Civico, guasti e macchinari fermi| Stop alle risonanze magnetiche

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25 Maggio 2019, 19:03

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PALERMO – Due macchinari su tre fermi, e il terzo che, quando si rompe, costringe i medici a rivolgersi a strutture esterne. E’ la situazione delle risonanze magnetiche all’azienda ospedaliera Arnas Civico di Palermo, dove un guasto recente dell’unica attrezzatura funzionante, quella del presidio ospedaliero Civico, ha costretto a uno stop degli esami per tre settimane. Per il sindacato medico Cimo, un calo degli esami che si traduce in un danno per la sanità pubblica, mentre dalla direzione dell’Arnas promettono la riapertura di tutte le apparecchiature entro fine giugno.

Gli ultimi stop ad aprile e maggio: la risonanza magnetica del Civico si guasta due volte per un totale di tre settimane, e il dirigente medico del presidio ospedaliero è costretto a comunicare per iscritto che “non possono essere garantiti gli esami di Risonanza magnetica in urgenza ed in elezione”. Il dirigente chiede quindi al 118 di dirottare su altre strutture i pazienti che necessitano di un esame urgente, e alle altre aziende ospedaliere della città di dare disponibilità “per eventuali urgenze di indagini non effettuabili presso la nostra struttura”. Una situazione rientrata il 22 maggio, e che nel frattempo è stata coperta soprattutto dirottando i pazienti bisognosi di esami verso l’Ismett.

Il problema dell’unico macchinario al momento funzionante al Civico sarebbe la manutenzione, che, secondo fonti interne dell’Arnas, non sarebbe fatta regolarmente ma solo in occasione di guasti, intervenendo quando è già troppo tardi e bisogna restare fermi. Ma su questo chiarisce le cose Domenico Messana, primario di radiologia all’ospedale Arnas Civico: “I contratti di manutenzione con le ditte produttrici delle apparecchiature avevano costi elevati, così dall’anno scorso sono stati fatti contratti di manutenzione con le ditte interne al Civico. Questo si traduce in un grosso risparmio – prosegue Messana – ma può riflettersi in qualche perdita di tempo, perché di fronte a guasti di una certa importanza bisogna comunque chiamare la casa madre e aspettare il suo intervento, proprio come è successo in occasione dei guasti delle ultime settimane”.

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In teoria l’Arnas Civico disporrebbe di tre macchine per la risonanza magnetica, ma di queste, denuncia il sindacato medico Cimo, due sono ferme. La risonanza magnetica dell’Ospedale dei bambini Di Cristina, comprata nel 2016, non è mai diventata operativa, mentre un’altra macchina, quella attiva fino a un anno fa nel reparto di oncologia, è stata spenta per essere trasferita nei nuovi locali di neuroradiologia. Il risultato, secondo stime della stessa Cimo, è che sono stati persi quasi cinquemila esami di risonanza magnetica, che gli utenti hanno effettuato in altre strutture.

“Tutte le attrezzature saranno attive entro fine giugno” assicura però Roberto Colletti, direttore generale dell’Arnas Civico, spiegando che l’apparecchiatura della vecchia oncologia è stata spostata in un altro padiglione. “La macchina è stata ammodernata e verrà riaccesa i primi giorni del mese prossimo – dice Colletti – mentre la risonanza magnetica dell’Ospedale dei bambini è stata posizionata e secondo i piani entrerà in funzione entro il 28 di giugno”. Sul numero di prestazioni perse dall’Arnas Civico è Domenico Messana a fare i calcoli: “In genere facciamo tra le dieci e le dodici prestazioni al giorno, per venti giorni di attività ogni mese. In un anno gli esami sono poco meno di 2500. Forse le strutture private riescono a fare numeri maggiori, ma noi facciamo esami molto complessi, che richiedono più tempo”.

La vicenda delle macchine che si guastano o non funzionano si inserisce, per la Cimo, nella più grande vicenda del deficit da 61 milioni di euro dell’Arnas Civico, certificato dall’assessore alla salute Ruggero Razza in una delibera di cui Livesicilia aveva dato notizia. Quel buco nel bilancio, sostiene il Cimo, è causato da una riduzione delle prestazioni sanitarie effettuate nell’ospedale, come denunciato in una richiesta di convocazione che lo stesso sindacato ha presentato al presidente della Commissione sanità regionale. “Il deficit – si legge nel documento – è dovuto non tanto ad un aumento dei costi, quanto ad una pesantissima riduzione delle prestazioni sanitarie effettuate dall’Arnas nel quadriennio 2014-2018”. Per Angelo Collodoro, vicesegretario regionale della Cimo, “in questo modo la politica sceglie di mettere in ginocchio la sanità pubblica con ridotte risorse umane, finanziarie e tecnologiche, e ne fiacca l’azione per potere dirottare risorse verso la sanità privata”

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25 Maggio 2019, 19:03

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