Condannato un nigeriano| Le accuse reggono solo a metà

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25 Novembre 2019, 18:12

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PALERMO – Reggono le accuse di sfruttamento della prostituzione e spaccio di sostanze stupefacenti, ma non quelle di tratta di essere umani e violenza sessuale. Il nigeriano Samuel Ebi è stato condannato a tre anni e otto mesi di carcere. Per l’imputato, difeso dall’avvocato Lorenzo Falletta, la richiesta di condanna avanzata dal pm era molto più pesante: 11 anni. La sentenza è del giudice per l’udienza preliminare Annalisa Tesoriere.

Ebi era finito in carcere nel marzo 2018. L’indagine aveva preso le mosse dalle dichiarazioni di due donne vittime di tratta che, dopo aver sopportato viaggi estenuanti, erano state costrette a prostituirsi subendo innumerevoli abusi, fino a essere violentate dai loro stessi sfruttatori.

Nel caso dell’imputato, però, il racconto delle vittime non ha raggiunto il livello di attendibilità necessaria per una sentenza di condanna. L’avvocato Falletta ha sempre sostenuto che non ci fosse la prova che l’imputato facesse parte dell’organizzazione criminale che sfruttava la miseria delle ragazze. Le vittime, illuse dal miraggio di una vita migliore e dietro la promessa di ottenere un lavoro, contraevano un debito che avrebbero ripianato lavorando onestamente. Ed invece una volta giunte in Sicilia sarebbero state avviate alla prostituzione. Per garantire il debito si sottoponevano a macabri riti voodoo, che prevedevano il sacrificio di animali.

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Nn è stata raggiunta, al di là di ogni ragionevole dubbio, neppure la prova delle violenze sessuali. Di sicuro, scrive il gip nella sentenza, è accertato che Ebi gestiva una casa di appuntamenti a Trapani, dove si faceva uso droga. La Procira non ha fatto appello contro l’assoluzione da alcuni capi d’imputazione, mentre il legale sì in merito alla condanna.

 

 

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25 Novembre 2019, 18:12

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