Corruzione al Comune di Palermo: c'è un nuovo indagato

Corruzione al Comune | C’è un nuovo indagato

Sentiti come persone informate sui fatti il consigliere Giulio Tantillo e l'ex vice sindaco Emilio Arcuri

PALERMO – La novità è che fra gli indagati c’è anche l’architetto Giovanna D’Attardi, compagna di Giuseppe Monteleone, ex dirigente dello Sportello per le attività produttive del Comune di Palermo. Ha ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini. È accusata di concorso in corruzione. Monteleone avrebbe favorito la società Biocasa del costruttore Giovanni Lupo, pure lui sotto inchiesta. Tra le ricompense ottenute dal funzionario, secondo l’accusa, ci sarebbero anche delle consulenze concesse all’architetto D’Attardi.
Il procuratore aggiunto Sergio Demontis e i sostituti Giovanni Antoci e Andrea Fusco hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini, preludio della richiesta di rinvio a giudizio, oltre che a Monteleone (di recente scarcerato) e D’Attardi, anche agli architetti Mario Li Castri (altro funzionario ed ex dirigente della burocrazia comunale) e Fabio Seminerio, l’imprenditore Giovanni Lupo, titolare della Biocasa, l’ex presidente della commissione Urbanistica del Comune di Palermo, Giovanni Lo Cascio del Pd, e l’ex consigliere comunale Sandro Terrani, di Italia Viva.
I pm hanno anche sentito il consigliere di Forza Italia Giulio Tantillo. Seminerio raccontava che Li Castri, nel dicembre 2018, era stato a cena con Tantillo, consigliere dell’opposizione, e membro della II Commissione Urbanistica del Comune, il quale gli aveva garantito il buon esito dell’iter amministrativo della delibera sui piani costruttivi: “Sta cosa delle Cooperative, Mario (Li Castri ndr) è stato a cena con Tantillo, subito prima delle vacanze di Natale… Tantillo ha detto: ‘Nessun problema… a gennaio lo portiamo in aula”. Quindi anche il consigliere di Forza Italia sarebbe stato d’accordo ad approvare i piani costruttivi finiti sotto inchiesta e disposto a votare con la maggioranza.
Li Castri e Monteleone nel marzo 2018 erano stati condannati a due anni, in primo grado, insieme ad altre 19 persone per la lottizzazione abusiva di via Miseno (dove entrambi risultano residenti assieme a Seminario  e dove 12 villette sono state confiscate dalla magistratura), nella borgata marinara di Mondello. Nell’agosto 2015, quando Li Castri era già stato rinviato a giudizio, fu comunque nominato dirigente comunale. Né l’inchiesta prima, né la condanna poi hanno modificato il rapporto con Arcuri, che è rimasto solido e si è tradotto “in vere e proprie richieste di suggerimenti/nulla-osta che l’assessore ha avanzato a Li Castri per scegliere come ruotare gli incarichi dirigenziali all’interno dell’area tecnica comunale”.
Il giorno che trasferirono Li Castri Arcuri diceva in modo ironico a una dirigente: “… guardi che Mario Li Castri alla Mobilità si può fare ricco quindi state attenti dove lo mandate, questo imbroglione diventerà ricco alla mobi… dove lo mandate lo mandate… Mario non c’ha motivo perché tanto se ne va a rubare pure alla Mobilità perlomeno ruba sotto il mio controllo, ovviamente sto scherzando, questo è evidente”.

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