Con Delio, senza se e senza ma

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05 Maggio 2012, 12:49

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E così, finalmente, abbiamo sentito la campana di Delio Rossi dopo la pubblica aggressione a colpi di sberle nei confronti di Adem Ljajic. Dopo aver chiesto scusa a tutti (compreso all’aggredito), Rossi ha chiarito, senza entrare nei dettagli, che il suo deprecabile gesto è stata una reazione ad una mancanza di rispetto nei confronti della sua famiglia. Il giudizio più genuino è quello dei tifosi della Fiorentina che si sono schierati con uno striscione che recitava “Da mercenari circondato, uomo vero ti sei dimostrato”. Naturalmente, non si riferivano al giovane aggredito. Concordo con i tifosi viola, non associandomi al coro dei soloni moralisti secondo cui “nulla giustifica il ricorso alle mani”. Perché, da padre di famiglia, comprendo che un insulto ai tuoi affetti più cari possa far perdere la testa persino a un uomo misurato come Delio Rossi. Le parole sono pietre o, per citare lo stesso Delio Rossi: “Certe volte la lingua ferisce più della spada”.

“Ma le mani no, le mani non si devono usare” recitano i benpensanti. Mi ricordo quando, da ragazzino, qualcuno combinava qualche monelleria a scuola e la maestra (nel mio caso, la suora) ricorreva a qualche sonora sberla. Accadeva spesso. E quando i nostri genitori venivano “chiamati per comunicazioni” la punizione invariabilmente raddoppiava. Perché alle sberle della suora seguivano quelle del padre. Al giorno d’oggi sembra che certe punizioni siano desuete. Anzi, “politically incorrect”. Perché quel padre che ai miei tempi avrebbe “dato il resto” al figlio discolo oggi insulta (e qualche volta aggredisce) l’educatore che si è “spinto oltre”. E poi magari, tornato a casa, picchia la moglie.

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Guardo la foto di Adem Ljajic e penso: “Ma quanto è bello. E quanto è macho a partire dal nome. E chissà quante veline avrà ai suoi piedi con tutti quei riccioli, l’occhio ceruleo ed il conto in banca di un calciatore professionista”. Adem ha il mondo ai suoi piedi. E’ un uomo (pardon, un bamboccio) che non deve chiedere mai, baciato com’è da una fortuna immensa che non premia, chissà poi perché, la stragrande maggioranza dei suoi coetanei. E chissà se uno come Adem, che probabilmente non è abituato ad altra sofferenza che quella di essere sostituito durante una partita, ha mai preso un bel ceffone da suo padre. Uno di quelli che ti insegnano a non mancare di rispetto ad una persona più anziana, ad un superiore, al compagno che sta per prendere il tuo posto. Sono certo che non è così. Perché se sul bel visino di Adem qualche sano schiaffone si fosse stampato prima, forse oggi non sarebbero arrivati quelli di Delio Rossi. Che di certo non è suo padre. Ma che è padre nell’anima e nella difesa degli affetti e dei valori che contano. Io sto dalla sua parte senza “se” e senza “ma”. Da padre e da uomo sempre sul punto di sbagliare.

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05 Maggio 2012, 12:49

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