di Motta Sant’Anastasia. Le indagini affidate ai carabinieri si sono mosse su diverse direzioni: partendo dal suo lavoro nelle discoteche fino alle sue frequentazioni.

Qualche anno fa è arrivata la collaborazione di Luciano Cavallaro, ex esponente del clan Nicotra di Misterbianco. E lì sono scattate una serie di ricerche a tappeto sulle campagne mottesi: passate al setaccio alcune cisterne. Ma nulla. Non è mai emerso il contenuto delle rivoluzioni delle dichiarazioni del pentito, ma a fine giugno è stato sentito nel processo Gisella, quello che ha raso al suolo proprio la famiglia Nicotra, e durante l’esame è saltato fuori il nome del mottese scomparso.

Cavallaro indica Jonathan Pasqualino come l’ex responsabile della cellula del clan Nicotra di Motta Sant’Anastasia. Ma il collaboratore dice di più: punta l’indice contro Nino Rivilli che lo avrebbe fatto sparire (“U mmazzu!”, dice testualmente) perché non avrebbe spartito i soldi con il clan. Un’informazione che però Cavallaro non avrebbe avuto di prima mano, ma da parte di un’altra persona che – mentre era detenuto – avrebbe avvertito la moglie dicendole che appena Luciano metteva i piedi fuori dal carcere “gli avrebbe fatto fare la stessa fini di Pasqualino”. Input investigativi che portano all’ipotesi della ‘lupara bianca’ dietro la scomparsa del giovane mottese. Ma è tutto nel campo delle ipotesi.

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24 Luglio 2020, 15:03

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